Curiosità e novità su Domenico Cotugno: una risorsa per Ruvo di Puglia e per il mondo intero
Ricade questo mese, esattamente a inizio ottobre, l’anniversario di morte di Domenico Cotugno, uno dei principali fondatori della medicina moderna, basata sulla ricerca e analisi clinica. Questa è la storia di un nostro concittadino, nato a Ruvo di Puglia nel 1736 da Michele e Chiara Assalemme all’interno di una modestissima famiglia di agricoltori.
Accudito da una sorella della madre, familiarizzò presto con un cappuccino, frate Paolo, che lo aiutò nei primi anni di formazione presso il Seminario vescovile di Molfetta. Ritornato a casa, si dedicò, da autodidatta, alla matematica e alla filosofia formandosi dal punto di vista puramente umanistico e limitato a poche conoscenze scientifiche. Nonostante la sua formazione, crebbe in lui la passione per le scienze naturali e per la medicina: è noto che, non potendo effettuare osservazioni dirette sui cadaveri, studiasse l’anatomia sugli animali che egli stesso sezionava. Nel 1755, trasferitosi a Napoli, si laureò in Chirurgia e iniziò a lavorare all’Ospedale degli Incurabili, dove nel 1761 fu nominato primario di chirurgia. Aveva appena 30 anni, e aveva messo a repentaglio la salute, contraendo pericolose infezioni, pur di portare avanti le sue ricerche. Nel 1776, gli fu affidata la cattedra universitaria di anatomia.
A Napoli diede inoltre inizio a misure profilattiche contro la tubercolosi, fu Decano della facoltà di medicina, rettore della medesima università partenopea, introducendo l’esame di fisica e stabilendo l’incompatibilità tra la professione del medico e quella del farmacista, e proto-medico generale del Regno delle Due Sicilie, carica che consisteva nell’attribuire privilegi per l’esercizio della professione a medici, chirurghi e altri del settore. Al fine di effettuare meglio i controlli in tutto il Regno, il 16 dicembre 1815, periodo in cui scoppiò una terribile pestilenza in Puglia, propose l’istituzione in ogni provincia di una Commissione dipendente dal Protomedicato generale.
Rilevante è stato il metodo con il quale Cotugno ha insegnato e adoperato la medicina. Nella sua attività, infatti, fu un sostenitore non solo della professionalità di coloro che operavano in campo sanitario, ma anche della loro correttezza. Non a caso uno degli ultimi atti di Cotugno Protomedico fu un severo rimprovero a un tale Francesco Boccalino, dentista, che per procurarsi clienti aveva fatto ricorso persino a uno spettacolo di marionette.
Nel 1811 il ministro Giuseppe Zurlo approvò il Ricettario Farmaceutico napoletano, un codice che racchiudeva la descrizione di rimedi semplici e composti e i prezzi dei vari medicamenti, al quale diede un apporto decisivo proprio Cotugno. Divenne socio di numerose accademie, italiane e straniere, come quella di Copenaghen e quella medico-cerusica di Napoli. In particolare nell’Accademia delle Scienze e Belle Lettere ebbe un ruolo centrale nel miglioramento delle condizioni igieniche della capitale: i medici dovevano spostare il loro interesse scientifico, umano e professionale dalle malattie dei singoli a quelle della collettività.
Autore di numerosi saggi di medicina, secondo Benedetto Croce, Cotugno potrebbe essere stato il vero autore del celebre trattato Delle virtù e dei premi (il secondo del suo genere dopo Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria) che, uscito anonimo nel 1766, fu ristampato l’anno seguente, anche in francese, registrando come autore il giurista aquilano Giacinto Dragonetti e a questi sempre attribuito.
Tra le numerosissime scoperte, Cotugno scoprì il liquor cefalorachidiano (liquor Cotumnii), i liquidi endolabirintici, e descrisse per la prima volta la sciatica (ischiade nervosa). Annotò la presenza di albumina nelle urine di pazienti nefropatici. Studiò il vaiolo e la tubercolosi polmonare. Descrisse l’orecchio interno ed il ruolo della risonanza nell’udito. Scoprì il liquor cefalorachidiano della colonna spinale e individuò il nervo responsabile dello starnuto.
Insomma, una figura di estrema importanza a livello nazionale e non della quale si continua a parlare con estrema soddisfazione. Solo un anno fa, durante una Conviviale Rotarina del club “Castel dell’Ovo” del gennaio 2018, le Associazioni culturali attive nel Borgo dei Vergini di Napoli presentavano la propria opera di promozione e valorizzazione. Tra di esse, l’Associazione “Getta la rete” riportava le scoperte fatte nel Complesso Monumentale Vincenziano scoprendo la lapide sepolcrale di Domenico Cotugno nella Cappella della Duchessa di Sant’Elia. Con l’emozione che accompagna i grandi momenti, nei primi giorni del novembre 2018, durante dei lavori di sistemazione della zona sepolcrale, rinvenivano anche il cranio e le ossa probabilmente del Cotugno. Il giorno 30 novembre dello scorso anno, per solennizzare il ritrovamento, fu affissa una targa commemorativa con la certezza di aver restituito alla città di Napoli e al mondo intero i resti mortali di una delle menti più eminenti della medicina internazionale.
Domenico Cotugno, ruvese dall’eccelsa personalità e dalla mente sempre attiva e pronta alla scoperta. Gli anni passano, ma Ruvo di Puglia resta legata a Cotugno quale personaggio di estremo rilievo e protagonista del mondo della medicina. Orgoglio per i ruvesi di allora, per quelli di oggi e per quelli che verranno. A Napoli si diceva che nessuno poteva morire senza il suo permesso, dimostrazione di una vita consacrata all’amore per i pazienti ai quali “si dedicava anima e corpo”.