CON RISALITA INFLAZIONE FAMIGLIA PUGLIESE COMPRA MENO PUR SPENDENDO DI PIÙ
Con l’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +1,7% a +2,4%) sia non lavorati (da +3,4% a +4,1%), la famiglia pugliese compra meno cibo spendendo comunque di più per il ridotto potere di acquisto con un carrello della spesa sempre più costoso, con la forbice dei prezzi tra produzione e consumo che aumenta da 3 fino a 5/6 volte dal campo alla tavola. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, sui dati Istat relativi all’andamento dell’inflazione, con il tasso di crescita dei prezzi del “carrello della spesa” che sale a +2,6% mentre l’inflazione di fondo si attesta a +1,9%.
Un andamento che – sottolinea la Coldiretti regionale – porta al contenimento dei consumi alimentari dei cittadini che spendono di più per mangiare di meno mentre i produttori agricoli non coprono i costi di produzione. La fiammata dell’inflazione ha costretto le famiglie pugliesi a risparmiare anche sulla spesa alimentare – dice Coldiretti Puglia – tanto che un nucleo familiare spende a tavola in media 464 euro al mese per l’acquisto di generi alimentari e bevande, uno dei valori più bassi d’Italia. Ma su 100 euro spesi dal consumatore per l’acquisto di prodotti agricoli freschi – denuncia Coldiretti Puglia, sulla base dell’analisi realizzata da Ismea – meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del macro-settore del commercio e trasporto.
Per i prodotti alimentari trasformati la situazione è ancora peggiore con l’utile dell’agricoltore che si riduce a 1,5 euro, solo di poco inferiore a quello dell’industria, pari a 1,6 euro, contro i 13,1 euro del commercio e trasporto che fanno la parte del leone. Permangono – scrive Ismea – squilibri strutturali nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con le fasi più a valle, quali logistica e distribuzione, in grado di trattenere la quota più elevata del valore finale del prodotto, a discapito soprattutto della fase agricola.
L’inflazione che riduce il potere di acquisto delle famiglie pugliesi comporta un aumentata sensibilità verso il cibo locale del territorio, con oltre sei consumatori su dieci (64%) che hanno fatto almeno un acquisto nel 2024 in un mercato contadino, con i farmers’ market diventati ormai un appuntamento fisso per la spesa dei cittadini accanto a supermercati e negozi di vicinato. A spingere gli acquisti dal produttore è soprattutto la garanzia della salubrità e della trasparenza di quanto portano a tavola. Il 73% degli intervistati ritiene, infatti, che comperare direttamente dall’agricoltore sia la via più sicura tra tutte le forme di distribuzione, dal supermercato al web. Al secondo posto si piazzano i mercati contadini rionali – rileva Coldiretti -, che garantiscono la sicurezza del cibo per il 69% degli intervistati e precedono i negozi di vicinato (56%) e i supermercati e ipermercati (48%). Fanalino di coda, il web, con appena il 19% degli italiani che si fida del cibo acquistato su internet. Proprio per assicurare una piena trasparenza su quanto i cittadini mettono nel piatto, Coldiretti con la mobilitazione “No fake in italy”, partita dal Brennero, ha lanciato una raccolta di firme per una legge europea di iniziativa popolare per estendere l’obbligo dell’indicazione dell’origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. Una mobilitazione che potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.
L’approvvigionamento alimentare è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nel sottolineare che occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.