Buon compleanno, don Tonino! La Diocesi: “Preghiamo con le tue parole…”
Oggi avrebbe compiuto 85 anni don Tonino (Alessano, 18 marzo 1935 – Molfetta, 20 aprile 1993) e, in questa come in altre circostanze, chissà quali parole e quali gesti avrebbe adottato per farsi accanto a ciascuno. Lo sentiamo ugualmente vicino rileggendo le sue parole scritte in occasione dell’ultimo giorno dell’anno 1987 pubblicata in A. BELLO, Parole d’amore (Preghiere), Molfetta 1992, p. 31-34. La preghiera, leggermente modificata nella parte conclusiva, costituisce l’introduzione della meditazione dettata dal Vescovo ai sacerdoti della diocesi il 17 giugno 1988 presso il Convento dei Cappuccini di Giovinazzo.
Buon compleanno, donTonino, proteggici!
AI SUOI AMICI IL SIGNORE DÀ IL PANE NEL SONNO
(preghiera di fine anno)
Eccoci, Signore, davanti a te.
Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato.
Ma se ci sentiamo sfiniti,
non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto,
o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei.
È perché, purtroppo, molti passi,
li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue:
seguendo i tracciati involuti
della nostra caparbietà faccendiera,
e non le indicazioni della tua Parola;
confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre,
e non sui moduli semplici dell’abbandono fiducioso in te.
Forse mai,
come in questo crepuscolo dell’anno,
sentiamo nostre le parole di Pietro:
«Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla».
Ad ogni modo,
vogliamo ringraziarti ugualmente.
Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto,
ci aiuti a capire che senza di te non possiamo far nulla.
Ci agitiamo soltanto.
Grazie, perché obbligandoci a prendere atto
dei nostri bilanci deficitari,
ci fai comprendere che, se non sei tu che costruisci la casa,
invano vi faticano i costruttori.
E che, se tu non custodisci la città,
invano veglia il custode.
E che alzarsi di buon mattino, come facciamo noi,
o andare tardi a riposare
per assolvere ai mille impegni giornalieri,
o mangiare pane di sudore come ci succede ormai spesso,
non è un investimento redditizio se ci manchi tu.
Il salmo 127, avvertendoci che, il pane,
tu ai tuoi amici lo dai nel sonno,
ci rivela la più incredibile legge economica,
che lega il minimo sforzo al massimo rendimento.
Ma bisogna esserti amici.
Bisogna godere della tua comunione.
Bisogna vivere una vita interiore profonda.
Se no, il nostro è solo un tragico sussulto
di smanie operative, forse anche intelligenti,
ma assolutamente sterili sul piano spirituale.
Grazie, Signore, perché,
se ci fai sperimentare la povertà della mietitura
e ci fai vivere con dolore il tempo delle vacche magre,
tu dimostri di volerci veramente bene,
poiché ci distogli dalle nostre presunzioni
corrose dal tarlo dell’efficientismo,
raffreni i nostri desideri di onnipotenza,
e non ci esponi al ridicolo di fronte alla storia:
anzi, di fronte alla cronaca.
Ma ci sono altri motivi, Signore,
che, al termine dell’anno,
esigono il nostro rendimento di grazie.
Grazie, perché ci conservi nel tuo amore.
Perché ancora non ti è venuto il voltastomaco
per i nostri peccati.
Perché continui ad avere fiducia in noi,
pur vedendo che tantissime altre persone
ti darebbero forse ben diverse soddisfazioni.
Grazie, perché non solo ci sopporti,
ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi.
Perché ci infondi il coraggio di celebrare i santi misteri,
anche quando la coscienza della nostra miseria
ci fa sentire delle nullità
e ci fa sprofondare nella vergogna.
Grazie, perché ci sai mettere sulla bocca le parole giuste,
anche quando il nostro cuore è lontano da te.
Perché adoperi infinite tenerezze,
preservandoci da impietosi rossori,
e non facendoci mancare il rispetto dei fedeli,
la comprensione dei collaboratori,
la fiducia dei poveri.
Grazie, perché continui a custodirci gelosamente,
anzi, a nasconderci,
come fa la madre con i figli più discoli.
Perché sei un amico veramente unico,
e ti sei lasciato così sedurre dall’amore che ci porti,
che non ti regge l’animo
di smascherarci dinanzi alla gente,
e non fai venir meno agli occhi degli uomini
i motivi per i quali, nonostante tutto,
continuiamo a essere reverendi.
Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di noi.
Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini.
Perché, al tuo sguardo, non c’è bancarotta che tenga.
Perché, a dispetto delle letture deficitarie
delle nostre contabilità,
non ci fai disperare.
Anzi, ci metti nell’anima un così vivo desiderio di ricupero,
che già vediamo il nuovo anno
come spazio della speranza
e tempo propizio per sanare i nostri dissesti.
Spogliaci, Signore, di ogni ombra di arroganza.
Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza.
Donaci un futuro gravido di grazia e di luce
e di incontenibile amore per la vita.
Aiutaci a spendere per te
tutto quello che abbiamo e che siamo.
E la Vergine tua Madre ci intenerisca il cuore.
Fino alle lacrime.
+ don TONINO, Vescovo