"Diventare angeli necessari e laici" è l'invito della scrittrice Francesca Palumbo
La presentazione del libro “Le parole interrotte” (Besa Editrice) di Francesca Palumbo ha concluso ieri, a Palazzo Caputi, la rassegna autunnale “Evoluzioni Libri” che ha avuto nella tenacia, nella ricerca e riscoperta dell’identità la propria cifra, come sottolineato dall’Assessora alla Cultura Monica Filograno.
Con l’autrice ha conversato la drammaturga Valeria Simone che ha messo in luce la stretta relazione tra l’opera della Palumbo e la drammaturgia, nella presenza di un punto di innesco secondo lo schema del viaggio dell’eroe.
In “Le parole interrotte” il punto di innesco è la scoperta del corpo ferito di Malaika durante la corsa mattutina di Clara.
Ma proprio in quell’attimo si sviluppa un’intensa storia di amicizia, di “togetherness”, di empatia, di capacità di entrare nel mondo dell’altro solo attraverso la gestualità e gli sguardi, attraverso un alfabeto emozionale che investe anche il figlio di Clara, balbuziente. Un linguaggio semplice ma vero.
Perché le parole, spesso, sono “interrotte”, sono ambigue; reiterate continuamente privano di senso e di significato quello che contraddistinguono. Con le sue parole, Francesca Palumbo ha voluto testimoniare l’orrore vissuto dai migranti nella fase iniziale dei viaggi sui barconi, quella in cui si attraversano deserti e si viene attaccati, catturati per essere seviziati, uccisi e privati dei propri organi. Quanti minori non accompagnati scompaiono, anche in Italia purtroppo! E spesso la stampa tace.
Editando le parole di Primo Levi, si può dire che “i migranti testimoniano con le sue parole”, hanno un volto, una storia, una vita. Il fatto stesso di riconoscere dei vissuti nei migranti, ormai considerati masse confuse e informi che giungono dal mare, dispensatore di vita e di morte, è manifestazione di interesse verso il prossimo, di senso di “maternità” che non è solo biologica ma indica la “bontà attiva”, l’assenza di “cecità attitudinale”.
E per “vedere intensamente quello che ci circonda” ci vuole molto coraggio, come i giornalisti che svelarono le sparizioni dei braccianti polacchi, dalle campagne pugliesi; tema affrontato da Valeria Simone nel suo “Paradise”.
Clara, quindi, è Francesca, è Valeria, è tutti coloro che hanno il coraggio di aiutare l’altro, di essere l’angelo necessario e laico cantato da Wallace Stevens, di penetrare nel mondo altrui e rispettarlo.