COLPI DI TEATRO IN CONSIGLIO COMUNALE
Forse ha tutto un senso logico. Dalla presentazione del nuovo Teatro Comunale forse era arrivata l’indicazione su dove continuare a svolgere i consigli comunali visto che a breve la Sala “Sandro Pertini” non potrà più accogliere le assise della nostra città.
Sì, perchè la discussione sull’osservazione “50”, attesa da mesi, è stato un colpo teatrale da analizzare a più riprese. Tutto il contrario di tutto, la politica è spesso anche questo. Era difficile ipotizzare quello che sarebbe accaduto, perchè gli scenari, in politica, cambiano in una frazione di secondo.
Frammenti che ognuno è libero di interpretare come vuole, anche perchè nella teatralità dei gesti o delle scene che accadono, si nasconde sempre un minimo di verità da raccontare sempre.
Da premettere che in un governo tecnico, la politica conta davvero poco e prova ne è l’analisi fatta dagli stessi protagonisti. Perchè politicamente hai una maggioranza fragile se un gruppo di tre consiglieri che ti sostiene, prima rigetta le deleghe che gli hai dato, poi ti dà un segnale in aula consiliare prima di dirti “questa amministrazione durerà finchè nessuno ci imporrà nulla”.
Minacce, segnali che per i tecnici sono espressione della democrazia, mentre per chi ascolta o vende “malox” significano tutt’altro, perchè in politica contano i numeri e finchè ci sono va tutto bene, ma quando cominciano a venir meno lì fai i conti con quello che hai seminato.
L’amministrazione Chieco supera l’ostacolo “50” con un colpo di scena clamoroso, un emendamento che di fatto stravolge il “P.U.G.” cancellando il lavoro fatto dai tecnici, i soldi investiti in tale progetto. Perchè non farlo prima, perchè attendere il passare dei mesi. Chi lo presenta? La maggioranza! Col chiaro intento cifrato di “attentare” politicamente alla segreteria del Partitio Democratico. Come se il punto in comune fosse questo: eliminare di torno una componente politica. Un tecnico può fare a meno del partito più rappresentativo, un sindaco politico avrebbe già abbondantemente salutato lo “scranno” di Palazzo Avitaja.
Ma ai ruvesi di queste beghe interessa davvero poco.
Come se tutto aggiri attorno a un obiettivo ben preciso: da una parte Chieco che vuole portare avanti il suo progetto di città, dall’altra le lotte interinali lo affiancano, ma minano la sua stabilità. Mentre attorno si sfilano altre componenti di una maggioranza che è visibilmente differente da quella di inizio avventura.
Dovrà riflettere, piuttosto che essere contento di aver superato l’ostacolo “50”.
Quando si parla di senso di responsabilità bisogna ben tenere presenti i punti di vista. Se l’opposizione assume un senso di responsabilità pari a quello di un gruppo che sostiene il sindaco, non può passare il messaggio di un match tra “irresponsabili” vs “democratici”.
Non può passare soprattutto perchè ognuno a casa sua decide di fare quello che ritiene più opportuno. E’ giusto anche che uno ribadisca che politicamente quello che è accaduto in aula meritava un’assunzione di responsabilità differente, di ragionare, di fermarsi, di provare a staccare i fili e capire dove si va.
Vero è che, se Mazzone non avesse tenuto il numero legale in quel frangente, il giorno dopo sarebbe stato tutto risolto, ma un minimo di riflessione in tutte le case sarebbe stata opportuna. Ma il famigerato “senso di responsabilità” ci ha regalato un altro colpo di teatro come il ringraziamento del primo cittadino a un consigliere dell’opposizione, prima del documento “salvatutti”.
Senso di responsabilità.
Un tecnico non ha neanche la visione dell’accrescere consenso, per cui decide di testa sua senza che magari la città si senta rappresentata. Ma non è una colpa o altro: è così e basta. I politici si accendono e si spengono come vogliono.
Gli “AppDem” hanno ritenuto di uscire dall’aula sull’osservazione legata al “lotto minimo”, poi si sono ritrovati nel percorso che ha portato alla presentazione dell’emendamento di cui molto si discuterà nei prossimi mesi.
Grandi progetti, grandi processi, ma sempre più gente che si allontana dal gruppo che dirige l’orchestra . Amministrare non è una tappa di montagna di ciclismo, dove il leader viene difeso dal gregario il più possibile, per poi lasciarlo solo. Quando si guida una città bisogna farlo con il maggior numero possibile di interpreti.
Riflettere è anch’esso un atto di responsabilità.
In questo teatrino della politica l’opposizione tiene botta, benchè agli occhi della gente il fatto che ci sia stata una nuova spaccatura alla vigilia di una fragilità palese ed evidente lato “Avitaja” ha davvero del clamoroso.
Per il resto si discuterà su chi è entrato “papa” in assise, ma è uscito “cardinale”, di chi è nato tondo, ma divenuto quadrato, di un piano chiamato “P.U.G.” e divenuto “P.R.G.”, di una città che non comprende, non coglie il senso di questa teatralità.