E' IL GIORNO DELLO SCOPPIO DELLE "QUARANTANE"
Uno dei personaggi simbolici più strani e interessanti del periodo quaresimale rubastino è la Quarantana, un fantoccio dalle sembianze di una vecchia signora nerovestita, appesa ai crocicchi delle principali vie di Ruvo di Puglia dalla mezzanotte del Martedì Grasso, dopo il rogo del Carnevale, suo “marito”.
“E mùrt Carnevòle e na’nze chjange chiue”. Questa frase, ancora oggi molto diffusa, non ha un significato mesto ma, al contrario, simboleggia la fine di un anno di amarezza che cederà il passo a un nuovo ciclo vitale.
La Quarantana e tutti i riti legati ad essa sono di chiara derivazione pagana. Molto probabilmente essa è assimilata agli “oscilla” che erano appesi agli alberi nelle feste dedicate a Dioniso, il cui culto fu importato dai coloni greci che si insediarono nel Sud Italia. Gli oscilla erano esposti al vento, elemento naturale divinatorio, che li faceva muovere allontanando così gli spiriti malefici. Funzione apotropaica svolta anche dalla Quarantana che oscilla allo spirare del vento.
Con il passare del tempo è avvenuto un curioso sincretismo tra culto pagano, culto cattolico e tradizioni locali.
La Quarantana, simbolo di penitenza, è ornata da una pletora di oggetti che hanno un significato. Il fuso e la conocchia indicano l’alacre lavoro femminile e il tempo che passa; sono due simboli di chiara derivazione mitologica perché sono gli strumenti della Parca Cloto che fila il tessuto della vita. Il melograno, simbolo di rinascita legato al culto di Dioniso, è stato sostituito da un’arancia, il frutto dell’inverno che va via, nella quale sono conficcate sette penne di gallina, tante quante sono le settimane della Quaresima: ogni settimana che passa, una penna viene estratta sino al giorno di Pasqua. L’aringa è il simbolo dell’astinenza dai cibi succulenti, così come prescrive la Chiesa, durante la Quaresima.
Ma il retaggio mitologico e pagano della Quarantana è, per quanto possa sembrare paradossale, evidente il giorno di Pasqua nello “Scoppio della Quarantana”. Non appena la statua del Cristo Risorto giunge al crocicchio, il fantoccio è fatto esplodere e brucia. Qualcuno si avventurerà in pronostici sulla prossima annata agraria osservando le fiamme che divorano la Quarantana ma la maggioranza vedrà, in questa cerimonia, la vittoria della vita sulla morte.