I SUCCESSI DEL TEATRO DEL LICEO TEDONE
“I riconoscimenti scaldano il cuore” diceva Alda Merini, soprattutto quando sono attribuiti ai ragazzi. Allora essi divengono un incoraggiamento a perseguire una strada, quella della cultura, come sta accadendo agli studenti del Liceo Tedone che con la loro “Antigone” continuano a conquistare consensi. Dalla menzione speciale alla XX edizione del Festival Nazionale del Teatro Scolastico “Elisabetta Turroni” di Cesena al terzo posto della XXI edizione del Festival a Teatro Scuola” di Altomonte, dove gli studenti del Laboratorio teatrale e coreografico del Liceo Tedone “Corpo rituale”, curato dal regista e coreografo Giulio De Leo e dalla prof.ssa Rosanna Pellegrini si son esibiti nel teatro “Belluscio” che rievoca magicamente l’archetipo scenico del teatro greco. Queste le motivazioni del premio: “Per aver attualizzato il dramma della condizione femminile denunciata in ogni tempo da Sofocle ad Anouilh”. Ed in una irrefrenabile ascesa, la tragedia “Antigone – ritualità di una ribellione” ha conquistato il primo posto alla Rassegna Internazionale del Teatro Classico Scolastico promossa dal Liceo classico “Cagnazzi” di Altamura, che ha visto la partecipazione di scuole provenienti dall’Unione Europea come Russia, Polonia e Repubblica Ceca. Quest’ultimo prestigioso riconoscimento, decretato da una giuria composta da artisti, docenti e studenti, offrirà ai liceali del Liceo Tedone la possibilità di esibirsi presso il Parco Archeologico di Egnazia, nell’ambito degli eventi del Festival “Drawing Egnazia”. Entusiasta la dirigente scolastica, prof.ssa Domenica Loiudice, da sempre convinta che nel teatro si può scorgere quella terapia necessaria per affrontare le problematiche esistenziali e le inquietudini giovanili e ritrovare la fiducia, il coraggio, la forza, l’identità per vivere la vita affidandosi alla cultura, unico antidoto al vuoto valoriale. Ma qual è stata la cifra stilistica dell’Antigone, diretto dal maestro Giulio De Leo con l’assistenza alla conduzione di due giovani ed entusiasti artisti, Livio Berardi ed Alessandra Ardito? Si tratta di una versione decisamente rock, psichedelica e sovversiva che tuttavia non spezza i legami con la tragedia di Sofocle, semmai li amplifica in una visione di teatro globale in cui alle coreografie corali fanno eco ritmi ossessivi, rulli di tamburi, suoni tribali, eco di guerre e di sangue versato, in un adattamento nudo ed essenziale dominato dalla fisicità della danza e dalla cura della parola. Una parola potente, autentica, poetica. Una parola che scava e scuote. Nessuno stravolgimento. Intatti i simboli di quella critica, feroce e disperata, alla devastazione morale, fra guerre e deliri politici, fra egoismi e soprusi. Uno sguardo civile, potente e lucido, che ci viene dall’antichità per comprendere la contemporaneità attraverso la lente di ingrandimento dei giovani protagonisti nei loro molteplici ruoli, rapiti dalla dolce, inesorabile, utopica, invincibile e poetica vertigine di sentire le tavole di un palcoscenico sotto ai piedi, l’odore del legno e il suo rumore simile a quello di un attraversamento nel mare tipico degli attracchi nei porti. Nella loro voce, nei loro sguardi il sogno, lo slancio, la sfida, la ribellione, il coraggio di schierarsi e di non omologarsi. Nei loro movimenti rabbiosi, carichi di disperazione ma profondamente autentici, una potente lezione di vita, quella di non arrendersi alla logica del potere, di non obbedire ciecamente alle leggi della convenienza ma di seguire le leggi del cuore, le norme non scritte, dettate dalla natura e dalla propria coscienza in cui ritrovare sentimenti di fratellanza in una strada inerpicata ed in salita che però conduce verso la luce, coltivando la rivoluzione della bellezza.
Prof.ssa Rosanna Pellegrini