E' la domenica della "Quarantana": il significato
Uno dei personaggi simbolici, più strani e nello stesso tempo interessanti del periodo quaresimale ruvese, ma non solo, è la Quarantana: un pupazzolo dalle sembianze di vecchia vestita di nero, posto a penzoloni per le vie del paese a partire dalla mezzanotte del martedì grasso, dopo aver dato alle fiamme il carnevale.
“E mùrt Carnevòle e na’nze chjange chiue”. Questa frase ancora oggi molto diffusa non assume quel carattere tristezza è invece una morte per cui non bisogna piangere, una morte da festeggiare perché termina con esso un anno di amarezze, mentre si inizia un nuovo ciclo.
La Quarantana è legata al Carnevale e viene considerata la “moglie”. Le origini del rito della Quarantana deriva da quello antico del mondo greco, esportato poi alle popolazioni della Magna Grecia, esso è da mettere in relazione ai riti di propiziazione e purificazione legati al culto pagano di Bacco. Funzioni propiziatorie aveva anche il culto a Dionisio, nelle feste in suo onore venivano appesi agli alberi gli “oscilla” che esposti all’azione del vento, elemento quest’ultimo ritenuto divinatorio, esercitavano un’azione apotropica atta ad allontanare gli spiriti malefici, la stessa funzione veniva attribuita alla Quarantana anch’essa posta in modo che il vento la smuovi. Con il passare del tempo questi riti si sono fusi con le tradizioni carnevalesche locali e con quelle quaresimali. Una serie di simbologie accompagna la Quarantana, la donna vestita in nero simboleggia la penitenza, il fuso e una canocchia simbolo del lavoro femminile e del tempo che passa, in riferimento alle parche della mitologia; un melograno ( simbolo della resurrezione del dio Diònisio), sostituito da un’ arancio, simbolo dell’inverno che va via, conficcate sette penne di gallina, tante quante sono le settimane della Quaresima, tolte una per settimana sino al giorno della Resurrezione; l’aringa, simbolo dell’astinenza, che nel periodo quaresimale sostituiva carne, grassi, uova e latticini. Persino le padelle venivano ripulite con cura per sviare gli odori tentatori delle succulente pietanze consumate nel periodo pre Carnevale.
Il giorno di Pasqua, al passaggio della processione della statua del Cristo Risorto, una delle poche in Puglia, avviene il rito – spettacolo dello scoppio della Quarantana tra il tripudio generale dei presenti. Dal modo in cui la Quarantana veniva inghiottita dalle fiamme, i nostri avi traevano gli auspici dell’annata agraria.
La sua esplosione rappresentava e rappresenta tutt’oggi la vittoria della vita sulla morte, delle gioie sugli stenti e sui sacrifici, della primavera sul freddo inverno.
Michele Pellicani