“Ho sollevato automaticamente la paletta!” : così dichiara ai Pm il capostazione di Andria
Un automatismo potrebbe aver determinato la strage del 12 luglio sulla tratta Corato – Andria, gestita dalla Ferrotramviaria Spa.
Un automatismo, un gesto che viene fatto quasi senza coscienza e volontà, perché è naturale farlo. Il gesto automatico è quello del capostazione di Andria, Vito Piccarreta, che ha ammesso davanti ai Pm di Trani che lo hanno interrogato lunedì 18 luglio, di aver alzato la paletta e acceso il semaforo verde per far partire il treno ET 1021, diretto a Corato, scontratosi con l’ET 1016, proveniente da Corato.
Ma non sarebbe dovuto partire perché Piccarreta avrebbe dovuto sapere che era in arrivo un treno.
Infatti il capostazione di Corato, Alessio Porcelli, difeso dall’avv. Roberto Chiusolo, dichiara che lui ha fatto partire l’ET1016, solo dopo aver ricevuto il via libera dal capostazione di Andria.
Ma i ritardi accumulati, la tensione, la confusione, il fatto che ci fossero due treni fermi in stazione – come Piccarreta stesso ha ammesso nei giorni successivi al disastro – gli avranno fatto dimenticare questo particolare importante…
Questa è la ricostruzione di quanto avvenne quel giorno.
Dopo l’arrivo ad Andria, con un ritardo di 23 minuti, del treno ET 1642 proveniente da Corato, Piccarreta fa partire, alle ore 10.59 (anche se testimoni dichiarano che sia partito alle 11.01) due treni: uno diretto a Barletta e l’altro, l’ET 1021 a Corato.
Alle 11.06 avviene il disastro. Un minuto dopo, alle 11.07, secondo quanto risulta dai tabulati acquisiti dalla Polfer e dalla squadra mobile, Piccarreta chiama Porcelli, avvertendolo di aver fatto partire il treno. Nessuno dei due sapeva, però, quanto era appena accaduto.
Il legale di Vito Piccarreta, Leonardo De Cesare, afferma che c’è stato “un insieme di concause, un insieme di fatalità che hanno provocato il disastro”. Piccarreta, poi, dopo aver ammesso lo stress a cui è stato sottoposto quel giorno, lancia un’accusa alla centrale operativa di Ferrotramviaria a Bari che avrebbe potuto accorgersi dell’imminente scontro ed evitare, così, la strage.
Concause, automatismi – anche se in diritto penale i gesti automatici sono sempre governati da un residuo di coscienza e volontà e, quindi, sono sempre sotto il controllo dell’autore del fatto che ne diviene responsabile – carenze tecnologiche avrebbero determinato il disastro del 12 luglio 2016. Un disastro costato la vita a ventitre persone. Un disastro su cui deve essere fatta assoluta chiarezza per accertare altre responsabilità.
(Fonte La Repubblica – Bari)