Goletta Verde presenta i risultati del monitoraggio in Puglia. Cariche batteriche elevate per sette campionamenti su 30
Scendono a 4 gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo. Il 20% dei depuratori presenta criticità mentre il 19% è soggetto a scarichi anomali. Rimangono 27 i Comuni sottoposti a procedura d’infrazione. Procedono gli interventi per migliorare il comparto depurativo e sono numerose le iniziative messe in campo dalla Regione per incentivare il riuso delle acque reflue in agricoltura
Legambiente: “Soddisfacenti i monitoraggi di Goletta, ma rimangono le solite criticità su tutti i tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e canali. È importante che la Regione Puglia definisca, al più presto le linee guida di un piano regionale per la gestione dei fanghi di depurazione, la cui produzione aumenterà nei prossimi anni a seguito del potenziamento degli impianti di depurazione”
Rifiuti in spiaggia e poche informazioni ai bagnanti:
Tra i rifiuti trovati la plastica la fa da padrona: censita nel 90% dei punti campionati
Di fatto inesistenti i cartelli obbligatori per legge sulla qualità delle acque e di divieto di balneazione
Sette campionamenti su trenta eseguiti lungo le coste pugliesi, in corrispondenza delle foci di fiumi, canali e torrenti, risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, cinque sono “fortemente inquinati”.
È questo in sintesi l’esito del monitoraggio effettuato in Puglia da Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane – realizzata grazie al sostegno del CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner tecnici Aquafil, Novamont, Nau!. – presentato questa mattina a Bari da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e da Giorgio Zampetti, portavoce di Goletta Verde, alla presenza di Annamaria Curcuruto, Assessore ai Lavori Pubblici, Risorse Idriche e Tutela delle Acque della Regione Puglia, Nicola Giorgino, Presidente Autorità Idrica Pugliese, Vito Bruno, Direttore Generale Arpa Puglia, Paolo Buonamico, Portavoce Sindacato Medici Italiani e Luigi Lobuono, Presidente del Circolo Canottieri Barion.
“L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde, che è bene ribadirlo non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – è quello di individuare i punti critici di una regione e le pressioni inquinanti che ancora gravano sulla costa, analizzando il carico batterico che arriva in mare prevalentemente dalle foci di fiumi, canali o scarichi non depurati. Purtroppo quello della cattiva depurazione affligge tantissime zone dell’Italia, visto che nel nostro Paese circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi. Ritardi – conclude Zampetti – che si ripercuoto anche sulle tasche dei cittadini, visto che le inadempienze dell’Italia nell’attuazione della direttiva comunitaria hanno portato a procedure di infrazione, in alcuni casi seguite da condanne che si tramutano in multe salatissime”.
L’Italia, infatti, è soggetta a tre procedure di infrazione emanate dalla Commissione Europea nel 2004, nel 2009 e nel 2014; le prime due delle quali sono già sfociate in condanna. Per la procedura di infrazione 2004/2034 la sanzione prevista è di 62,7 milioni di euro, una tantum a cui si aggiungono 347 mila euro per ogni giorno (61 milioni di euro a semestre) sino a che non saranno sanate le irregolarità.
I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 18 e il 21 luglio. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e sono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
Sono stati giudicati “fortemente inquinati” i campionamenti effettuati alla foce del torrente Candelaro a Manfredonia; alla foce del canale contrada Posticeddu sul Litorale Apani a Brindisi; alla foce del canale Reale a Torre Guaceto, nel comune di Carovigno; alla spiaggia di fronte al canale Ostone (Canale dei Cupi) a Taranto; alla foce del torrente sulla litoranea di Ponente di Barletta. Giudizio di “inquinato”, invece, per i campionamenti effettuati alla foce del Galeso, a Taranto e alla spiaggia presso lo sbocco del collettore alluvionale sotto la Villa Comunale a Trani.
“Il risultato del monitoraggio di Goletta Verde – afferma Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – ci consegna una fotografia nel complesso positiva, anche se permangono le criticità su tutti i tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e canali. Sul fronte della depurazione scendono a 4 gli impianti che scaricano nel sottosuolo e, dai 2.493 controlli effettuati da Arpa Puglia, emerge che il 20% dei depuratori non rispetta i limiti tabellari per almeno un parametro monitorato. A tal proposito è chiaro l’impegno della Regione verso interventi di potenziamento/adeguamento dei depuratori, compresi quelli per il contenimento delle emissioni odorigene ma anche verso l’attivazione di iniziative finalizzate al perseguimento delle pratiche irrigue per il riuso in agricoltura delle acque reflue depurate e affinate. È importante, inoltre, che la Regione Puglia definisca al più presto le linee guida di un piano regionale per la gestione dei fanghi di depurazione, la cui produzione aumenterà nei prossimi anni a seguito del potenziamento dei depuratori”.
Inoltre, non si può certo dire che i bagnanti vengano informati a dovere. Anzi, tutt’altro. La cartellonistica in spiaggia è inesistente anche qui in Puglia, nonostante sia obbligatoria da tre anni per i comuni costieri: soltanto in uno dei 30 punti campionati, i tecnici di Goletta Verde hanno avvistato i cartelli informativi previsti dalla normativa, che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi 4 anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa. Anche quelli di divieto di balneazione sono merce rara: solo in un caso rispetto ai quattro dove non vengono eseguiti campionamenti da parte delle autorità competenti, era presente il cartello per informare i bagnanti. Si tratta di un problema che non va minimamente sottovalutato, perché mette a rischio la stessa salute dei bagnanti. In alcuni punti giudicati critici dai tecnici di Goletta Verde, infatti, è stata registrata la presenza di bagnanti, soprattutto bambini, nel punto preso in esame o nelle immediate prossimità dello stesso.
Tema centrale di questa edizione di Goletta Verde è anche il rischio per inquinamento da marine litter. Legambiente ha recentemente raccontato l’esperienza e i dati raccolti in questi 30 anni da Goletta Verde alla conferenza mondiale degli Oceani all’Onu, rilanciando un pacchetto di proposte per contrastare questo problema che, al pari della maladepurazione e della pesca illegale, mette in serio pericolo l’ambiente, la biodiversità marina ma anche la salute dei cittadini. Soltanto in sei punti rispetto ai 30 punti monitorati, i tecnici di Legambiente non hanno trovato rifiuti. C’è di tutto, ma a farla da padrona resta la plastica, presente nel 90% dei casi; segue il vetro, ma anche carta e rifiuti vari.
Focus regionale sulla depurazione
Sono 185 gli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati pugliesi, di cui 183 gestiti da Acquedotto Pugliese e 2 gestiti direttamente dai comuni (Lesina Marina e Sannicandro Garganico-Torre Mileto).
Tra questi, solo 17 sono dotati di stazione di trattamento “bottini”, vale a dire dei rifiuti liquidi provenienti dallo svuotamento delle fosse settiche o dai pozzi neri , casi in cui manca la rete di fognatura dinamica.
La scarsa disponibilità idrica superficiale naturale condiziona fortemente la tipologia dei recapiti finali nella nostra regione. Questo comporta che solo il 4% dei recapiti finali dei depuratori è costituito da corpi idrici superficiali significativi, il 78% è costituito da lame e corsi d’acqua minori o dal suolo (attraverso trincee drenanti) e il 16% recapita a mare. Gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo, con grave rischio di inquinamento delle falde acquifere, sono 4 (Casamassima Vecchio, Lesina Marina, Manduria Vecchio e Martina Franca), 3 in meno di quelli recapitanti nel sottosuolo nel 2016 (gli impianti di Cassano Murge e Uggiano La Chiesa a seguito di interventi infrastrutturali conclusisi di recente non scaricano più nel sottosuolo mentre quello di Carovigno vecchio è stato dismesso).
Dal monitoraggio effettuato dall’Arpa Puglia nel 2016 (2.493 controlli) sulla conformità dei reflui in uscita sono stati riscontrati superamenti, rispetto ai limiti tabellari per almeno un parametro monitorato, su 37 impianti di depurazione. Di questi: su 17 nel corso 2016 sono stati avviati i lavori di adeguamento/potenziamento e/o operazioni di collaudo (Andria, Bitonto, Uggiano la Chiesa, Faggiano, Trani, Molfetta, Ruvo di Puglia, Bisceglie, Cerignola, Stornara, Ortanova, Crispiano, Galatone, Manfredonia, Lucera A, Lucera B, Specchia); su 6 impianti sono stati già programmati interventi, attualmente in fase di progettazione (Bari Ovest, Monte Sant’Angelo B, Gioia del Colle, San Severo, Volturino, Castrignano del Capo); 2 impianti sono stati dismessi nel 2017 (Cassano delle Murge vecchio e Bovino vecchio); su 2 è prevista la dismissione (Casamassima vecchio, Manduria vecchio); per i restanti 10 (San Giorgio Jonico, Vieste, Sant’Agata di Puglia, Serracapriola, Stornarella, Troia, Manfredonia Borgo Mezzanone, Orsara di Puglia, Panni, Castelluccio dei Sauri) devono essere attivati interventi di manutenzione, in attesa che venga definita la copertura finanziaria nei casi in cui siano necessari anche interventi di adeguamento e/o potenziamento strutturale.
Nel ciclo di programmazione 2016-2019, sono state messe in campo ingenti risorse per migliorare il comparto depurativo. Sono 186 gli interventi complessivamente previsti per il settore. Tra questi: 74 interventi mirano al potenziamento della capacità di trattamento. Di questi, 4 sono stati già conclusi nel corso del 2016, 45 hanno i lavori in corso (per 28 di essi l’ultimazione dei lavori è prevista entro il 2017), 25 sono ancora in progettazione, con differenti livelli di approfondimento progettuale. Nel 2016 è stato colmato il 9% del deficit strutturale dei depuratori rispetto alla previsione del Piano Regionale di Tutela delle acque.
Nel ciclo di programmazione 2016-2019, sono state messe in campo ingenti risorse per migliorare il comparto depurativo. Sono n. 186 gli interventi complessivamente previsti per il settore.
Tra questi:
- n.74 interventi mirano al potenziamento della capacità di trattamento. Di questi, n.4 sono stati già conclusi nel corso del 2016, n.45 hanno i lavori in corso (per 28 di essi l’ultimazione dei lavori è prevista entro il 2017), n.25 sono ancora in progettazione, con differenti livelli di approfondimento progettuale. Nel 2016 è stato colmato il 9% del deficit strutturale dei depuratori rispetto alla previsione del Piano Regionale di Tutela delle acque. Un ulteriore 66% sarà colmato a conclusione degli interventi programmati (entro il 2021);
- n.67 interventi di confinamento e trattamento degli odori in altrettanti impianti non ancora dotati di coperture e sistemi di filtrazione e deodorizzazione delle stazioni più impattanti dal punti di vista delle emissioni odorigene maleodoranti (pretrattamenti e linee fanghi). n. 22 interventi sono già in progettazione. I relativi tempi di realizzazione dipendono comunque dalle tempistiche indicate nei provvedimenti di autorizzazione all’emissione in atmosfera di competenza delle Province. Attualmente risultano autorizzati 51 depuratori di cui 31 in Provincia di Lecce a cui si aggiungono, 12 in provincia di Brindisi (Carovigno consortile, Cisternino, Francavilla Fontana, Latiano, Oria, Ostuni, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torre Santa Susanna, Fasano, Mesagne e
Brindisi Fiume Grande), 3 nella Città Metropolitana di Bari (Ruvo-Terlizzi, Cassano Murge e Casamassima nuovo), 2 nella provincia BAT (Trani e Bisceglie), 3 nella provincia di Foggia (Foggia, Cerignola e San Severo). Per ulteriori n. 26 impianti la realizzazione di coperture e dei trattamenti è inclusa nel più generale intervento di potenziamento.
n. 9 interventi che mirano a potenziare e/o adeguare i sistemi di smaltimento e allontanamento dei reflui depurati, ovvero ad affinare la qualità dell’effluente depurato per rendere possibile un successivo riutilizzo. Gli stessi sono attualmente ancora in fase progettuale.
Nel 2016 sono stati attivati anche 840 interventi di manutenzione straordinaria ed hanno riguardato prevalentemente la sostituzione/manutenzione delle opere elettromeccaniche soggette ad usura. L’ultimazione degli interventi di adeguamento/potenziamento ha determinato e continua a determinare un incremento della produzione dei fanghi come diretta conseguenza del miglioramento dell’efficienza depurativa. A regime la produzione di fanghi dovrebbe attestarsi su un valore di circa 360.000 tonnellate/anno. Il 97% del fango prodotto nel 2016 è risultato idoneo al recupero diretto tramite spandimento su suolo, tuttavia la progressiva riduzione delle superfici disponibili entro i confini regionali ha indotto il gestore (dal 2014 in poi) a portare il fango fuori Regione, conferendolo a ditte private che provvedono a recuperarlo sotto forma di compost. Nel 2016 è stata conferita fuori Regione il 52% della produzione complessiva, con indubbio incremento dei costi e conseguenti ricadute sulla tariffa pagata dagli utenti in bolletta. Per superare questa gestione emergenziale e vulnerabile (subordinata a soggetti esterni alla Regione), nel corso del 2016 è stato costituito un gruppo di lavoro (DGR 591 del 26.04.2016) con la finalità di definire le linee guida di un Piano Regionale per la gestione dei fanghi prodotti nel ciclo di trattamento delle acque del sistema idrico integrato pugliese. Detto percorso di pianificazione è ancora in corso.
Tra i fattori che possono inficiare il processo depurativo degli impianti ci sono anche gli scarichi anomali (arrivi impropri di acque meteoriche, di vegetazione e di natura lattiero-casearia). Sono 35 gli impianti di depurazione più frequentemente soggetti a scarichi anomali. È bene evidenziare che le criticità sui depuratori dovute al refluo in ingresso sono in progressiva diminuzione, grazie anche agli oltre 1600 controlli effettuati nel 2016, in parte in collaborazione con le Forze dell’Ordine, sugli scarichi nella rete fognaria che confluisce ai depuratori. A tal proposito è stato sottoscritto un protocollo d’intesa con la Prefettura BAT che ha coinvolto AQP, Provincia, Corpo Forestale dello Stato e Capitaneria di Porto.
Negli ultimi anni, la Regione Puglia ha messo in campo numerose iniziative finalizzate ad incentivare il riuso delle acque reflue in agricoltura, cofinanziando interventi di adeguamento degli impianti depurativi al rispetto del DM 185/2003 e del R.R. n. 8 del 18.04.2012 e di risanamento/realizzazione di sistemi di distribuzione irrigua. (Con D.G.R. n. 2083/2016, N. 49/2017, N. 144/2017e N. 145/2017 sono stati cofinanziati interventi su n.8 impianti: Trani, Barletta, Bisceglie, Castellaneta, Cassano delle Murge, Trani, Santa Cesarea terme, Sammichele di Bari).
In Puglia, nel 2016, è stata riutilizzata l’acqua affinata presso gli impianti di Corsano (volume riutilizzato 2016 in agricoltura 137.995 mc/anno), Gallipoli (volume riutilizzato 2016 in agricoltura 21.250 mc/anno) e Ostuni (volume riutilizzato 2016 in agricoltura 59.352 mc/anno) e Fasano. Dai primi mesi del 2017, il Lago Milecchia viene alimentato con le acque affinate a Noci mentre il sistema integrato di affinamento e riuso di Acquaviva delle Fonti è partito a maggio 2017. A S. Pancrazio Salentino e a Trinitapoli, l’acqua, seppur affinata, non viene ancora distribuita in attesa dell’esecuzione dei lavori sulla rete irrigua, di competenza dei Consorzi di bonifica. Oltre questi impianti ve ne sono 8 già potenzialmente in grado di restituire una risorsa idrica idonea per utilizzi ai fini irrigui, ambientali, civili, ecc., perché dotati di idonee stazioni di trattamento e/o perché attrezzati, con sezioni specifiche dedicate all’affinamento.
Sono 27 gli agglomerati interessati dalla procedura di infrazione n. 2014/2059 ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane. Con riferimento alla precedente procedura n.2004/2034, la Commissione Europea ha recentemente presentato ricorso per la mancata esecuzione della prima sentenza di condanna riguardante i 3 agglomerati di Casamassima, Porto Cesareo e Taviano.
Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti.
Proprio per questo, anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 33 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 95% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. In Puglia, nel 2016, il Consorzio ha raccolto 9.210 tonnellate di oli usati. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.
Con Goletta Verde, infine, viaggia la campagna “Le pratiche estive per vivere il mare, la natura e l’ambiente in sicurezza e salute”, realizzata in collaborazione con il Sindacato Medici Italiani e Assimefac. Un vademecum e diverse iniziative condotte a bordo di Goletta Verde per informare sui comportamenti da tenere per rispettare il mare e tutelare la propria salute e su quelle che sono le minacce di inquinamento e sanitarie presenti lungo le nostre coste.