ARCOBALENO MAZZONE: “IL COVID-19 AVVERSARIO SOTTOVALUTATO, MA LO BATTEREMO”
La pioggia! Batte sui vetri a lasciar gocce che alimentano tristezza. Nubi! Grigie e pesanti che ancor non fanno intravvedere raggi d’arcobaleno per riprendere la bici e tornare a pedalare, a macinare chilometri. Gli occhi di Luca Mazzone sono inevitabilmente velati da una patina di dispiacere al sol ricordare i sacrifici fatti per preparare l’anno olimpico. Ma un uomo abituato a scalare le più ardue vette, può mai piegarsi a una decisione drastica ma inevitabile? “Il Cannibale” dentro di sé sa che Tokyo 2020 è solo rimandata e tornerà e che, prima o poi, a respirare l’aria olimpica: a respirarla a pieni polmoni, per coronare il suo sogno ennesimo fatto a cerchi concentrici.
Era nell’aria la decisione del rinvio dei giochi olimpici e paralimpici: appena è arrivata l’ufficialità ha lasciato un enorme dispiacere nello sguardo del campione di 49 anni, terlizzese di nascita, ruvese d’adozione, simbolo di un’Italia che non molla mai, neanche quando gli eventi le suggerirebbero tutt’altro. Il Comitato Internazionale Olimpico fermato da un avversario subdolo, invisibile. Il covid-19 spegne la festa dello sport, consegna le maglie delle varie nazionali a medici, infermieri, volontari. Ed è proprio la chiave sportiva quella giusta per spiegare meglio quello che stiamo vivendo in questi giorni: “Il Coronavirus – spiega Luca Mazzone – è l’avversario da battere. Si sconfigge stando a casa, rispettando le regole. E anche se i provvedimenti degli “arbitri” non ci piacciono, essi vanno rigidamente rispettati per tornare a vivere la nostra vita. Essere immobilizzati a casa è sempre meglio che stare sul fronte ad attaccare l’avversario: per questo non smetteremo di ringraziare mai tutta la catena umana che sta cercando i punti deboli del covid-19 per sconfiggerlo. Chissà, magari è il periodo giusto per comprendere il significato della vita, per mettersi nei panni di chi vive perennemente con dei limiti: è la volta buona che ne comprendiamo i loro pregi e li agevoliamo seriamente”.
Invisibile virus che corre sulle gambe degli esseri umani: “Lo sport è fantastico perché ci insegna a saper stare al mondo, a vivere la vita. Nessun avversario va mai sottovalutato. Noi col coronavirus l’abbiamo fatto e ne paghiamo le conseguenze”.
Ha lavorato sodo fino a qualche giorno fa: in solitudine su strade di campagna deserte ad allenare per arrivare al suo obiettivo. “L’emozione che si vive a una paralimpiade è unica. E’ l’unica gara in cui ho pianto di gioia. E’ qualcosa di straordinario. Purtroppo il dispiacere per il rinvio c’è, è inutile negarlo. La cosa che posso garantire a tutti è che tutto questo sarà per me ossigeno puro per caricare testa e gambe e andare a Tokyo con le migliori aspettative anche nel 2021.
Tokyo sarà la sua quinta Olimpiade, la seconda nell’handbike: “La immagino come la rinascita del mondo attraverso lo sport, che può insegnare molto in fatto di forza e tenacia. Spero che l’attesa di cinque e non di quattro anni, renda tutto ancora più bello. Ovviamente gareggerò con un anno in più sul groppone, però, sono abituato anche a questo. Poi noi sportivi siamo dei privilegiati, facciamo un lavoro che ci piace, quindi l’importante è tenere alta la motivazione”.
Dietro la finestra, ad ascoltare il rumore della pioggia che batte sui vetri c’è un campione che non molla e che è pronto a rimettersi in discussione come tutti: “Ci sarò! Sarò pronto a ricominciare una nuova sfida con me stesso. Dopo questo periodo di inattività sarà difficile per tutti quanti. Cambieranno tante abitudini, ma cercherò di essere all’altezza dell’appuntamento olimpico”.
In un mondo costretto a modificare le proprie abitudine, “II Cannibale” proprio non ci sta a cambiare le sue: tagliare il traguardo a mani levate verso il cielo!