Gli studenti del Tannoia a lezione di “Resistenza” alla vigilia del 25 aprile
In tanti l’hanno definita “la più bella del mondo”. In moltissimi ne rivendicano ogni giorno la modernità, l’attualità, l’originalità. La Costituzione della Repubblica italiana è più viva e giovane che mai, con i suoi fulgidi 70 anni.
Simbolicamente a ridosso di questo straordinario compleanno, l’ITET Tannoia di Ruvo ha voluto dedicare una lezione-seminario al percorso storico che ha condotto alla nascita della Repubblica e alla stesura della Costituzione italiana, allo scopo anche di approfondire i contenuti innovativi della nostra carta fondamentale sul piano giuridico, sociale e istituzionale, con uno sguardo rivolto naturalmente all’attualità. A parlarne due autorevoli voci, appartenenti all’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani: Ferdinando Papallardo, già docente di Letteratura italiana presso la facoltà di Lettere dell’Università Aldo Moro, e Alessandro Torre, docente di Diritto Costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza di Bari. All’incontro, moderato dal professor Nino De Manna, docente di diritto dell’ITET Tannoia di Ruvo, sono intervenuti gli studenti delle classi VA e VB, accompagnati dalle docenti Nicla De Feo, Maria Summo. Isabella Anzelmo, Claudia Rutigliano e Giustina de Bartolo. Sono stati proprio i giovani allievi ad introdurre il dibattito, attraverso la lettura di alcuni articoli significativi della Costituzione, da loro liberamente scelti. Scelta che hanno motivato con pertinenza ed efficacia. Il professor De Manna ha sottolineato che la declamazione degli articoli è stata il punto di arrivo di un percorso attraverso il quale gli studenti hanno compreso che la Carta Costituzionale è un testo legislativo di rottura, soprattutto perché ha segnato il passaggio dall’idea di un’uguaglianza solo formale, quale quella sancita dallo Statuto Albertino, ad un’uguaglianza sostanziale, ratificata dal bellissimo articolo 3, richiamato da uno studente. Formare le nuove generazioni è proprio l’obiettivo prioritario dell’iniziativa che il professor Papallardo e il professor Torre promuovono nelle scuole. Un progetto, ha sottolineato Pappalardo, che si inquadra in un programma più ampio, risultato di un protocollo firmato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dall’Anpi. Nessun intento celebrativo, dietro l’iniziativa, ha precisato Pappalardo, per il quale incontrare i giovani è un’occasione per mettere in evidenza l’attualità della Costituzione. “Siamo patrioti costituzionali”, ha evidenziato il professore, “e non vi è nulla di enfatico nel dire che la nostra è una delle Costituzioni più belle del mondo. Rispetto ad altre Costituzioni precedenti ed europee, la nostra è la più evoluta e la più lungimirante. La sua bellezza sta nel suo essere in fieri: fissa dei princìpi ma indica anche delle mete. Non si limita ad elencare dei precetti ma indica degli obiettivi”. Per Pappalardo, quello che va recuperato è lo spirito autentico della Costituzione, il cui rispetto avrebbe evitato la deriva attuale. Ad essere tradito è stato soprattutto l’articolo 1, perché è attraverso il lavoro che si esercita la propria cittadinanza. La Costituzione è un faro, ha fatto notare il professore, e ad accendere quel faro sono stati gli uomini e le donne che hanno dato vita alla Resistenza. “Le Costituzioni o sono atti fondativi inaugurali, come negli USA, o sono figlie di grandi cesure storiche, come la nostra, nata dalle insurrezioni del CLN nel biennio 1943-1945 in Italia. Ma, ha incalzato il docente, la lotta partigiana non va identificata solo in quel biennio. Essa comprende il periodo che va dall’avvento del fascismo alla sua caduta. Dal momento in cui ci fu la violenza fascista, in Italia, fuori, palesemente o clandestinamente, tutte le forme di opposizione alla dittatura sono state forme di Resistenza. La Costituzione, da un certo punto di vista, è persino un passo avanti rispetto alla Resistenza, che fu un momento unitario ma ebbe anche le sue discontinuità. La nostra Carta, invece, è un punto di sintesi politico-culturale che supera la guerra di liberazione. Ne è arciconvinto anche il professor Torre, che ha ripercorso, assieme agli studenti del Tannoia, il complesso iter storico – politico che ha portato all’emanazione della Carta Costituzionale: dalla rovinosa alleanza nazifascista allo sbarco degli alleati in Sicilia; dall’armistizio alla caduta di Mussolini e al governo paramilitare di Badoglio; dal ruolo della Chiesa a quello connivente della monarchia sabauda; dall’8 settembre al compito del Comitato di Liberazione Nazionale; da Salò alla Liberazione. Per Torre comprendere la Resistenza significa anche soffermarsi sul ruolo chiave del CLN, il braccio politico dei partigiani, che raccoglieva al suo interno la democrazia cristiana, il fronte delle sinistre, i monarchici e il partito d’azione. Interessante il richiamo al congresso antifascista che si tenne nel Teatro Piccinni a Bari nel ’43: lì, già si pensava alla Costituente, come strumento per decidere la forma costituzionale. Sarà poi con la democrazia diretta, con il referendum del 2 giugno del ’46 che il popolo italiano sceglierà la forma istituzionale da dare all’Italia liberata, ha precisato Torre. Una soluzione tutt’altro che irrilevante perché di là discendono la forza e la potenza dell’articolo 1 che riconosce finalmente al popolo la sovranità. Non poteva mancare la disamina dei principali articoli della Costituzione, di cui il costituzionalista ha richiamato di volta in volta i concetti cardine: parole come diritti, doveri, libertà, potere, forme di governo, repubblica, lavoro, stato, hanno appassionato per più di due ore un uditorio attento e partecipe, dal quale Torre si è congedato soffermandosi sull’importante e attualissimo rapporto tra stati nazionali e Unione Europea. Anche in questo la nostra Carta è stata lungimirante, ha evidenziato il professore. “All’articolo11, infatti, si fa riferimento alla limitazione di sovranità in nome dell’adesione ad organismi internazionali, come l’Europa, appunto. Quell’Europa che, nonostante i suoi limiti e i suoi difetti, resta la più grande conquista del Secondo Dopoguerra. Una conquista firmata non a caso a Roma nel 1957”. Una bella lezione per i giovani studenti del Tannoia. Un monito per tutti.