Approvata legge sui danni da fauna selvatica
«Finalmente c’è la legge regionale contro i danni da fauna selvatica che colma un vuoto normativo durato decenni. Abbiamo fatto pressing affinché si passasse dalle parole ai fatti sul delicato tema della fauna selvatica che mette a repentaglio l’incolumità pubblica e arreca danni al settore agricolo e le nostre istanze sono state accolte e fatte proprie dal Presidente della IV^ Commissione consiliare, il consigliere Pentassuglia che ringraziamo per il lavoro svolto» ha dichiarato il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, sull’approvazione all’unanimità in Consiglio regionale con 42 voti favorevoli alla Legge “Norme in materia di danni provocati dalla fauna selvatica, di tutela dell’incolumità pubblica e dell’ordine economico”, diversi giorni fa.
«Valuteremo attentamente il testo approvato per verificare che gli emendamenti presentati non ne abbiano modificato la ratio» ha continuato Cantele.
Qualora le misure di prevenzione si rilevino inefficaci è previsto un efficace controllo faunistico, tramite le attività di contenimento numerico, allontanamento e controllo della fauna selvatica che si rendono necessarie perché gli imprenditori agricoli vivono uno stato di malessere che cresce in misura esponenziale e la preoccupazione aumenta – denuncia Coldiretti Puglia che ha contribuito alla stesura della legge – se si considera la capacità di adattamento di cinghiali, lupi e storni ai cambiamenti ambientali, dato che sono comparsi anche in aeree da cui risultavano assenti da anni e stanno mettendo a rischio la stessa presenza e il lavoro degli agricoltori in molte zone della regione.
La legge passata in Consiglio prevede l’utilizzo di tutte le strategie venatorie ammesse dalla legge – spiega Coldiretti Puglia – per una presenza della specie compatibile con le esigenze ambientali, sociali ed economiche del contesto territoriale, con particolare riferimento alla salvaguardia delle colture agricole e forestali, prevenire i danni, riducendoli progressivamente attraverso la fissazione di soglie massime di danno realistiche, garantire la pubblica incolumità, sia per chi pratica tali forme di caccia che per chi frequenta gli ambienti rurali, mediante la formazione dei soggetti abilitati al prelievo, effettuare le misurazioni biometriche sui capi abbattuti, anche al fine di valutare ogni anno il potenziale riproduttivo della popolazione locale.