Elezioni comunali, l’editoriale di “Luce e Vita”: “Auguri scomodi ai Sindaci e Consiglieri”
Editoriale online del 1 luglio a firma di Luigi Sparapano.
Le quattro città della Diocesi tornano a pieno regime nella loro attività amministrativa essendosi concluse le elezioni comunali. A ottobre per Ruvo, con Paquale Chieco dopo il turno di ballottaggio; il 12 giugno a Terlizzi, al primo turno, e il 26 giugno a Molfetta e a Giovinazzo dopo il ballottaggio.
A Terlizzi la vittoria è stata schiacciante, da parte di Michelangelo De Chirico, supportato da liste importanti e con un’alternativa di governo molto attesa dopo due mandati del sindaco Gemmato. Mentre a Molfetta e a Giovinazzo i sindaci eletti, Tommaso Minervini e Michele Sollecito, partono con l’amara consapevolezza di essere stati scelti da una minoranza delle rispettive città e per pochi voti di differenza. Troppo pochi i voti espressi dai cittadini. Dato preoccupante che in realtà non preoccupa più di tanto.
Non tocca a noi fare valutazioni politiche e analisi tecniche sugli esiti del voto, ce ne sono già tante (a proposito e a sproposito) e forse serve più tempo per meditare su quanto avvenuto. Luce e Vita (n.23 del 5 giugno 2022) ha dedicato un numero intero quale contributo di conoscenza dei candidati scesi in campo, il loro background, le loro visioni politiche, i riferimenti culturali e politici.
Alcune sottolineature riteniamo dover fare. Partendo dall’ultimo atto, la scarsissima affluenza al voto.
Un tempo le elezioni comunali erano quelle più partecipate perché più prossime, rivolte a persone conosciute, di casa propria, con maggiore coinvolgimento. Da qualche anno il trend è contrario. Anche nei Comuni si vota poco. Prevalgono altri interessi e la percezione della politica è ammorbata da pregiudizi indotti dalle diverse vicende che accadono e che coinvolgono i protagonisti della vita civica. Su questo vanno fatte molte riflessioni. Anche in campo ecclesiale, dove i tentativi di educazione e di introduzione alla politica sono sempre secondari rispetto ad altri temi e proposte, a volte molto più frivoli. Salvo svegliarsi prima delle elezioni volendo fare incontri e chissà cos’altro o sostenere più o meno palesemente questa o quella candidatura. Mentre la formazione sociopolitica richiede tempi lunghi e metodi adeguati, non legata a lezioni o conferenze estemporanee, ma correlata alla vita concreta delle città. Alla valenza politica, sociale ed economica dei provvedimenti.
C’è poi l’attenzione alla equidistanza, della comunità ecclesiale, dai diversi attori politici o, se vogliamo, equivicinanza, nel senso di rispetto delle istituzioni, di sostegno, incoraggiamento e richiamo morale a quanti si dedicano al bene comune, nonché riconoscimento del ruolo quale che sia lo schieramento, ma senza ammiccamenti.
Dall’altra parte, quella politica, occorre avere grande rispetto nel tenere distinti gli ambiti, soprattutto in campagna elettorale, dando a dio e a cesare quello che compete loro. È stato detto, scritto e visto già molto su questo nonostante la Diocesi, in illo tempore, aveva già messo in guardia dall’uso strumentale della religione. Ma purtroppo questo è avvenuto e avverrà ancora se non ci sarà una forte presa di posizione da ogni parte.
Altro aspetto negativo è stato un malinteso senso del civismo. L’amore alla politica non si coltiva reclutando migliaia di persone, molti giovani prestanome e portavoti, in liste pro tempore, poche settimane prima dell’elezione. È una prassi ormai datata e già denunciata, che demolisce l’entusiasmo di chi si butta nella mischia, ma evidentemente è una strategia che porta frutti e quindi si perpetua. Che ne sarà di tanti nomi tirati in ballo? Quale seguito avrà un tale coinvolgimento?
Ora, passata la campagna elettorale, le polemiche e le feste (?) conseguenti, è tempo di governare, anche perché ci sono finanziamenti importanti da intercettare e portare a frutto. Gli interessi sono molto alti. I mesi che ci aspettano saranno molto duri e non certo per chi naviga nel denaro. Serve grande senso della legalità e capacità di ascolto vero della gente.
Per questo esprimiamo auguri sinceri e scomodi per i Sindaci, i Consiglieri eletti e le Giunte – come anche ringraziamo quanti li hanno preceduti e quanti si sono messi in gioco nella campagna elettorale, con genuino senso civico -. Amministrare la città è una responsabilità enorme di cui solo persone serie comprendono la portata, per cui vogliamo scongiurare, senza ingenuità, successi personali determinati da interessi di parte, da arrivismo e da tentazioni di dominio. Sia posto dinanzi, nelle scelte da compiere, quel bene comune autenticamente inteso e non ridotto a parole vuote.
L’augurio che facciamo è quello di saper essere samaritani “dell’ora prima”, “dell’ora giusta” e “dell’ora dopo”. Di non dormire la notte sapendo che nella propria città c’è chi non raggiunge i livelli minimi di sussistenza e di dignità. Appunto, auguri scomodi.
Buon servizio!
Luigi Sparapano