CORREVA L’ANNO 1988: IL CARABINIERE RUVESE STASI FREDDATO DALLA BANDA DELLA UNO BIANCA
Domenica 13 ottobre Bologna si è fermata, come ogni anno, per ricordare le vittime civili e militari della Banda della Uno Bianca. La data della commemorazione coincide con la ricorrenza di una delle rapine più sanguinarie della banda, compiuta, appunto, il 13.10.1988 al Supermercato Coop di Via Massarenti.
Neanche il più geniale scrittore di romanzi gialli avrebbe potuto mai inventare una trama così inquietante e ricca di colpi di scena. In sette anni di pura di follia e terrore, tra il 1987 e il 1994, la Banda della Uno Bianca porta a compimento 103 azioni criminose, suddivise in rapine, omicidi e attentati, provocando la morte di 24 persone e il ferimento di altre 102.
Il nome dell’organizzazione criminale, operante in Emilia Romagna, deriva dal modello di automobile, la Fiat Uno di colore bianca, utilizzata dai malviventi nella maggior parte dei loro colpi, in ragione della facilità con cui la stessa potesse esser rubata e della larga diffusione in quel periodo che ne rendeva difficile l’identificazione.
Anche Ruvo di Puglia fu colpita dalla ferocia e dalla follia della banda. Il 20 aprile 1988, un giovane carabiniere ruvese di appena ventidue anni, Cataldo Stasi, fu freddato, insieme al ventiquattrenne collega Umberto Erriu, dai colpi della famigerata organizzazione.
I due giovani appartenenti alle forze dell’ordine erano impegnati, quella tragica sera, in un ordinario giro di perlustrazione quando, intorno alle ore 22:30, notarono, nei pressi della stazione di Castel Maggiore, una Fiat Uno Bianca sospetta. I due carabinieri, avvicinatisi al veicolo per chiedere l’esibizione dei documenti, furono freddati da una pioggia di proiettili esplosi al loro indirizzo. Cataldo Stasi e Umberto Erriu furono solo alcune delle giovani vittime che sacrificarono la loro vita per proteggere la comunità.
Fu solo nel 1994, dopo anni di indagini, che furono identificati e tratti in arresto i componenti del commando che aveva seminato paura e morte per sette lunghi anni. I membri della banda armata, quasi tutti facenti parte della Polizia di Stato, avevano tendenze di estrema destra che fecero anche da motivazione ad alcuni dei loro atti criminali.
Qualche anno più tardi, nel 1997, si concluse il procedimento penale a carico della Banda con la condanna all’ergastolo dei fratelli Savi Roberto e Fabio, a capo dell’organizzazione, e Alberto.
Stessa pena anche per Marino Occhipinti, rimesso in libertà nel 2018 dal Tribunale di Sorveglianza di Venezia che, accogliendo la richiesta della difesa, tra la rabbia e lo sgomento dei familiari della vittime, ha considerato “autentico” il pentimento dell’ex vice-sovraintendente della quadra narcotici.
Pene più lievi per l’agente della centrale operativa della questura di Bologna, Pietro Gugliotta, condannato alla pena di anni 18 di reclusione, e per l’agente Luca Vallicelli che patteggiò la pena di anni 3 e mesi 8 di reclusione.
Il timore dell’”Associaizone vittime della Uno Bianca”, dei parenti di chi è caduto sotto i colpi del commando e di chi è riuscito a scampare alla furia del commando è che, a seguito dell’anzidetta scarcerazione di Occhipinti, possano essere rimessi in libertà anche i fratelli Savi, a fronte anche dei permessi premio già concessi.