AVVELENAMENTO SERIALE DI ALANI, SCATTA L’ALLARME
È il secondo episodio di avvelenamento che l’allevatore amatoriale di Alani, Carmine Di Terlizzi, subisce nel breve termine in casa sua, nei pressi di villa Girone a Ruvo di Puglia.
È morto il giorno di Santo Stefano il gigante buono dal mantello fulvo, Brad, 7 anni e settanta chili di puro amore.
La sua colpa? Aver ceduto a quell’appetitoso boccone di carne contaminato da topicida che un killer senza cuore ha lanciato nella proprietà privata del Sig. Di Terlizzi. È stato Brad il più sfortunato, tra gli otto dell’allevamento, ad arrivare per primo a quel morso che a lui sarà sembrato un ambito premio, pagato, poi, a caro prezzo con la sua giovane vita.
Assolutamente vani sono stati i tentativi del proprietario di scongiurare il peggio con la somministrazione, a cura del veterinario Roberto Gramegna, di terapie mirate. Nulla è servito!
Dopo dieci giorni di agonia, il veleno ha lentamente dilaniato gli organi vitali (cuore, reni e fegato) della povera bestia.
Quella figura imponente e piena di sé del fiero Brad, solo un lontano ricordo! Inerte sul pavimento, negli ultimi istanti di vita, riusciva a malapena, come gesto estremo e straziante, a sollevare la zampa alla voce del padrone in cerca di aiuto.
“Ho veramente fatto l’inimmaginabile per salvare il mio amico” – racconta il Sig. Di Terlizzi. “Non ce l’ho fatta e ora vivo un lutto tremendo. Non so chi mi voglia così male, ma mi ha ferito nel profondo, perché i miei cani sono tutto il mio mondo!“.
Stessa identica sorte è toccata, 40 giorni prima, a Shakira, un altro Alano fulvo di soli 4 anni, sempre di proprietà del Sig. Di Terlizzi, che come Brad ha rincorso ignaro quel pezzo di carne avvelenato.
I due tragici episodi così ravvicinati riaccendono i riflettori su un annoso problema che non va assolutamente sottovalutato: la violenza sugli animali.
Su Facebook non mancano, oltre alle parole di conforto nei confronti del proprietario dei due sfortunati cani, abbondanti vocaboli poco lusinghieri verso chi, per odio o per sadico divertimento, compie atti così deplorevoli a danno dei nostri amici domestici.
È bene ricordare a tal proposito che il nostro ordinamento punisce in maniera decisa l’autore di maltrattamenti o dell’uccisione di animali. Ai sensi dell’articolo 544-bis del nostro c.p., infatti, “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi“.
L’invito, rivolto ai proprietari delle vittime di simili crudeltà, è di denunciare l’accaduto, oltre che sui social network, in primis alle preposte autorità sì da scoraggiare il ripetersi seriale di casi così tristi.