Cultura

I media del mondo amano Ruvo di Puglia, città d'arte fra tradizione e innovazione

La Ruvo di Puglia città d’arte, di storia, di musica e di sapori occupa un ruolo di rilievo nei media, anche a livello internazionale.

Spesso è co – protagonista nelle storie di eccellenze, altre volte è lei al centro di una narrazione.

E’ protagonista indiscussa nelle riviste di nicchia come  “Petit Futé Italie du Sud” e “Giornale d’Arte”, nel supplemento di settembre scorso “Vedere in Puglia e Basilicata”, grazie anche alla promozione della Pro Loco di Ruvo di Puglia. E’ presente nelle riviste accademiche e di settore dedicate alla storia e all’archeologia.

Molti ricorderanno il bellissimo servizio del 27 febbraio scorso su Rai 3 dedicato al Museo e al Palazzo Jatta, con la sua bellezza decadente che esige di ritornare all’antico splendore. Si parlò del Progetto “Rubi Antiqua”, dell’importanza di Ruvo di Puglia nel collezionismo ottocentesco che interessò Francia e Italia. Le telecamere di Rai 3 visitarono le stanze di Palazzo Caputi prima che si aprisse al pubblico come “Casa della Cultura”, rivelando segreti dovuti all’estro e alla maestria degli architetti del tempo.

Di Ruvo di Puglia si è parlato anche nel programma andato in onda, a maggio, su Sky Arte HD, del suo centro storico ammirato da vicini e da stranieri.

«Il Ruvese è un grande custode […] Questo è un vantaggio: aver conservato il proprio paese, ma non deve essere uno svantaggio, dobbiamo lanciarlo in avanti con l’innovazione». Queste parole sono di Tommaso Scarimbolo, percussionista e fondatore della Scuola di musica “Bembè”. Egli è stato la guida di Antonella Gaeta di “La Repubblica di Bari” in un percorso sonoro, artistico, storico e gustativo traslato nelle due pagine dedicate a Ruvo di Puglia e nel contributo video in cui si mostrano alcuni luoghi simbolo dell’arte e della storia ruvese, Palazzo Spada, le grotte di San Cleto, l’ex Convento dei Minori Osservanti e un pezzo della via Traiana visitabile in un noto panificio.

In un viaggio che parte dalla Torre dell’Orologio, che scandisce da sempre il ritmo di vita dei ruvesi e dalla quale si gode il domato territorio murgiano che non riesce a nascondere la sua «asprezza», parola ricorrente nell’articolo del 15 dicembre. Scriviamo domato perché un tempo la Murgia era ricoperta da boschi di roverella, da rovi, da pini che hanno ceduto il posto ai pascoli, agli jazzi, alle masserie, a campi coltivati sempre, però, rispettando gli equilibri naturali.

Ben si collocano, quindi, le parole di Scarimbolo nel sottolineare come il  cambiamento e l’innovazione non stravolgono la tradizione, la storia che tutti i ruvesi dovrebbero custodire e proteggere.

La buona innovazione, al contrario, protegge e custodisce il Patrimonio, lo spirito di una comunità.

E dello spirito e il Patrimonio di Ruvo di Puglia si scrive e si parla ovunque. Nel mondo.

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