Agricoltura

CON RETI COLABRODO PERSO 1 LITRO SU 2; A RISCHIO DESERTIFICAZIONE 57% TERRITORIO

In Puglia a causa delle reti colabrodo va perso 1 litro di acqua su 2, un lusso che non ci si può permettere in una situazione in cui con l’emergenza Covid l’acqua è centrale per garantire l’approvvigionamento alimentare in uno scenario globale di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti e speculazioni che spingono la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione. E’ quanto ha affermato Coldiretti Puglia, in occasione dell’iniziativa COP26 organizzata dal CIHEAM di Bari sull’acqua, i cambiamenti climatici e il cibo “Youth 4 Climate” on “Water Security and Food Security nexus: the Challenge of Climate Change”.

“In Puglia le aree a rischio desertificazione sono pari al 57% del territorio regionale per i perduranti e frequenti fenomeni siccitosi, dove per le carenze infrastrutturali e le reti colabrodo viene perso l’89% della pioggia caduta. Servono interventi infrastrutturali per non disperdere l’acqua piovana e manutenzione ordinaria e straordinaria di canali di scolo, invasi e reti irrigue, abbandonati a se stessi da decenni”, ha detto Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.

Gli agricoltori – aggiunge la Coldiretti Puglia – stanno facendo la loro parte con un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico.

In Puglia oltre il 52% dell’irrigazione è “a goccia” e con “micro irrigazione”, prova del continuo sforzo – insiste Coldiretti Puglia – per il risparmio dell’acqua e mal si coniuga con le importanti perdite d’acqua lungo la rete distributiva dei Consorzi di Bonifica commissariati, non assecondando, quindi, le spinte all’innovazione, soprattutto dei giovani imprenditori agricoli, molto più aperti all’impiego delle tecnologie e molto più attenti alla razionalizzazione delle risorse.

“La ventennale situazione di commissariamento dei Consorzi di Bonifica – ha insistito il direttore Piccioni – non ha consentito i necessari ammodernamenti strutturali ed infrastrutturali, con evidenti carenze in termini di servizio ad un’agricoltura moderna ed evoluta che ha anche necessità di cambiare i propri ordinamenti colturali per rispondere alle esigenze dei mercati nazionali ed internazionali”.

I giovani stanno sempre più scegliendo l’agricoltura di precisione come il migliore e più efficace sistema di gestione delle risorse aziendali –  dice Coldiretti Puglia – evitando lo spreco di acqua ed, al contempo, finalizzando i mezzi tecnici “proprio dove servono” nelle quantità giuste ed al momento opportuno.

“La richiesta che proviene dai giovani agricoltori è anche la differenziazione dei periodi di distribuzione irrigua – ha aggiunto Piccioni – con l’anticipo dell’apertura degli impianti e con l’intercettazione di nuove utenze per l’irrigazione degli ortaggi autunno-vernini, con conseguente tariffazione differenziata. Oltre alla quantità d’acqua, è necessario che sia assicurata la qualità dell’acqua che ha, come diretta conseguenza, la sicurezza alimentare”.

La presenza di numerosissimi pozzi privati, collettivi e non, alimenta oltre il 75% dell’irrigazione della Puglia, dove è difficile il controllo sia delle quantità emunte dalla falda che, in molti territori, registra la presenza di acqua di mare – denuncia Coldiretti Puglia – dannosissima per le colture, sia della qualità dell’acqua utilizzata che potrebbe presentare residui di metalli pesanti o contaminazioni da acque grigie.

Il piano della Coldiretti sulle risorse idriche per il Recovery Plan punta alla transizione verde in modo da risparmiare il 30% di acqua per l’irrigazione, diminuire il rischio di alluvioni e frane, aumentare la sicurezza alimentare dell’Italia, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire – conclude Coldiretti Puglia – adeguati stoccaggi per le produzioni idroelettriche green in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030.

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