DA DON TONINO A FALCONE E BORSELLINO: NASCE IL “VIALE DEI GIUSTI” A CURA DELLA “FONDAZIONE CESAREO”
In occasione del 29° anniversario della “Strage di Capaci”, la fondazione “Angelo Cesareo” inaugura il “Viale dei Giusti“ a Serra Petrullo “Angelus Novus”.
Il viale, costituito da due sentieri (del Biancospino e degli Ulivi) con le sue decine di alberi del Mediterraneo, sta a rappresentare le circa 60 differenti figure di giusti (il carrubo per Giovanni Falcone, l’alloro per Rosario Livatino, il diospiro per Peppino Impastato, l’ulivo per don Tonino Bello, il melo per don Lorenzo Milani, il nespolo invernale per Giorgio Perlasca, etc…). Il viale sarà aperto a possibili incontri, laboratori per un più ampio territorio e per le comunità, scuole e cittadini.
All’evento, promosso dalla fondazione “Angelo Cesareo” in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale “L’Ora Blu”‘, sarà presente il vescovo mons. Domenico Cornacchia, don Francesco De Lucia responsabile della comunità C.A.S.A e rappresentanti del settimanale Luce e Vita. Molti degli alberi dei giusti sono stati adottati da cittadini, scuole, istituzioni del territorio e in modo particolare l’ulivo legato da sempre alla figura di mons. Bello è stato adottato dalla comuità C.A.S.A e dal settimanale Luce e Vita.
Un ”Viale dei Giusti”, a cura della onlus Fondazione ”Angelo Cesareo”, in questi mesi, è stato, collettivamente, allestito nel paesaggio di Serra Petrullo ”Angelus Novus”, contrada premurgiana di Ruvo di Puglia, a 3 km dalla città, 350 m. circa sul livello del mare.
Si è deciso di scegliere alcune delle più significative personalità dei giusti che richiamassero, in qualche modo, o potessero rinviare alla storia del nostro Paese, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. Tale scelta non ha preteso, perciò, di essere assolutamente esaustiva, ma potrà incrementarsi e arricchirsi sempre di nuove suggestioni e presenze. Molti degli alberi dei giusti sono stati adottati da cittadini, scuole, istituzioni.
Nel Sentiero del Biancospino, all’ingresso dal carraro principale, c’è un ulivo con, su una grande lastra di pietra alle spalle, i versi di Isaia, a parlarci di don Tonino Bello, ”sentinella del mattino”, e a introdurci al Viale. Un ”reperto”, l’ultimo di un ulivo malandato della C.A.S.A., a dimora ai tempi del vescovo, donato dai ragazzi della Comunità, è lì a darne segno. Subito dopo, nel sentiero dove la terra è più densa e accoglie pietraie, la giustizia, con un suo simbolo e segno, prende il volto della legalità, di difesa di uno Stato di diritto che si fa custode e tutore di libertà, di garanzia di sicurezza dei cittadini dalla violenza e dalla paura, dal sopruso e dall’omertà di organizzazioni criminali. Si esprime, quella giustizia, nelle figure dei magistrati Giovanni Falcone con il suo albero di carrubo, di Paolo Borsellino con il noce (di fronte al primo), di Antonino Caponnetto con l’albero di gelso rosso. Saldi come samurai stanno lì fermi. Accanto all’albero di Borsellino, quasi per sempre protetta dall’ombra dei suoi rami, il biancospino con una rosa di Rita Atria, giovane lucciola, ”picciridda”, testimone di giustizia. Un alberello di ulivo sembra poi camminare incontro all’uomo, sui sentieri della fede e della profezia: don Ciotti con i suoi molteplici rami di ”Libera”.
Più avanti, tre giornalisti che, con la loro scrittura, con la loro voce, non hanno avuto paura di farsi denuncia e grido contro le violenze di grandi organizzazioni malavitose: Peppino Impastato, Pippo Fava e Ilaria Alpi. C’è anche un pino: è il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che sembra un gigante: cammina sui duri e fermi sassi della giustizia e nessuna tempesta lo abbatterà.