COMMEMORAZIONE DI ERRIU E STASI, MICHELE STASI: “FURONO MANDATI A MORIRE”
36 lunghi anni in cui le lacrime hanno avuto il predominio su tutto il resto assieme alla sete di verità. Quella ricerca di giustizia che dopo 36 anni pare abbia intrapreso la strada giusta. Da Castel Maggiore a Ruvo di Puglia, il dolore corre su questi chilometri dopo l’uccisione avvenuta il 20 aprile 1988 di due giovanissimi carabinieri Umberto Erriu e il ruvese Cataldo Stasi. 22 e 24 anni, carabinieri in servizio trucidati dai killer della Uno Bianca.
“Furono mandati a morire, li stavano aspettando per uccidere”, lo ribadisce a chiare lettere Michele Stasi, fratello di Cataldo. Ad alta voce urla il dolore di una famiglia che ha fatto riaprire il caso. Ora la Procura di Bologna indaga per omicidio contro ignoti. Il mistero è fitto, ma quelle lacrime del papà di Cataldo sulla lapide commemorativa sono la foto di un dramma che non si potrà mai dimenticare.
Ieri a Castel Maggiore nel bolognese la commemorazione a 36 anni dall’eccidio. In prima fila in chiesa il padre, la sorella e il fratello di Cataldo Stasi.
Non fu una sparatoria frutto di un incontro accidentale, ma un agguato. Lo scrive nel proprio comunicato anche il Comune di Castelmaggiore e lo ribadiscono i familiari di Stasi. I due giovani militari furono mandati apposta, cambiarono i loro turni, nessuna rapina ad un portavalori il movente della banda della Uno Bianca, li stavano aspettando per ucciderli. Misteri, sospetti che oggi compongono un’inchiesta per omicidio contro ignoti aperta della procura di Bologna dopo un esposto presentato dai familiari.
Cataldo, per noi compagni di banco alle scuole elementari semplicemente Dino, era un ragazzo spensierato e piena di vita. Ricordo ancora le giornate di scuola con il maestro Stragapede e i pomeriggi trascorsi a giocare a pallone per le strade del paese, cosa oggi non più possibile, o a palline o anche con le figurine dei calciatori. Come eravamo contenti … Quanta nostalgia e quanta amarezza pensando all’ingiustizia che ti ha strappato alla vita, agli affetti a te più cari. Tanta tristezza nel tornare all’aprile dell’88 quando allora studente di medicina, mi giunse mentre ero ancora in paese, la ferale notizia dell’eccidio. Quanto sgomento e incredulità quel giorno e ancora oggi a tanti anni di distanza. Auspico vivamente che tu possa avere giustizia, che venga fatta chiarezza sul tuo barbaro omicidio e che i responsabili paghino per il loro ignobile gesto.Esprimo la mia vicinanza ai tuoi cari con la speranza che l’individuazione dei veri responsabili possa dare conforto al loro grande dolore… Oggi in chiesa durante la prima celebrazione di un caro amico del mio primo genito che ieri è stato ordinato prete, ti ho pensato Dino e mi piace pensare che tu li’ su dal cielo mi abbia sorriso. Un grande abbraccio carissimo,
Il tuo compagno di scuola elementare
Colonnello medico Enzo Andrea Altamura