Giornata di Luce e Vita: Messaggio del Vescovo Cornacchia
Messaggio del vescovo Mons. Cornacchia sulla giornata odierna di “Luce e Vita”.
Carissimi Amiche e Amici Lettori tutti del settimanale diocesano Luce e Vita.
Colgo l’occasione piacevolissima e felicissima della 53a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e della giornata del settimanale diocesano Luce e Vita per esprimere gioia e orgoglio per il 95° anniversario di pubblicazione, da quando il mio venerato predecessore Mons. Pasquale Gioia ebbe la felice intuizione di dar vita ad un organo di informazione diocesana.
Pur consapevoli di una forte crisi a cui è sottoposta la carta stampata, e quindi anche il nostro settimanale, io sono profondamente fiducioso che questo strumento raggiunga sempre persone sole, famiglie lontane e, naturalmente, i nostri affezionati diocesani.
Da queste colonne io rivolgo una parola che si fa innanzitutto ringraziamento a tutti coloro che ne sono strumento materiale per la sua nascita e per la sua diffusione. Ringrazio la redazione diocesana, l’ufficio diocesano delle comunicazioni sociali, il direttore Gino Sparapano e tutti i suoi preziosi e generosi collaboratori.
Penso che siamo fortunati, come Diocesi, ad avere uno strumento di comunicazione assai accessibile e molto incisivo. Sono lettore di Luce e Vita dai tempi di mons. Tonino Bello, quando il carattere in pagina era bianco e nero. Sono profondamente innamorato e sincero estimatore di questo periodico.
Già il Concilio Vaticano II nel primo decreto varato, Inter Mirifica, promulgato il 4 dicembre 1963, parla della necessità di istituire in ogni diocesi la giornata delle Comunicazioni Sociali. All’inizio di questo decreto è scritto proprio che occorre comunicare notizie, idee e insegnamenti. Oltre 60 anni fa possiamo immaginare quanto fosse importante questo appello, in un momento in cui le comunicazioni erano quasi ridotte al lumicino, passando semplicemente attraverso la stampa nazionale, tv e radio. Oggi, grazie a Dio, i mezzi sono tantissimi per cui dobbiamo quasi lottare, farci largo, non a spintoni, ma con la qualità e la bontà di ciò che noi trasmettiamo. Sant’Agostino diceva bonum diffusivum sui, ovvero tutto ciò che è buono, è positivo, non ha bisogno di aiuti particolari perché si diffonde da solo. Facendo la visita pastorale nei mesi scorsi, una scuola mi ha regalato un pannello con la scritta “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). E la verità si identifica con una persona: è il Signore che ci rende liberi, che ci spinge verso i traguardi della libertà, della verità e della carità. Fu Paolo VI a riprendere un’antica espressione che dice che il primo nome della carità è la verità.
Penso che attraverso le colonne del nostro settimanale noi dobbiamo farci in ogni modo promotori, sostenitori, difensori della verità. Non basta subirla, ma cercarla, difenderla e soprattutto diffonderla. Attraverso questo periodico noi possiamo con consapevolezza fare in modo di essere strumento di diffusione del Regno del Signore che è venuto a renderci liberi. Luce e Vita deve essere considerato come una finestra sul mondo, sulla chiesa, sulla nostra famiglia. Però questa finestra dev’essere trasparente e deve consentirci di guardare oltre; direi che deve consentire a chi è fuori di guardare dentro la nostra chiesa, il nostro volto. Ritengo che il settimanale debba essere concepito come uno strumento di dialogo, di interazione e di promozione. Faccio appello a tutti: aiutiamo il nostro settimanale diventandone assidui lettori. Non puntiamo solo il dito contro, ma cerchiamo noi stessi di purificare, per quanto è possibile, di ottimizzare proposte, notizie, eventi… Mettiamo in bella forma ciò che costruisce, piuttosto che far leva di solito sempre su ciò che divide o che allontana.
Incoraggio i lettori tradizionali, ma invito molti altri a sottoscrivere l’adesione di abbonamento e a farsi costante lettori e diffusori del nostro periodico.
Che il Signore ispiri e assista il lavoro di tutti.