“ERO STRANIERO”, SULLA STRADA DI UNA INTEGRAZIONE PERFETTA
Nel pomeriggio di ieri, 20 novembre, a Palazzo Caputi, si è tenuto un dibattito promosso dalle ACLI di Ruvo di Puglia su una tematica di estrema attualità: l’integrazione del forestiero nel nostro bel Paese.
Il tema è stato positivamente sollecitato dalla campagna nazionale “ero straniero, l’umanità che fa bene”, a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare che ha portato, alla scadenza dei sei mesi, alla raccolta di circa 85 mila firme, di cui 154 dei nostri concittadini ruvesi.
All’incontro hanno preso parte il primo cittadino Pasquale Chieco, il Presidente del Circolo ACLI di Ruvo, Luigi Campanale, il Parlamentare del gruppo PD, Dario Ginefra, il Consigliere di Presidenza nazionale ACLI, Antonio Russo e il Vescovo della Diocesi Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Mons. Domenico Cornacchia coordinati da Koblan Amissah del Centro Interculturale Abusuan di Bari.
Si tratta, a detta del presidente Luigi Campanale che ha aperto il dibattito, di una questione estremamente “rischiosa” non prestandosi a facili consensi e che induce a prendere posizioni piuttosto tiepide ed ambigue ed è sicuramente una tematica “non di moda”, perché si preferisce dare spazio agli interessi nazionali. L’impegno voluto dalle ACLI di Ruvo aveva come obiettivo prioritario non solo quello di sostenere la raccolta delle firme, ma soprattutto quello di promuovere occasioni di informazione e di approfondimento in vista dell’auspicato superamento, nel quotidiano, delle paure e pregiudizi legati allo straniero e dar far forma a quella “convivialità delle differenze” sollecitata già oltre 30 anni fa dal Mons. Don Tonino Bello, sì da costruire ponti di umanità e nuova speranza.
Il consigliere Russo, dopo aver detto che il problema difficile e scivoloso dell’immigrazione riguarda ogni parte del mondo, non solo l’Italia, afferma che, come ACLI, si è ritenuto preferibile nel caso di specie sottoporre una questione con una radice eminentemente culturale all’attenzione dei cittadini e quindi scendere nelle piazze per la raccolta di firme in luogo della ordinaria legiferazione parlamentare, che rimane in ogni caso la via attraverso cui prevalentemente si fanno le leggi. Non pare giusto, dice Russo, che i 5 milioni di stranieri regolari viventi in Italia e che sono medici, professionisti, panettieri, operai, e così via, pur essendo nati e cresciuti nel nostro Paese sono costretti a vivere una “cittadinanza dimezzata”.
Questo necessario ammodernamento del quadro delle leggi porterebbe all’idea di una immigrazione non rancorosa, in cui si diventa cittadini italiani non unicamente per ius soli, cioè solo per nascita, ma condurrebbe ad uno ius soli temperatissimo, in cui la cittadinanza si acquisisce anche per diritto di suolo, cioè per il solo fatto che taluno vive nella nostra comunità e contribuisce a migliorarla, “è questa l’umanità che fa bene, si tratta di “leggi di civiltà necessarie!”.
Il parlamentare Ginefra, invece, pone al centro del suo discorso in primis la difficoltà dell’Europa di svolgere fino in fondo il suo ruolo anche nelle politiche migratorie.
Fondamentale è un terreno di impegno perché ci sia il riconoscimento del diritto di voto anche a questi cittadini che pagano regolarmente le tasse come tutti.
Il Sindaco Pasquale Chieco si mostra in piena sintonia con le proposte della campagna nazionale “ero straniero” ed è uno dei 74 sindaci italiani che ha firmato a sostegno della legge sullo ius soli, che è una legge di civiltà minima. A riprova della predisposizione verso i temi dell’accoglienza e dell’integrazione una scelta di campo dell’amministrazione ruvese in questa direzione è la prossima realizzazione di centri di assistenza per stranieri in cui convergeranno 36 persone e 16 minori non accompagnati.
Già attiva è invece una struttura voluta dal Prefetto che si trova in campagna, i cd CAS (Centri di Assistenza Straordinari), ubicata a 20 km da Ruvo in cui ci sono giovanissimi poco più che maggiorenni, attualmente sono impegnati nella realizzazione delle luci natalizie che addobberanno il centro storico e rientranti nel progetto luci d’artista. È un piccolo passo verso concrete forme di integrazione.
Da parte sua Mons Cornacchia dice che dobbiamo sentirci cittadini dell’umanità, cittadini del mondo e a tal fine occorre rimuovere il pregiudizio dalle nostre menti. La convivialità delle differenze, quella voluta da Don Tonino Bello, deve cominciare da noi per poi diffondersi a macchia d’olio ai confini più lontani.
L’Europa è davvero la culla della civiltà?
Irene Tedone