CANTINE PIENE NON RITIRANO UVA DA TAVOLA
Il caro energia si trasferisce a valanga nel bicchiere con l’esplosione dei costi di produzione delle cantine che producono succhi di frutta lievitati del +300%, mentre le cisterne ancora piene del succo dell’anno scorso con il mancato ritiro di uva da tavola utile all’estrazione ed il capitombolo dei prezzi che crollano fino a 5/7 centesimi al chilogrammo. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, rispetto allo scenario critico che stanno convivendo le cantine e i produttori di uva da tavola, aggravato dal crollo dei consumi dei succhi di frutta anche per i prezzi sui banchi di vendita aumentati del +10,5%.
A pagare il conto più salato è l’anello più debole della filiera, con i prodottiti di uva da tavola su cui pesano i costi di produzione di campi e vigneti che – sottolinea Coldiretti Puglia – vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigare i raccolti ma il caro energia e la mancanza di materia prime si fanno sentire lungo tutta la filiera – spiega Coldiretti – insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi. Costi indiretti che – evidenzia Coldiretti – vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +10% costi per le lattine, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti, una situazione che è destinata a peggiorare ulteriormente in autunno.
L’effetto è già tangibile, perché In controtendenza rispetto all’andamento generale dell’intera economia, il valore aggiunto cala solo per l’agricoltura e la pesca per effetto della siccità e dell’esplosione dei costi di produzione, dall’energia ai fertilizzanti, dalle macchine fino agli imballaggi. In questo contesto – sottolinea la Coldiretti regionale – l’agricoltura è l’unico settore a far registrare un risultato negativo con un calo dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,7% rispetto all’anno precedente.
Non c’è tempo da perdere quando più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, mentre 440mila famiglie in Puglia sono a rischio povertà e rappresentano la punta dell’iceberg delle difficoltà in cui rischia di trovarsi un numero crescente di famiglie a causa dell’inflazione spinta dal carrello della spesa per i costi energetici e alimentari.