GLI STUDI DI VINCENZO COLAPRICE: “NESSUNA CERTEZZA CHE I TRE RUVESI FURONO INFOIBATI. DISPONIBILE A UN CONFRONTO COL COMITATO”
Gli studi di Vincenzo Colaprice alimentano dubbi sul fatto che Vincenzo Pellicani, Donato Minafra e Mario Chiarulli siano stati infoibati. Lo scrive in un saggio di cui alleghiamo il link in cui apre a un confronto per ricostruire la vicenda al meglio.
“In primo luogo – scrive Colaprice – mi preme riaffermare la mia disponibilità nei confronti del Comitato Dieci Febbraio e di chiunque riconoscesse un proprio parente o familiare nelle vicende citate, a mostrare la documentazione raccolta, integrarla o avere un confronto. Ad oggi, questa mia disponibilità non ha trovato interlocutori. Pongo alcuni interrogativi, a chiunque vorrà rispondermi, in occasione del Giorno del Ricordo, la cui commemorazione cade nella data odierna. È opportuno far passare il messaggio che tre ruvesi, travolti in maniera più o meno consapevole dalle vicende della Seconda Guerra Mondiale, siano stati «vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata»? Quali sono le fonti documentali a supporto di questa affermazione? Oppure bisogna dedurre che si tratti di una semplice supposizione.”
E poi prosegue: “La drammaticità delle vicende che hanno segnato l’Alto Adriatico, come l’esodo delle comunità italofone e le foibe, non può essere oggetto di una narrazione che ignora il ventennio precedente, caratterizzato da repressione, italianizzazione forzata e occupazione militare della Jugoslavia ad opera del fascismo italiano. Sarebbe come ricordare a metà, non rendendo giustizia alle storie di quei ruvesi che si pretende di voler commemorare. Ancora oggi, 10 febbraio 2024, l’accostamento tra i tre nomi, l’esodo e le foibe appare nel comunicato che promuove la commemorazione. Eppure, non vi è alcuna certezza che i tre ruvesi siano stati infoibati, tantomeno possono essere ricondotti all’esodo, in quanto nessuno di loro è stato costretto a lasciare il territorio istriano, giuliano o dalmata. Insomma: cui prodest?”.