Cibo e teatro, connettori di comunità. Gran successo per “Taborre e Maddalena”
La replica ruvese di “Taborre e Maddalena”, pièce teatrale di Armamaxa Teatro e Casarmonica, compagnie di Ceglie Messapica, è stata un esempio di teatro diffuso, inteso come variegata allocazione e degli spazi e scenici e preparatori.
Mercoledì 27 luglio, nell’ambito della rassegna teatrale “Vedo il mare laggiù, a cura della Compagnia Kuziba Teatro, Largo Annunziata e una viuzza attigua sono diventati spazi di scena in cui antiche narrazioni si sono fuse, armonicamente, con la preparazione di piatti locali – cappelletti con sugo di pomodoro e ricotta dura preparati da una signora ruvese, parmigiana e vino – e “biscotti di Ceglie”, offerti al pubblico dagli attori Enrico Messina e Mirko Lodedo.
Ma i due attori hanno donato ai tanti spettatori racconti di antiche leggende daune, dove il racconto iniziale di un allevatore di vacche podoliche che conserva i semi dei frutti di un antico perazzo e accoglie i due innamorati fuggiaschi, Taborre e Maddalena, fa da cornice a tanti racconti diversi, seppur legati tra loro dal viaggio di Taborre alla ricerca di un amore promesso da un’aquila bianca e dalle pere del re dispensatrici di saggezza rubate dall’imponente pennuto. Vecchi pluricentenari, paesaggi pugliesi con la loro vegetazione tipica, di ruta, pere, pruneti, pini; ruderi di antichi castelli; ampie distese marine; case di legno su alberi dove abitano principesse che custodiscono, in uno scrigno di corallo, semi di frutta sono le immagini che scorrono, vivide, dinanzi agli occhi degli spettatori grazie alla narrazione e alla mimica di Enrico Messina. Messina inserisce nelle antiche ambientazioni elementi di modernità e attualità – televisori, corruzione, privilegi e vitalizi, assenza di comunicazione verbale pur nella moltiplicazione degli stessi strumenti di comunicazione – ironizzando e, anche per questo, divertendo il pubblico. Lo accompagna, alla fisarmonica, e conversa con lui, ironico, Mirko Lodedo.
Anche i giochi di parole con i dialetti locali, scioglilingua, teatro nel teatro – allestito sulla tavola imbandita con un tovagliolo e due pupazzetti in pasta – catturano gli spettatori. Lo spettacolo è ricco di evocazioni fiabesche (Raperonzolo), shakespiriane (il teatro nel teatro come in “Amleto” e “Sogno di una notte di mezza estate”)e dei celeberrimi “Lo Cunto de li cunti” e “Le mille e una notte” (racconti che generano altri racconti). Per preservare la memoria di tutto quello che è venuto prima di noi e deve essere custodito nelle nostre menti, nei nostri cuori, essendo parte del patrimonio umano, perché «un mondo senza memoria è come il mare senza pesci, come la luce senza l’ombra».
Dopo lo spettacolo, consueto momento di convivialità sotto una ghirlanda di lampadine.
Il prossimo appuntamento con “Vedo il mare laggiù” è giovedì 10 agosto, alle 21.00, presso Torre dei Guardiani, a pochi chilometri da Ruvo di Puglia, con “Tabula” della Compagnia Teatrale Petra. Massimo 50 spettatori possono prenotare per lo spettacolo-degustazione dei sapori e saperi di Basilicata. «Consiglio di venire in bicicletta – propone Raffaella Giancipoli della Compagnia Kuziba- non è lontano e, nella notte di San Lorenzo, le stelle saranno guida».