COLDIRETTI: “SUBITO DECRETO FLUSSI SALVA RACCOLTI; RIDURRE DIPENDENZA ESTERO”
Occorre emanare immediatamente il decreto flussi 2023 per salvare i raccolti e cogliere nel settore agroalimentare le opportunità che vengono dalla ripresa economica in un settore che resta ancora fortemente dipendente dal contributo dei lavoratori stranieri e difendere la sovranità alimentare. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, nel sottolineare l’importanza di ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare la possibilità di produrre e consumare prodotti al giusto prezzo.
In Puglia sono 88mila i cittadini non comunitari al 1° gennaio 2022, di cui 14mila per motivi di lavoro – aggiunge Coldiretti Puglia – ripartiti tra le province di Bari e Lecce che trainano rispettivamente con 4.194 e 3.683 lavoratori extracomunitari, seguite da Foggia con 2.886 cittadini non comunitari, Taranto con 2.401 e Brindisi con 995 lavoratori non comunitari.
Per l’effetto congiunto dei cambiamenti climatici e dell’esplosione dei costi di produzione, in misura superiore ai Paesi concorrenti, le importazioni di prodotti agroalimentari in Italia sono cresciute del 29% nel 2022 aumentando la dipendenza dall’estero, denuncia Coldiretti che ha presentato al Governo un piano in più punti per far crescere il settore agroalimentare come asset strategico del Paese al pari dell’energia.
Da mesi è sos manodopera nei campi in Puglia dove per salvare i raccolti, con la campagna olivicola in corso, e cogliere nel settore agroalimentare le opportunità che vengono dalla ripresa economica è importante il decreto flussi in un settore che resta ancora fortemente dipendente dal contributo dei lavoratori stranieri, quando nei campi pugliesi già sono andate perse 30mila giornate di lavoro.
Un problema grave in una situazione in cui a livello regionale viene ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con oltre 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore in Puglia, mentre si registrano fortissime difficoltà a reperire anche la manodopera italiana.
A pesare sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’emergenza Covid – spiega Coldiretti – ma anche il mancato riconoscimento in Italia dei green pass ottenuti da vaccini somministrati nei Paesi extracomunitari, come il Sinopharm cinese, la cui validità non riconosciuta in Italia.
Il contributo dei lavoratori immigrati all’agricoltura pugliese è importante nella raccolta dei pomodori, degli asparagi e dei carciofi e nelle stalle sono divenuti insostituibili. In Puglia il maggior numero di extracomunitari hanno nazionalità rumena (51,18%), albanese (13,02%), bulgara (13,11%), marocchina (4,11%) e polacca (3,51%)”.
In questo contesto – aggiunge la Coldiretti Puglia – per sostenere la crescita è necessario garantire la presenza di lavoratori in un settore come quello agricolo dove un prodotto su quattro viene raccolto da mani straniere.
L’approvvigionamento alimentare è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli oggettivi all’operatività, dalla ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti, un impegno quotidiano senza sosta che è sostenuto anche dalle consegne a domicilio, dall’asporto e da importanti momenti di solidarietà verso i 200mila indigenti.
Intanto, arrivano i buoni lavoro nelle campagne dove – conclude la Coldiretti – occorre puntare sulla sburocratizzazione attraverso il confronto con le Istituzioni e i sindacati per individuare le formule più adeguate che garantiscano maggiore semplificazione per le imprese e le necessarie tutele per i lavoratori agricoli.