I “GRILLI RUBASTINI”: “RUVO E’ COME UNA DONNA, LA CUI BELLEZZA COMINCIA A SFIORIRE NEL SUO DECLINO”
Non usano mezzi termini i “grilli rubastini” per esprimere il proprio totale malcontento per constatare tutte le noti dolenti di una città, a loro avviso, in completo declino e abbandono.
Alcuni scatti testimoniano leproblematiche irrisolte di una Ruvo di Puglia in cerca di una scossa, quella vera.
“Uscire di mattina presto – esordiscono in una nota – ne ammiriamo la bellezza, il profumo, l’essenza. Passeggiamo lungo il famoso Viale dei Tigli, non ce ne
voglia Jatta, ma preferiamo chiamarlo così, il viale più bello che abbiamo ereditato, luogo di vanto e di ammirazione. Ma succede che all’altezza di quella scalinata, pericolante e pericolosa, immagino i bambini che si recano a scuola; e per loro, lo sappiamo, il pericolo è come il polo di una calamita, l’altro sono loro, abituati a non sopportare i no, pronti a trasgredire quando possono. Ma cavolo, perchè rischiare? Perchè non evitare il pericolo del peggio?”
I “Grilli rubastini ripercorrono le denunce presentate all’amministrazione, cadute nel nulla: “Di una scuola che ha gli interrati aperti con dentro allocate, ma no, meglio scrivere abbandonate, miriadi di cianfrusaglie, tanto legno e cartacce, pronte a prendere fuoco se qualcuno, magari inebriato da certi fumi, decidesse un bel giorno di lasciar cadere il cerino. Di un ascensore nuovo di zecca, pagato coi nostri soldi e mai utilizzato da chi non può accedere ai piani superiori per disabilità sopravvenute o congenite. Degli invasi del Pantano, lasciati alla mercè di chicchessia dopo aver ottenuto un finanziamento regionale e che avrebbe dato ristoro all’Agricoltura locale. Alle caditoie e le bocche di lupo intasate e forse mai manutenute, ah, già, magari in caso di allagamento da alluvione si potrà dare la colpa ai sindaci di Livorno e di Roma. Dei servizi pubblici sempre al centro dell’attenzione, quelli igienici spesso chiusi o ridotti a latrine maleodoranti che ti fanno rimpiangere quelle campali di quando ero in servizio militare ai campi del reggimento. Del chiosco in Piazza Dante, vandalizzato e ridotto ad un rudere da oltre un mese“.
Di qui l’amara constatazione e l’amara metafora tra Ruvo di Puglia e una donna: “Quindici mesi son passati e la Bellezza di una città, la mia Città, sta sfiorendo nel suo degrado, pian pianino, come la gioventude di quella bella donna oramai conscia del tempo che passa implacabile e che coi suoi rintocchi ne annuncia il declino“.
“Ma la Bellezza, quella vera, – proseguono – è quella pulita, limpida, da esibire in Assise Comunale e solo lì, il luogo deputato alla discussione vera, al governo essenziale, alla gestione della res publica, oramai soppiantata dai fumi e dagli odori di coloro che ti inebriano di false e cortesi promesse. La bellezza è un’altra cosa, dicono; sono i riflettori, la musica, le danze, ma soprattutto le conferenze stampa, quelle a cui ci hanno abituati oramai anche quando si deve difendere il proprio operato, diciamo un pochino distratto, per aver utilizzato soldi pubblici senza seguire gli iter dettati dal buongoverno; e di un assessore a cui si chiede di voler spiegare le ragioni per aver dimenticato il costo e ricordato solo il beneficio di una transazione mutui e abbandona l’aula lasciando la difesa a colui che lo ha voluto nella sua squadra di governo; di un altro ancora che sanziona un funzionario pubblico per aver scritto una considerazione non gradita all’attuale governo locale, dimenticando che forse sono i dirigenti di settore a dover intervenire; e che dire dell’urbanistica, quel maledetto comparto K e di tutti gli altri; la questione espropri, la madre di tutti i nostri guai, tanto si doveva fare per arginare la piaga, anche questa promessa fu battuta sui palchi delle piazze cittadine e nulla ancora si è fatto, anzi. E il maledetto comparto K”.