E’ possibile adottare il “modello Riace” anche a Ruvo di Puglia?
Vivere tra pari nel rispetto delle diversità culturali, religiose, sociali è la chiave di lettura per comprendere il “caso Riace”, il caso di un piccolissimo borgo calabrese famoso per il ritrovamento, nelle acque della sua Marina, di due Bronzi e per la “visione universale” del suo sindaco, Domenico Lucano, che ha accolto i migranti con l’appoggio della maggior parte dei suoi concittadini, «che possiedono il senso dell’accoglienza nel proprio DNA». A Riace vivono cinquecento migranti, di cui 165 sono all’interno del progetto Sprar.
Della visione di quest’uomo, di questo politico, si è parlato ieri, presso il centro “L.I.N.E.A. COMUNE” a Ruvo di Puglia, durante la presentazione del libro “Riace, il paese dell’accoglienza” (Imprimatur Editore), scritto dal professor Antonio Rinaldis, piemontese nelle cui vene scorre fiero sangue calabrese, che ha colto, tra l’altro, una felice coincidenza nel fatto che Riace, paese visionario, sia confinante con il piccolo borgo di Stilo, dove nacque il filosofo Tommaso Campanella, autore de “La Città del Sole”, dedicata a una società ideale.
Al dibattito letterario e sociale hanno partecipato, oltre all’autore, Baharam Acar, cittadino curdo e uno dei primi immigrati riacesi, che ha narrato la sua felice esperienza di uomo perfettamente convivente con realtà differenti dal suo mondo, Francesco Monopoli dell’APS “Etnie Onlus”, che ha presentato il progetto e il centro “L.I.N.E.A. COMUNE”, la vicesindaca e assessora alle Politiche Sociali Monica Montaruli e Gianluigi De Vito, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno” e moderatore acuto e attento, che ha sollevato quesiti, ha sottolineato la mancanza, in Puglia, di solidi piani strutturali nell’affrontare il fenomeno migratorio. Basti pensare che è l’unica regione ad avere i Centri di Identificazione ed Espulsione.
Il “modello Riace” è replicabile altrove? In Calabria quaranta comuni lo hanno adottato con successo. Ma in altri contesti darebbe i suoi frutti? Se la visione del quarantesimo uomo più influente al mondo, come la rivista statunitense “Fortune” ha definito Domenico Lucano, fosse adottata da sindaci di città più complesse, con realtà differenti, dispiegherebbe gli stessi effetti?
A Ruvo di Puglia, per esempio, dove si è sviluppata una polemica per la coesistenza del centro e di alcune classi della Scuola Elementare “Giovanni Bovio”, in fase di ristrutturazione?
Sarebbe possibile se si facesse conoscere questo modello a tutti, soprattutto ai più scettici, a coloro che ritengono che l’accoglienza del migrante coincida con il mancato riconoscimento dei diritti dei cittadini italiani.
Il “modello Riace”, presentato con poeticità da Rinaldis e amato da Daniela Maggiulli, tramite fra il borgo calabro e le realtà del nostro territorio che vogliono adottarlo, può essere considerato un modello includente che non divide alcuno, che rispetta i diritti di tutti, che pone le basi perché non si sviluppi l’ennesimo conflitto tra poveri, spesso strumentalizzato.
In fondo, basta essere «audaci e creativi», come chiosa l’assessora Montaruli, nell’adottare strategie sociali vincenti per tutti.