Attualità

I primi 100 anni di vita del “Di Venere” di Carbonara: da Opera Pia a Ospedale, la missione di curare chi ha bisogno

Cent’anni di Sanità. L’Ospedale “Di Venere” taglia il traguardo del suo primo secolo di attività assistenziale. Un’avventura cominciata proprio il 1° settembre 1923 con il documento, a firma dell’avv. Francesco Damiani e indirizzato all’allora sindaco di Bari, che sancì un passaggio epocale: l’Opera Pia divenne anche Ospedale, consolidando e istituzionalizzando la “missione” di curare chi ha bisogno.

Lo ricordano il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il Direttore generale della ASL Bari, Antonio Sanguedolce, nel giorno in cui ricorrono i primi 100 anni dell’Ospedale barese.

«Il Di Venere – commenta Emiliano – porta nel nome un’eredità ricca di solidarietà, assistenza e cura per il prossimo: semi messi a dimora nel tempo e in un luogo ben preciso, cullando il “sogno” pionieristico di donare un Ospedale alla comunità di Carbonara e un punto di riferimento per Bari e per la nostra Regione. E su questa storia secolare oggi continuiamo a costruire impiegando massicci investimenti che rinforzeranno il processo di miglioramento e crescita che l’Ospedale e il personale che vi opera quotidianamente stanno vivendo negli ultimi anni».

«Al servizio degli altri, curando chiunque abbia bisogno: è l’eredità più grande – aggiunge Sanguedolce – che la famiglia Di Venere ha lasciato all’Ospedale, un presidio così carico di storia e di storie, fatte di persone e di cure, alle quali noi tutti rendiamo merito nel modo migliore possibile: garantendo cure specialistiche adeguate e un’assistenza di qualità».

Il passato

La storia dell’Ospedale, del resto, s’intreccia indissolubilmente con la vicenda della famiglia Di Venere, i cui ultimi due fratelli, il sacerdote Giuseppe Di Venere e donna Rosa Di Venere-Ricchetti, nel 1886 diedero vita all’Opera Pia Ospedale “Di Venere” con annesso Ricovero di Mendicità e Orfanotrofio.  Nucleo originario del futuro piccolo Ospedale, anzi una “Infermeria per Malati Cronici” (qual era la prima classificazione posseduta), nato con un atto di liberalità che negli anni, seppure con alterne vicende, è cresciuto sino a divenire grande, un punto di riferimento della Sanità non solo di Carbonara ma dell’intera città di Bari e della Regione Puglia. «Primo settembre 1923: a Carbonara viene inaugurato l’”Ospedale Di Venere”. La struttura – si legge tra le memorie dei volontari di Bethesda, impegnati anch’essi all’interno del “Di Venere”– è moderna, spaziosa, straripa di luce; ha un direttore sanitario, un assistente, un medico specialista, ventiquattro dipendenti, un gabinetto radioscopico e attrezzature operatorie. In pochi anni, grazie alla bravura dei medici, degli infermieri, degli amministratori l’Ospedale si afferma…».

Ed è tra gli atti dell’ASP Opera Pia che si rintracciano gli ulteriori e più importanti sviluppi «… con la Presidenza dell’Ente, affidata nel settembre 1957 dall’Arcivescovo Mons. Nicodemo a Domenico Bellomo, un giovane carbonarese con una grossa e qualificata esperienza di amministratore pubblico…». Dal 1957, dunque, l’Ospedale si rese protagonista, in un rapido crescendo, di una rilevante espansione strutturale e specialistica. Poco dopo, nel 1959, il “Di Venere” «conseguì il riconoscimento di Ospedale di 3^ Categoria; nel  1962 conseguì il riconoscimento di Ospedale di 2^ Categoria; nel  1967 conseguì il riconoscimento di Ospedale di 1^ Categoria; nel 1970 conseguì il riconoscimento di Ospedale Generale Regionale, essendo dotato di numerosi Reparti specialistici, compreso il vocazionale Reparto di Geriatria (il primo in Puglia), mille dipendenti ed una apprezzata Scuola per Infermieri, intitolata a “Santa Caterina da Siena”».

Nel 1968, con l’entrata in vigore della Legge n.132 di Riforma ospedaliera (Legge Mariotti) le strade e le attività dell’Opera Pia e dell’Ospedale si separarono, con la costituzione in Ente Ospedaliero dell’Ospedale Generale Regionale “Di Venere” e la separazione di questo dalla Opera Pia “Di Venere” a cui residuarono le attività di carattere puramente assistenziale, conservate sino all’inizio degli anni ’80.

Il presente

Una “missione” che oggi il “Di Venere” declina ai livelli più elevati in ognuna delle sue 30 unità operative e servizi e nei 61 ambulatori specialistici, grazie ai 270 posti letto a disposizione dell’utenza.

Il “Di Venere” è attualmente classificato come ospedale di primo livello ed è sede di: Dea (Dipartimento emergenza accettazione) di primo livello, Centro traumi di zona nella Rete Trauma, Centro di Cardiologia con Utic h24 ed Emodinamica, nell’alveo della rete cardiologica, Stroke unit di primo livello nell’ambito della Rete Ictus. La struttura è costituita da diversi corpi di fabbrica di cui, il padiglione B e i padiglioni A, C e Q ospitano degenze. Gli altri padiglioni sono destinati ad attività ambulatoriali, uffici amministrativi e servizi in genere. Il “Di Venere” ha beneficiato recentemente di un finanziamento di 4 milioni e 500mila euro finalizzato al conseguimento dei requisiti per il totale adeguamento e l’ottenimento del certificato di prevenzione incendi.

Il futuro

Un Ospedale con un secolo di vita che continuerà a “ringiovanirsi” con due nuovi filoni di finanziamento: 6 milioni e 900mila euro previsti nel programma di investimenti ex art.20 (L.n.67/1998 – dgr 987 del 17 luglio 2023) e fondi PNRR per un ammontare complessivo di quasi 23,6 milioni di euro.

«Risorse infrastrutturali –  sottolinea Sanguedolce –  organizzative e soprattutto umane, grazie alle ottime professionalità di cui il Di Venere si sta progressivamente arricchendo, rese evidenti dai dati: nel 2022, infatti, l’Ospedale ha superato i numeri pre-pandemia sia in termini di maggiori ricoveri sia in quanto al valore delle prestazioni assistenziali e, in particolare, quelle di natura chirurgica ad elevata complessità». Nel 2022 sono stati registrati 13.286 ricoveri, con una crescita dell’1,5% rispetto al 2019 (13.083), ed un valore di 48.771.967 euro, circa 8,2 punti percentuali in più rispetto a tre anni prima (46.065.672). Notevole anche il balzo in termini di quantità e qualità-complessità degli interventi chirurgici: 5.137 nel 2022, oltre mille in più rispetto al 2019 (4.113, +24,8%), con una crescita del valore pari al 25,7%, passando da 23.932.581 euro a 30.093.588.

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