Agricoltura

BRUCIATURA STOPPIE: COLDIRETTI PUGLIA, AL VIA TRADIZIONALE PRATICA A 0 RISCHIO INCENDI

“L’approvazione da parte della giunta regionale pugliese delle Linee Guida sulla bruciatura delle stoppie è l’atto definitivo che rende finalmente applicabile la Legge regionale approvata nel novembre 2016”, è il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a commentare il provvedimento regionale che consente la tradizionale pratica in ogni periodo dell’anno, per chi applica la pratica del ringrano e per le colture di secondo raccolto, attraverso una comunicazione preventiva che si è ridotta ai due giorni che precedono le operazioni di bruciatura e un controllo adeguato.

“Abbiamo sostenuto con vigore le ragioni del mondo agricolo – aggiunge Cantele – pur comprendendo e condividendo le legittime preoccupazione rispetto agli incendi boschivi e oggi diamo atto della sensibilità dimostrata, soprattutto verso le aree a vocazione cerealicola. Ciò consentirà di ridurre drasticamente le lavorazioni aggiuntive nei due sistemi produttivi regionali in cui è eseguita una oculata gestione del “pirocontrollo”, il ringrano e le colture intercalari”.

“Ringraziamo l’Ing. Tedeschi della Protezione Civile e l’Assessorato all’Agricoltura, con cui abbiamo approfondito gli aspetti sostanziali delle Linee guida – precisa Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – che, attraverso un sistema monitorato, valutano la rischiosità della bruciatura giornalmente con proiezione a 72 ore,  bruciatura delle stoppie in Puglia. Coldiretti ha predisposto un vademecum di cui disporranno gli agricoltori per bruciare le stoppie senza rischi. Le minori lavorazioni avranno, tra l’altro, un impatto positivo sull’ambiente, perché contribuiranno a ridurre l’emissione di 2 milioni di chilogrammi di CO2 nell’atmosfera. La tecnica della bruciatura delle stoppie non solo non toglie fertilità al terreno, come dimostrato da numerose pubblicazioni scientifiche, ma risulta pressoché indispensabile alla preparazione dei terreni e a garantire la monosuccessione dei cereali in tali aree. Inoltre, è molto valida – conclude Corsetti – sul piano della eliminazione di patogeni ed infestanti in genere, anche e soprattutto per l’agricoltura biologica”.

La pratica del ringrano è utilizzata nelle aree interne non irrigue, difficili e marginali e dove il frumento (o le graminacee in genere) rappresenta, al momento, l’unica coltivazione effettuabile – secondo Coldiretti Puglia – ed in grado di fornire reddito all’impresa agricola. Sul piano agronomico, in zone che da un punto di vista agro-ecologico vengono definite caldo-aride, la tecnica ha la funzione, quasi indispensabile, di consentire una migliore tenuta “in tempera” dei terreni, onde facilitare le lavorazioni e la successiva utilizzazione agronomica del suolo per una nuova coltura agraria.

Le colture intercalari (o ripetute) vengono, invece, praticate nelle aree irrigue dove, dopo la raccolta del grano (entro giugno) quale coltura principale, si procede all’eliminazione dei residui colturali (stoppie) e alla successiva introduzione di una coltura ortiva in pieno campo (es. broccolo, cavolo, ecc…), intercalare appunto, prima della semina di una nuova coltura principale – conclude Coldiretti Puglia – con un positivo ritorno in termini di giornate lavorative e di reddito per il comparto e con evidenti miglioramenti delle caratteristiche chimico-fisiche-biologiche del terreno.

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