Gioco pubblico, la questione dell’equilibrio tra interessi e benessere
L’obiettivo del settore del gioco pubblico italiano è quello di raggiungere un punto di equilibrio. Tra cosa? Tra interesse privato da un lato e tutela del benessere pubblico dall’altro. Ne è convinto il Direttore Generale di ADM, Roberto Alesse, intervenuto in occasione degli Stati Generali.
Un obiettivo che “percepito anche nel diritto dell’Unione Europea, dove le istituzioni dei singoli stati membri vengono invitati a vigilare affinché le normative di settore non oltrepassino i limiti posti dalla tutela della salute” si legge nelle dichiarazioni raccolte dalla redazioni Giochidislots, soffermandosi in particolare sui tentativi della criminalità organizzata, specie mafiosa, di innestarsi nel settore del gioco, come ben dimostra la diffusione del fenomeno delle scommesse illegali.
La questione dell’equilibrio diventa fondamentale per tutelare un settore che è sempre più importante per l’economia italiana. Basti pensare che nel solo 2023 il gettito fiscale garantito dal gambling è stato di 12 miliardi di euro, una cifra record che conferma i trend di crescita degli ultimi anni. Il peso poi è sempre più forte anche dal punto di vista occupazionale: nel nostro paese sono infatti attive oltre 65 mila aziende che danno lavoro a circa 150 mila professionisti. Numeri importanti anche per la nostra regione: nel 2021, in Puglia, la spesa per slot e videolottery è stata di 282,8 milioni di euro, e se le scommesse sportive e ippiche sono diminuite, salgono invece bingo e lotterie.
Si deve partire da questi dati, allora, per riflettere sul sistema gioco. Un sistema che, per ammissione dello stesso Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, ha “potenziali punti negativi he necessitano di essere attenzionati e corretti”. Il riferimento è, come dicevamo, alla tutela della salute dei giocatori e al contrasto delle infiltrazioni mafiose. Due temi caldi che richiedono l’intervento della politica e quindi delle riforme. Per questo Alesse ha parlato di una “maggiore esigenza di interlocuzione istituzionale”.
La riforma del gioco deve partire da un obiettivo centrale: cessare una volta per tutte le diversità legislative a livello territoriale. Il panorama odierno della normativa italiana è infatti un mosaico di norme che cambiano da regione e regione e che vanno così a rappresentare un ostacolo all’elaborazione dei bandi di gara ma anche ai controlli.
Controlli che devono invece rafforzare la rete fisica, ovvero quel perimetro di legalità all’interno del quale si opera, si gioca, si lavora in sicurezza e in maniera pulita. Obiettivi ambiziosi che devono adesso trovare traduzione in norme scritte. E in una riforma che diventa sempre più urgente.