DIFFERITO AL 13 NOVEMBRE LO SCIOPERO UNICOBAS-SCUOLA PREVISTO PER OGGI
Era previsto per oggi lo sciopero UNICOBAS-Scuola, differito al 13 novembre.
Quali le motivazioni? Lo spiega in una nota Stefano d’Errico (Segretario Nazionale Unicobas Scuola).
i Cobas hanno assicurato che quello del 13 Novembre sarà uno “sciopero della scuola … unitario come a maggio-giugno e con manifestazione nazionale, contro l’applicazione della legge 107 e per un consistente recupero salariale per docenti ed Ata”. Questa è la principale condizione che l’Unicobas ha chiesto per la realizzazione di uno sciopero unitario. Perciò, nell’interesse della categoria e della Scuola pubblica, gravemente colpita dalla L.107/2015, l’Unicobas ha deciso di differire il proprio sciopero, già proclamato per il 23 Ottobre, unendo gli sforzi per la riuscita della (da oggi comune) data del 13 Novembre.
Unità di fronte alla necessità di ‘incendiare’ la scuola per rendere inapplicabili i fondamenti della riforma: la chiamata diretta e la continua precarietà del 10% del personale (tagliato via dalle assunzioni), la valutazione discrezionale e la fine della libertà d’insegnamento, la perdita della titolarità e l’eliminazione delle regole di garanzia sui trasferimenti. Chiamiamo tutto il sindacalismo alternativo della scuola a copromuovere la giornata su questa piattaforma ed a manifestare contro l’intenzione del Governo di limitare il diritto di sciopero dei lavoratori, impedendone l’esercizio al sindacalismo di base.
Dimentichiamo gli annosi problemi causati dall’autoreferenzialità del portavoce dei Cobas, che non ha mai avviato una consultazione prima di proclamare uno sciopero. Speriamo anzi che anche tutti i sindacati della scuola, Confederali ed Autonomi compresi, vengano su questa data, ma a condizione che sia DELLA e PER la Scuola ed in primis contro l’applicazione della L. 107. Diciamo quindi subito che, in caso contrario, noi non sposteremo quella data a fronte di un differimento in avanti – eventualità sulla quale i Cobas non ci hanno risposto in modo preciso con il loro comunicato – effettuato per seguire lo sciopero generale del ‘pubblico impiego’ in arrivo da parte confederale. Faremo di tutto per far riuscire una nuova grande mobilitazione della scuola, all’altezza dei momenti migliori dello scorso anno di lotte epocali, dallo sciopero del 24 Aprile a quello plebiscitario del 5 Maggio. Ma non conti su di noi chi volesse usare le energie della categoria, magari con la scusa di una presupposta ‘unità’ del mondo del lavoro (quell’unità che non abbiamo visto INTORNO alla scuola quando avrebbe dovuto manifestarsi), per uno sciopero ‘general-generico’ atto ad annegare la scuola in una farsa che darebbe ‘mandato’ ai sindacati tradizionali per il solito accordo al ribasso sulla manovra del Governo. Quegli stessi che avevano promesso a Luglio ‘fuoco e fiamme’ da Settembre, dichiarando dopo l’approvazione della L.107 che avrebbero ‘fatto delle scuole un Vietnam’, ma ora propongono alle loro RSU di accomodarsi nei comitati di valutazione come se nulla fosse e senza combattere, senza battersi per sottoporre al Collegio Docenti una mozione contro l’elezione dei suoi membri, onde non renderlo un operante ‘collegio perfetto’.
È cominciata LA MANFRINA ‘UNITARIA’ SUI ‘CONTRATTI’ DEL PUBBLICO IMPIEGO. Renzi mette a disposizione 400 milioni ed intende legare i risibili ‘aumenti’ unicamente alla ‘produttività’. Subito le roboanti dichiarazioni dei Confederali: Cgil: ‘…è inaccettabile, si tratta di 5 euro’; Uil: ‘…solo 10 euro lordi al mese’. Tutto come da copione. Ma noi ricordiamo quando Cgil, Cisl e Uil (nella scuola insieme a Gilda e Snals) firmarono per 8 euro al mese… Succederebbe che, aggiungendo ai 400 milioni del Governo i 700 mln che Renzi è riuscito a risparmiare con rinvii e mancate assunzioni (tutti rubati ai precari della scuola e sui quali, guarda caso, i ‘sindacatoni’ non si sono mai pronunciati), chiuderebbero i contratti per 3 mln di ‘pubblici dipendenti’ (dei quali un terzo siamo noi della scuola, che finanzieremmo così per i due terzi il rinnovo contrattuale di tutti). A quel punto, dopo un bello sciopero-farsa general-generico del pubblico impiego (utile soprattutto a distrarre l’attenzione per far dimenticare un anno di lotte contro il piano Renzi), Cgil, Cisl e Uil (e con loro Gilda e Snals) griderebbero alla ‘grande vittoria’: avremmo 30 euro lordi (18 netti di media): 16 lordi (9 netti) ad un collaboratore, 22 lordi (13 netti) ad amministrativo, 28 lordi (16 netti) ad un docente dell’infanzia e della primaria, 32 (19 netti) ad un docente delle medie, 40 (23 netti ad un docente delle superiori in posizione apicale a fine carriera). Tutto ciò, in massima parte, SOLO COME ‘SALARIO’ DI PRODUTTIVITA’ (più ore per i docenti ed ‘intensificazione’ per gli Ata – vd. direttiva di Renzi) a FINE CONTRATTO. Non prima del 2018 (QUANDO SI VOTA). Dopo un blocco ultra-pluriennale e una forte perdita di potere d’acquisto (..e solo l’indennità di vacanza contrattuale varrebbe 90 euro netti!). Sarebbe veramente ridicolo scioperare a fine Novembre con i Confederali per il ‘pubblico impiego’, per il ‘gusto’ di vedere in piazza ‘tutti, tutti e tutte, tutte’…!
L’Unicobas non parteciperà perciò alle ‘passeggiate del sabato sera’ senza astensione dal lavoro previste il 24 Ottobre, frammentate su varie città, che i sindacati tradizionali hanno deciso nell’assemblea nazionale-farsa per ‘RSU ad inviti’ chiusa al sindacalismo di base (e segnatamente all’Unicobas) tenutasi a Roma l’11 Settembre. Prima di lanciare appelli alla piazza, Confederali, Snals e Gilda chiariscano alla categoria, proclamando uno sciopero ad hoc, la propria posizione sulla L.107, perché questa, deleghe comprese, ha scansioni ben definite e non fa sconti a nessuno, nonché sul becero tentativo governativo di rendere impossibile (dopo l’eliminazione del diritto di assemblea, avvenuto a suo tempo, col placet della ‘Triplice’), l’esercizio del diritto di sciopero per i sindacati alternativi. Pesantissimo il loro silenzio sul diritto di sciopero, ma ancor più grave risulta il consenso all’operazione liberticida renziana reso pubblico il 7 Ottobre, da ‘La 7’, dal numero due della CGIL confederale.