Agricoltura

CAPORALATO: SI PAGA PIÙ LA BOTTIGLIA DEL POMODORO

Quando si acquista una passata al supermercato costa più la bottiglia che il pomodoro contenuto. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti diffusa in occasione del Tavolo interistituzionale di contrasto al caporalato presieduto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo. In una bottiglia di passata di pomodoro da 0,700 litri in vendita mediamente a 1 euro quasi la metà del valore (45%) secondo la Coldiretti è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 20% sono i costi di produzione industriali (energia, manodopera, investimenti), il 20% è il costo della bottiglia con gli imballaggi, il 10% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 5% ai trasporti.

“Esiste una evidente ‘distorsione’ nei costi di produzione. Ad esempio, nel prezzo di una passata comprata al supermercato si paga di più la bottiglia che non il pomodoro che contiene. Nel 1985 il pomodoro da industria veniva pagato 180 lire e a distanza di 33 anni il prezzo è rimasto praticamente inalterato, mentre sono cresciuti i costi di produzione. Ciò vale per tutte le produzioni agricole, anche per quelle non trasformate, come gli ortaggi e la frutta”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “Si aggravano così i pesanti squilibri di filiera della distribuzione del valore – aggiunge il presidente Muraglia – visto che per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi fino ai formaggi”.

Esiste – sottolinea la Coldiretti – un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera favorito anche da pratiche commerciali sleali che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione.  L’analisi dei costi di produzione di una bottiglia di pomodoro è – evidenzia la Coldiretti – particolarmente significativa rispetto a una preoccupante distorsione che caratterizza la catena del valore nelle produzioni agricole ed alimenta speculazioni.

Occorre spezzare la catena dello sfruttamento che si alimenta dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli, dal pomodoro alle arance, pagati sottocosto pochi centesimi al chilo spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all’illegalità.

A circa tre anni dall’approvazione della legge sul caporalato l’esperienza dimostra che la necessaria repressione da sola non basta ed è invece necessario – sottolinea la Coldiretti – agire anche sulle leve economiche che spingono o tollerano lo sfruttamento, dalla lotta alle pratiche commerciali sleali fino alle importazioni low cost da Paesi a rischio dove viene addirittura sfruttato il lavoro minorile, forzato e sfruttamento delle minoranze, dal riso asiatico all’ortofrutta sudamericana fino alle nocciole turche che fanno concorrenza sleale alle imprese impegnate a garantire la tutela del lavoro, del territorio e della sicurezza alimentare. Quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato che arriva in Italia secondo la Coldiretti non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese dove arrivano spesso con agevolazioni anche grazie agli accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea.  E’ necessario – precisa la Coldiretti – che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro. Non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato.

E’ importante l’annuncio del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede al recente incontro promosso dalla Coldiretti di voler portare all’approvazione del Consiglio dei Ministri le proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, ma è anche necessario arrivare al più presto – sostiene la Coldiretti – al recepimento della direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori.

Le importanti misure previste dal piano triennale su trasporti, foresterie e rete del lavoro agricolo di qualità si integrano positivamente con gli obiettivi del Il progetto “Lavoro stagionale – dignità e legalità” finalizzato a contrastare il caporalato nel lavoro stagionale in agricoltura elaborato da Coldiretti, Anci e Osservatorio Agromafie presentato dal presidente Ettore Prandini ai Ministri Teresa Bellanova – Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Alfonso Bonafede, Ministro della giustizia, Nunzia Catalfo – Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio – Ministro degli esteri e Luciana Lamorgese – Ministro dell’interno, oltre al presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

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