Dal porpora al bianco: parole e foto d’epoca per narrare il “Cristo Risorto”
Barocche e preziose coltri dai colori forti, tirate dai cassetti dove sono religiosamente – è il caso di scrivere – custodite, tra fiori di lavanda, per essere esposte ai balconi e accogliere la statua del “Cristo Risorto”, che si avvierà questa mattina, dalla Chiesa di San Domenico, a ritmo sostenuto e al suono delle marce trionfanti della Banda.
Una delle poche in Puglia, la processione del “Cristo Risorto” diventa parte integrante di un rito in cui paganesimo e cristianesimo, folclore e religione si fondono. E’ il rito dello “scoppio delle Quarantane” al passaggio del Risorto.
Della storia della processione e della statua scriveremo e mostreremo foto d’epoca messe a disposizione da Michele Montaruli, ex priore della Confraternita della Purificazione di Maria Santissima Addolorata e autore di un saggio, pubblicato ne “Il Rubastino” di marzo 2002, in occasione del cinquantennale del simulacro portato ancora oggi in processione.
Originariamente la statua di “Cristo Risorto”, costruita nel 1922 da Luigi de Rosellis, su commissione della Confraternita della Purificazione di Maria SS. Addolorata, era ricoperta, parzialmente, da un drappo porpora posto sulla spalla sinistra, con il braccio destro, alzato in segno di saluto e benedizione. Poggiato su una nuvola, il Cristo era circondato da quattro angeli e aveva una grande raggiera dorata quale simbolo della Luce Divina che si irradia sull’umanità.
Viene portata in processione nel 1923, sotto il priorato di Michele Lovino, come si legge su un verbale del 1927. Inoltre, nel 1923 è nominata una Commissione che si occuperà di organizzare la processione su base d’asta di 300 lire. Inoltre, la processione aveva inizio nel mezzogiorno di Sabato Santo, giorno aliturgico, in cui non si celebrava la Messa.
Nel 1952, la statua di porpora vestita fu sostituita, per ragioni di pruderie perché ritenuta “troppo poco vestita”, con l’attuale statua, acquistata per 46.500 lire (40mila lire per il “Cristo”, 6500 lire per i due angeli) dallo scultore barese Salvatore Bruno, come dimostra l’ordine di acquisto datato 10 marzo 1952. Questo avvenne sotto il priorato di Andrea Cantatore.
E dagli anni Cinquanta inizia il nostro viaggio dei ricordi, con foto che testimoniano il fervore religioso dei fedeli e di una comunità, che pare canti «È resuorte, è resuorte/ è cchiù fuorte de la muorte/è sciute ‘ngile da u Attone/pe do la salvièzze a le crestione» ( da “È resuorte” in “La Semmona Sande a Rìuve” di Pietro Stragapede).
Quel fervore, poi, si attenua o si spegne nel resto dell’anno, ma una cosa è certa: una statua, una marcia, una musica, il profumo di un fiore o dell’incenso della Settimana Santa ruvese lasciano sempre un segno nell’animo di tutti. Credenti e non credenti.
«Queste foto – spiega Montaruli – sono fine anni Cinquanta».
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«Qui siamo nel 1982. – prosegue – Possiamo notare, sullo sfondo della seconda fotografia, la Quarantana, all’epoca in via Cairoli. La terza, invece, è del 1988. Si possono notare i rappresentanti delle altre confraternite cittadine che portano il forcello, come per la statua del “Cristo Morto” durante la processione dei Misteri».
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«Queste foto risalgono alla fine degli anni Novanta e al 2000».
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(Tutte le foto pubblicate sono presenti nell’Archivio della “Confraternita della Purificazione di Maria Santissima Addolorata”. Si ringrazia chi ha messo a disposizione immagini e contributi storici)