COLDIRETTI PUGLIA, BENE SVOLTA VOUCHER PER SALVARE RACCOLTI PERSE IN PUGLIA 30MILA GIORNATE LAVORO NEI CAMPI A MARZO
Sono 30mila le giornate di lavoro andate perse in agricoltura in Puglia per il rallentamento delle attività e con la chiusura delle frontiere ai lavoratori stranieri per far fronte all’emergenza coronavirus. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Puglia in occasione della diffusione dei dati Istat su occupati e disoccupati di marzo 2020.
“In una situazione di emergenza nazionale serve una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire a cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università, attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne per non far marcire i prodotti nei campi”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, nel commentare positivamente le dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova a favore dell’uso dei voucher semplificati nell’intervista al Corriere del Mezzogiorno.
L’intera filiera alimentare in Puglia è impegnata in prima linea – conclude Coldiretti Puglia – a garantire il cibo necessario alle famiglie, che rischia di mancare se non verranno assunti provvedimenti straordinari per assicurare la presenza di manodopera nelle campagne.
Il blocco delle frontiere ha fatto venire meno – denuncia Coldiretti Puglia – la presenza di gran parte dei lavoratori stranieri dai quali dipende ¼ della produzione di Made in Italy alimentare, con oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri solo in provincia di Foggia nel 2018, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, numeri e necessità avvertite anche nelle altre province della Puglia.
Una esigenza che si è fatta drammatica con il calendario delle raccolte – conclude la Coldiretti – che si intensifica con l’avanzare della primavera, dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all’uva da tavola, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre.
In piena pandemia si è verificato – sottolinea la Coldiretti – un calo del 10% delle giornate di lavoro nel mese di marzo nonostante il fatto che il secondo inverno più caldo dal 1800 abbia anticipato la maturazione delle primizie con l’avvio delle raccolte, dagli asparagi alle fragole. Un segnale drammatico – conclude la Coldiretti – con il calendario delle raccolte che si intensifica con l’avanzare della primavera.