Giunta regionale verso un’agenda di genere per uscire dalla crisi
“Noi abbiamo messo in ordine i pensieri per cominciare. L’Agenda di Genere rappresenta una partenza, non certo un punto d’arrivo”. Così il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano intervenendo questa mattina al primo incontro di approfondimento dedicato all’Agenda di Genere.
La Regione Puglia coglie l’occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, per un momento di confronto plurale durante il quale è stata consegnata alla Giunta regionale, la Strategia declinata in obiettivi e interventi, finalizzati al superamento del divario di genere.
”Si tratta – ha proseguito il Presidente Emiliano – di un approccio politico e metodologico. Partendo dagli obiettivi del Programma di governo, la Regione Puglia intende costruire una agenda di genere delle politiche regionali, condivisa e coordinata sui diversi settori e dipartimenti, per declinare in azioni e obiettivi specifici i temi più urgenti che vanno dall’occupazione femminile, al welfare, allo sviluppo economico, al tema della formazione”.
I lavori sono stati aperti dal Segretario Generale Roberto Venneri e sono intervenuti le Assessore Maurodinoia, Maraschio e Barone insieme alla Presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone e gli Assessori Leo, Bray, Delli Noci e Piemontese.
Il documento è stato illustrato da Titti De Simone, consigliera del Presidente per l’attuazione del Programma, e dalle dirigenti regionali Francesca Zampano e Antonella Bisceglia.
Tutta la Giunta ha condiviso l’impianto del percorso ed assicurato la massima disponibilità ed impegno per il conseguimento degli obiettivi prefissati a partire dai contenuti declinati nel documento allegato.
Un processo ambizioso, come recita il claim “più sguardi, una visione”, che mira a definire obiettivi e azioni misurabili che, a partire dalla Strategia regionale di sviluppo sostenibile, potendo contare su una pluralità di fonti finanziare ordinarie e europee e su un approccio politico condiviso, traghetterà la Puglia verso il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del gap di genere e del goal 5 dell’Agenda 2030.
Un anno fa, in linea con l’Agenda Onu 20-30, la Commissione europea ha presentato la sua strategia per la parità tra donne e uomini in Europa. Malgrado l’UE sia un leader globale nella parità di genere e abbia compiuto notevoli progressi negli ultimi decenni, la violenza e gli stereotipi di genere persistono: una donna su tre nell’UE ha subito violenze fisiche e/o sessuali. Le laureate superano numericamente i laureati, ma guadagnano in media il 16 % in meno degli uomini; le donne rappresentano appena l’8 % degli amministratori delegati nelle principali imprese dell’UE.
Tale impegno è ribadito nel Programma di Governo della legislatura che prevede uno specifico impegno alla riduzione del gap di democrazia di genere ed un forte impulso alle politiche di genere in tutti i settori e trova ulteriore fondamento nell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile, individuato quale cardine essenziale per la declinazione delle strategie di sviluppo regionale all’interno dei processi di programmazione.
Un dato su tutti: nel Sud l’occupazione è più scarsa che nel Nord, ma anche sempre meno intensa in termini di ore lavorate, sempre meno stabile e sempre meno qualificata. In Puglia, i principali indicatori evidenziano significativi tassi di disoccupazione femminile, divario di genere nell’istruzione in confronto alle regioni del Nord, fenomeni di sommerso nei settori a prevalente presenza femminile, contesti organizzativi e di lavoro non orientati al genere che determinano una bassa qualità dell’occupazione femminile (lavoro sotto-pagato, precario, frequenza maggiore di ricorso al part time) con ripercussioni sulle prospettive di carriera, una infrastrutturazione sociale e socio-assistenziale inidonea a rispondere ai bisogni di conciliazione vita – lavoro.
Tali elementi sono ulteriormente acuiti dalla crisi socio-economica derivante dalla pandemia da Covid 19, che come i più recenti studi dimostrano impattano prevalentemente sulle donne condizionandone, in termini negativi, la qualità della vita e del lavoro. La pandemia ha aggravato la tradizionale asimmetria di genere nella cura dei figli e delle persone bisognose di assistenza a carico.
A fronte di un contesto normativo particolarmente avanzato e gli investimenti sostenuti in questi anni, la Regione Puglia è tutt’ora caratterizzata da livelli di divario di genere particolarmente critici e che investono le donne in tutte le dimensioni: politica, sociale, culturale ed economica e colpiscono non solo le donne con occupazioni precarie e temporanee ma anche lavoratrici autonome, in modo grave e diverso dal passato, generando nuove fragilità.
Da qui la necessità di un intervento di sistema, articolato e multi disciplinare in grado di affrontare sia l’emergenza in corso, sia orientare le direttrici dello sviluppo dei prossimi anni, integrando l’Agenda di genere nei percorsi di nuova programmazione.
In attesa di sapere come saranno investite le risorse della missione Inclusione e coesione del PNRR (previsti 27 miliardi), ed in generale come il programma Next Generation si porrà l’obiettivo di superare il gap di genere, la Regione Puglia avvia la costruzione di una propria Strategia di sistema, trasversale alle politiche regionali, per orientare le risorse di tutti i nuovi cicli di programmazione dei fondi europei e di quelli nazionali, verso il superamento del divario sociale, economico di genere.
La Giunta ha inoltre formalizzato oggi la costituzione del gruppo di lavoro multidisciplinare e interassessorile composto da dirigenti e funzionari della Regione, con specifiche competenze e professionalità in materia di politiche di genere e programmazione, presso la Presidenza della Giunta regionale, struttura speciale di Comunicazione istituzionale, il coordinamento interassessorile è affidato alla consigliera del Presidente per l’attuazione del programma, Titti De Simone.
Questi i 5 macro obiettivi della Strategia regionale, che si declina attraverso due Focus di attenzione (interventi emergenziali per arginare la crisi generata dalla pandemia, e interventi strutturali pensati per favorire la partecipazione qualificata delle donne alla vita culturale, sociale, economica e politica della nostra regione.