Biagia Marniti: la poetessa ruvese innamorata del sud Italia
Marniti, Biagia. – Pseudonimo della poetessa italiana Biagia Masulli (Ruvo di Puglia 1921 – Roma 2006). Muovendo dall’ermetismo, di cui ha accolto in particolare l’essenzialità espressiva, la poesia di M. tende a risolvere l’originario soggettivismo in aperture verso un realismo “oggettivo” attento alla vita di ogni giorno. Tra le sue raccolte: Nero amore rosso amore (1951); Più forte è la vita (1957); Giorni del mondo (1967); Il cerchio e la parola (1979); Sono terra che uomo ha scavato (1985); Il gomitolo di cera (1990); Racconto d’amore (1994); L’azzurra distanza (2000) e l’antologia Implacabili indovinelli 1941-2003 (2003). Ha scritto anche opere di critica: ha curato l’edizione delle Lettere a Domenico Gnoli (1898-1901) di Vittoria Aganoor (1967) e Il carteggio Bocelli. Inventario (1998), in collab. con L. Picchiotti, oltre a una Letteratura del Novecento di A. Bocelli, in collab. con E. De Michelis (1977-80).
È questa la definizione nella quale ci si imbatte se si cerca sull’enciclopedia Treccani Biagia Marniti. Si tratta di una donna ruvese dall’imponente carattere e da una spiccata sensibilità. Lo stesso carattere e la stessa sensibilità che le hanno aperto le porte sul mondo della poesia e del giornalismo.
Come racconta Antonio Iurilli, Biagia conservava oggetti devozionali e simboli apotropaici di tradizione popolare, fra i quali primeggiava un arazzo raffigurante san Biagio, protettore di Ruvo, della sua città natale, del quale lei stessa portava il nome. Iurilli riporta che per anni aveva festeggiato l’onomastico con una messa in casa celebrata dal patriarca Gregorio Hindiè di San Biagio agli Armeni e con la distribuzione dei tradizionali frisellini ad amici «pesanti» come Mario Sansone, Giorgio Caproni, Elio Filippo Accrocca, ospiti scetticamente curiosi della cerimonia. Una curiosità che testimonia la continua vicinanza di Biagia alla sua città natia.
“Come molti sanno Marniti, anche se non appartiene all’onomastica locale, è il mio pseudonimo scelto consapevolmente. Volli abbinare nell’inventarlo qualche elemento del mio cognome Masulli, con un richiamo alla terra d’origine. Così conservai la sillaba iniziale Ma, pensando alla Puglia, in alcune zone arida, spesso argillosa e calcarea, l’immagine della marna mi portò a Marniti, la cui liquida vibrante ben si accompagna alla labiale e alla palatale di Biagia, nome di battesimo che mi piacque conservare perché insolito in una donna”. Spiega così la sua decisione di cambiare in parte il suo cognome, orgogliosa invece di portare un nome insolito, particolare e importante per la città di Ruvo di Puglia.
Biagia Marniti trascorse la sua infanzia nella casa materna in vico Loriano n°25, vico che ricordava come un nido colmo di colori e profumi, con una terrazza ricca di tanti vasi e tanta edera e di roselline nel mese di maggio, incorniciato dalla stalla in fondo al vico e dal venditore di frutta e ortaggi che si posizionava sotto le finestre della sua casa. Una Ruvo di Puglia pulita, affascinante e piena di colori, profumi e tradizioni secolari. Appena adolescente, decise di staccarsi dal suo piccolo e amato paese, lasciare la vita di donna del sud e di saltare sui binari del “lento trenino Bari-Ruvo” con entusiasmo e timore insieme, “perché ogni volta mi sembrava di andare incontro a chissà quali avventure”.
Biagia si trasferì prima a Bari e poi a Roma nel 1938, dove fu allieva di Giuseppe Ungaretti, dal quale fu soprannominata la nera, per via della sua natura fiera. Frequentò l’Università, gli ambienti culturali e mise in pratica le sue doti poetiche. Lavorò come giornalista pubblicista collaborando con riviste e varie rubriche della RAI e nell’immediato dopoguerra operò presso il Ministero dell’Aeronautica, all’Alto Commissariato per i profughi, nel Ministero per l’assistenza post-bellica e al Ministero dell’Interno.. Nel 1951 pubblicò una raccolta di liriche, Nero amore, rosso amore e nel 1956 Città, creatura viva. L’anno successivo fu edita la raccolta Più forte è la vita, con prefazione di Ungaretti. Nel novembre del 1952 iniziò la sua carriera di bibliotecaria a Sassari per poi essere trasferita sul finire del decennio alla Biblioteca Angelica di Roma, dove entrò a far parte dell’Accademia dell’Arcadia. Nel 1967 pubblicò Giorni nel mondo e Il cerchio e la parola nel 1979. Morì a Roma il 7 marzo 2006, nel silenzio discreto di una vita consumata nella penombra epicurea del «nasconditi vivendo», fra i «ferri» della sua raffinata officina poetica e i paradisi di carta delle più belle e antiche biblioteche romane, delle quali è stata bibliotecaria, racconta Iurilli.
Biagia è stata una poetessa innamorata del suo indimenticabile sud, amante dei frutti di una terra arida ma, allo stesso tempo, feconda e colma di ulivi, mandorli, viti, gelsi rossi, bianchi e papaveri. Una donna riconosciuta in tutta Italia e all’estero per le sue preziose e particolari poesie, intrise di amore per la sua terra, per il suo lavoro e per la vita.
Biagia Marniti, poetessa e giornalista di calibro internazionale, ha lasciato a Ruvo di Puglia un importante messaggio di appartenenza alla propria terra. L’amore per il sud e per la sua città le hanno dato la forza e il coraggio di perseverare al fine di realizzare i suoi grandi sogni, senza mai dimenticare la bellezza e il valore delle sue origini.