DA AZIENDE IN ROSA NUOVA FRONTIERA PER AGRICOLTURA MODERNA E FUNZIONALE
Estensione alle donne, senza limiti di età, delle agevolazioni previste da ISMEA con l’obiettivo di favorire l’imprenditoria femminile in agricoltura, quando a pagare il prezzo più alto sul fronte occupazionale sono state proprio le donne con il 70% dei posti di lavoro persi nel 2020 a causa della crisi economica e occupazionale per la pandemia da Covid 19. Se ne è parlato in occasione del G20 dei Ministri dell’Agricoltura a Firenze, dove è stato tracciato il percorso di futuro dell’agricoltura con le donne nuova frontiera con il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, responsabile nazionale di Coldiretti Donne impresa, la pugliese Floriana Fanizza, il segretario generale di Coldiretti, Enzo Gesmundo, alla presenza del sottosegretario di Stato all’Agricoltura, Francesco Battistoni.
“In Italia più di un’azienda agricola su quattro è guidata da donne, con il protagonismo femminile che ha rivoluzionato l’attività agricola come dimostra l’impulso dato dalla loro presenza nelle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole, le agritate, gli agriasilo, le fattorie didattiche, i percorsi rurali di pet-therapy, gli orti didattici, ma anche nell’agricoltura di precisione e a basso impatto ambientale”, ha detto il presidente nazionale Prandini.
La Coldiretti ha chiesto investimenti seri nelle infrastrutture di supporto alle imprenditrici femminili nelle aree rurali, rendendo fruibili e maggiormente rispondenti alle esigenze delle imprenditrici gli strumenti del PSR, del PNRR e della PAC.
“Strategico supportare e incentivare l’imprenditoria femminile in agricoltura che offre notevoli potenzialità occupazionali, puntando sulle giovani donne, considerato che per esempio il 54% delle domande per i nuovi insediamenti sono state presentante proprio dalle imprenditrici in erba. Serve un a rivisitazione della legge sull’imprenditoria femminile in agricoltura e nuovo slancio al Comitato nazionale e a quelli territoriali per armonizzare le attività sui territori”, ha dichiarato la responsabile Fanizza.
Le agevolazioni, che consistono in un contributo a fondo perduto fino al 35% delle spese ammissibili e in un mutuo a tasso zero per la restante parte – aggiunge Coldiretti Puglia – nei limiti del 60% dell’investimento sono ora applicabili alle imprenditrici e alle imprese a totale o prevalente partecipazione femminile.
“Sotto questo aspetto va sottolineata l’esigenza di rafforzare il nuovo welfare nelle aree interne per consentire di mettere un argine allo spopolamento. Pensiamo agli agriasilo per consentire alle donne di non rinunciare alla maternità e coniugarla con il lavoro – ha aggiunto la responsabile Fanizza – alle fattorie didattiche e a quelle di agricoltura sociale, che in alcuni territori potrebbero rappresentare un presidio insostituibile. Crediamo che la multifunzionalità dell’impresa agricola possa essere una chiave da un lato di creazione di lavoro, dall’altro di risposta al tema dell’inclusione sociale”.
Digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l’inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà dai cereali all’allevamento fino all’olio extravergine di oliva sono alcuni dei progetti strategici cantierabili elaborati dalla Coldiretti per la crescita sostenibile del Paese, perché “come donne di Coldiretti siamo pronte a dare il nostro contributo anche nelle progettualità presentate dalla nostra organizzazione, insieme a Filiera Italia, che sono pronte a diventare cantieri e a creare opportunità di lavoro”, ha concluso Floriana Fanizza.
L’allarme globale provocato dal Covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Puglia – conclude Coldiretti Puglia – sulle quali occorre intervenire per creare nuovi posti di lavoro, difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali.