FILOGRANO REPLICA: “ORA NON ANDIAMO PIU’ BENE? GETTATO IL TALOS NELLA MISCHIA ELETTORALE”
Nota a firma di Monica Filograno, assessora alla cultura del Comune di Ruvo di Puglia.
Da quando la nota del maestro Pino Minafra è apparsa sui media locali, in tanti ci chiedono cosa succede. Niente di nuovo. Almeno da parte nostra.
Il festival edizione straordinaria lo abbiamo concluso andando tutti come sempre d’intesa nella gestione di un progetto cui abbiamo dato tanto in questi anni, lavorando sempre per la sua buona riuscita, dalla progettazione complicatissima del 2017 al cosiddetto “bandone triennale” della Regione Puglia e sino a questa ultima edizione, programmata e realizzata insieme alla direzione e come sempre andata a buon fine. Un concerto a luglio è saltato per pioggia, gli artisti sono stati regolarmente pagati ma, bontà loro, hanno voluto recuperare la data il 12 settembre scorso e abbiamo scelto di farlo nel Nuovo Teatro Comunale. Bellissima serata, Pino Minafra assente come mi era stato annunciato da Livio Minafra e Margherita Porfido, fino a che non avessimo avuto il tempo di ridiscutere il futuro del festival, da noi mai e dico mai messo in discussione, né ancorato a nulla che non fosse nelle intenzioni della direzione artistica, aperta anche alla danza contemporanea sempre dal 2017 quando costituimmo una ATS fra Comune, associazione Terra Gialla e Compagnia Menihr.
Una scelta ragionata, opportuna, finalizzata al rafforzamento del progetto stesso e sempre per la candidatura al bando, progettazione e gestione amministrativa tutte fatte in casa senza disperdere un centesimo utile per la realizzazione del festival e caricando gli uffici di un lavoro immane e continuativo che, se non dura tutto l’anno, poco manca. Un bando vinto, ovviamente, che ha portato al festival poco meno di 300mila euro di finanziamento regionali (compresa anche la quarta edizione straordinaria e fuori bando 2020-21), cui vanno aggiunte le risorse proprie impegnate dall’ente da bilancio comunale, per un totale in 4 edizioni di quasi 100mila euro. A queste si sommano i costi in termini di personale (cofinanziamento determinante allora per la candidatura e necessario nei fatti per fare tutto senza gravare sulle spalle di esterni) e di servizi che, come spesa o come mancata entrata, il Comune ha sempre sostenuto, nonché la ricerca di contributi da altri enti pubblici o privati, come il Parco dell’Alta Murgia, la Camera di Commercio o l’ASCOM Confcommercio, generosissimo partner anche con la collaborazione dei ristoratori e delle strutture ricettive ruvesi.
Ancora: a marzo 2020 e a pandemia da Covid 19 appena scoppiata – quella che ha bloccato molti professionisti della cultura e dello spettacolo non stipendiati per mesi e mesi – questa amministrazione decideva di difendere in Consiglio Comunale i 30mila euro del nostro capitolo di bilancio perché senza quelli temevamo di non poter ottenere il cofinanziamento regionale per il 2020/21 e di non poter fare il festival a lockdown concluso. Nel frattempo decurtavamo tutti gli altri capitoli di spesa sulla cultura (compresi quegli eventi che non si sarebbero potuti svolgere) per sostenere l’emergenza Covid e tutti i bisogni primari di famiglie ridotte sul lastrico. E infatti Talos Festival non si è mai fermato, lo abbiamo realizzato comunque e in un lasso di tempo diluito, come Regione ci aveva chiesto di fare ad agosto 2020, e nelle finestre temporali in cui le regole lo hanno consentito (ottobre e luglio dal vivo, febbraio in streaming), assumendoci come sempre ogni onere organizzativo nonché ogni responsabilità anche sulla prevenzione da contagio. Noi, cioè il Comune.
E di nuovo così è andata quest’anno nella programmazione finanziaria 2021 e in fase di approvazione di bilancio, quando come ogni anno alcuni consiglieri di opposizione (che ora augurano lunga vita al Talos Festival, come fanno altri candidati che si affrettano a garantirne la sacralità assoluta) proponevano un ennesimo emendamento al bilancio per spostare risorse comunali dal Talos ad altri capitoli di spesa corrente ritenuti più importanti. Questa amministrazione divisiva e di colonizzatori (composta tutta da Consiglieri e amministratori ruvesi DOC, salvo tre assessori “fuorisede”) difendeva ancora una volta un progetto di questa città diretto da Pino, Livio, Margherita e mai, dico mai, messo in discussione neanche rispetto alla sua continuità futura.
Allora che succede?
Forse Minafra sente il bisogno di rompere con le amministrazioni di questo Comune, titolare del marchio Talos da 20 anni e da sempre soggetto organizzatore del festival, nel momento in cui queste sono uscenti, quando finiscono il loro mandato e non si può avere certezza sul futuro e dunque lo fa anche con noi (“illuminati” fino a poco fa, oggi “scellerati”), mentre i nostri rapporti sono stati sempre di stretta collaborazione, condivisione di scelte (tranne quelle artistiche, su cui l’Amministrazione non ha mai messo voce, poiché di esclusiva competenza del direttore e condirettore), di impegno, di lavoro, di sacrifici, di dedizione che ci hanno personalmente portato via il sonno per molte settimane lungo questi anni.
Non vediamo altre ragioni per le cose non vere e ingenerose che Minafra ci dice e non di persona, ma con una lettera aperta proprio adesso, senza rispetto per niente e nessuno, anche per le tante persone che ne hanno consentito a vario titolo la realizzazione e che non sono solo gli artisti (non c’era alcun bisogno di proteggerli e loro lo hanno ben dimostrato quella sera in teatro), ma anche tutti gli uffici comunali coinvolti da sempre e i tanti giovani che lavorano per mesi o che fanno i volontari (e sono molto aumentati in questi anni) nei giorni del festival.
Ora evidentemente per lui tutto questo non va più bene o non serve più.
Ora, in questo preciso momento, c’è un bisogno impellente di dissociarsi da un’amministrazione così credibile per la Regione Puglia da accordarci una convenzione diretta con TPP nell’agosto del 2020 che ci ha semplificato le procedure di spesa e rendicontazione per l’ultima edizione, tirando il Comune fuori dalla partecipazione a bandi rivolti invece ai privati. Una amministrazione che ha lavorato anche su altri di percorsi, ha avuto anche altre idee, ha guardato al resto della città, ha liberato progetti e risorse anche per altro, ha valorizzato nuove proposte giovanili, pur senza mai mettere da parte Talos ma semmai trovando finanziamenti che hanno finalmente consentito di liberare risorse comunali per altri nuovi progetti, musicali e non. Sì perché il Festival Talos, una specie di figlio maggiore più forte e ormai cresciuto, può anche accontentarsi di una carezza in meno, senza sentirsi escluso. Anzi, diventando generativo di altre opportunità per altri e dunque per tutta la comunità.
Oggi leggiamo invece di nuovo degli anni di lotta, del mancato ascolto (!), del Palasport che peraltro questa Amministrazione ha adeguato e messo a norma e oggi è agibile come prima non era, ma che non abbiamo insonorizzato. Ci scusiamo, faremo meglio con altre risorse e in futuro, per ora abbiamo pensato in questo caso soprattutto allo sport. E non leggiamo niente invece sull’apertura a Ruvo del Nuovo Teatro Comunale, luogo deputato e non adattato allo spettacolo dal vivo!
Ora la nostra visione politica – che insieme ci ha portato su tanti tavoli di confronto – con un improvviso colpo di revisionismo viene ridotta da Minafra a poche battute virgolettate riprese da un PDF di 38 pagine che, ci dispiace sbaglia maestro, non è il programma politico della coalizione di centro-sinistra, ma il rendiconto sintetico del già fatto. Dove diciamo sì che lo abbiamo innovato, grazie anche al progetto coreografico di Giulio De Leo, finito senza alcun rispetto nel tritacarne e che invece è stato elemento forte di rilancio del festival e della partecipazione cittadina oltre che uno dei motivi di attribuzione di un punteggio alto per qualità artistica nella graduatoria fatta da Regione Puglia nel ‘17.
Il programma è in un altro file PDF di 28 pagine. Ma neanche lì parliamo di Fondazione Talos noi, perché siamo andati avanti rispetto alla progettazione di questo istituto sul quale abbiamo avviato invece un lavoro in funzione della gestione del nuovo Museo Cittadino – come Minafra sa bene- che sorgerà nella Pinacoteca. Noi abbiamo in mente, diversamente da quello che leggiamo oggi nella sua nota, un percorso di gestione partecipata pubblico-privata che guardi a tutte le progettualità che ci sono nella nostra città e a quelle degli anni a venire.
Leggiamo anche e di nuovo di un riconoscimento ministeriale perso due volte, cosa che ci precede negli anni e che mostra la fragilità purtroppo di un sistema non diretto da una impresa culturale, ipotesi per altro da noi prospettata anche lo scorso inverno mentre tentavamo una nuova candidatura ai fondi ministeriali con un progetto multidisciplinare, verificando poi che nella nuova normativa gli enti pubblici non erano ammessi. Minafra non si è mai detto disponibile ad un ripensamento della governance del festival durante quei delicati passaggi e ora dimentica anche il lavoro fatto a supporto della sua nobile idea di salvare la musica di banda con la stipula di un protocollo (da noi redatto e portato avanti) sottoscritto qui a Ruvo a settembre del 2019 con Regione Puglia e con gli altri Comuni organizzatori di festival di musica di banda: qui c’è l’ipotesi di una fondazione, ma che sia partecipata da Regione Puglia e non riguardi solo Ruvo di Puglia. Su questo noi stavamo e stiamo lavorando e nessuno ha mai detto che avremmo abbandonato il percorso. Ci vuole però il tempo.
E niente, oggi non andiamo bene, noi insieme a tutti quelli che prima invece servivano. Noi invece le vogliamo ringraziare tutte quelle persone che hanno reso possibile ciò che è stato e quelle che ci saranno ancora quando riprenderemo in mano questo progetto sul quale abbiamo tante idee che avremmo potuto condividere con il suo ideatore e direttore, se lui lo avesse voluto. Il dialogo non lo abbiamo certo interrotto noi dopo lo scorso luglio, ma lo stesso direttore anche con la sua plateale assenza dall’ultimo concerto il 12 settembre. E vogliamo ringraziamo anche chi oggi ci ha scritto per esprimere solidarietà, comprensione, stanchezza, qualcuno anche profondo dissenso per quello che abbiamo tutti letto.
Le altre, quelle che plaudono sui social, ci sembrano per la maggior parte le stesse che hanno avversato, criticato, osteggiato in vario modo questo glorioso festival, in questi anni e anche prima di noi. Triste effetto voluto da un maestro che uscendo di scena ha spento le luci del palcoscenico e ha gettato il “suo” Talos Festival nella mischia politica della campagna elettorale.