Attualità

ANNA DI GIOIA SCRIVE AL FINANCIAL TIMES: "LA CAUSA DEL DISASTRO FERROVIARIO NON VA ATTRIBUITA ALL'ARRETRATEZZA DEL MERIDIONE"

Orgoglio meridionale! Cominciavano a non sopportarsi più i mille commenti di coloro che sicuramente neanche sono mai stati in Puglia, eppure hanno devastato una Regione, già di per sè squarciata dal grido di dolore per il disastro ferroviario del 12 luglio scorso.

Per questo, una nostra concittadina, Anna Di Gioia,  ha risposto per le rime al “Financial Times”, testata britannica che aveva pubblicato giorni fa un articolo a firma di James Politi, nel quale il giornalista sentenziava sulla questione meridionale, affidandosi anche alle frasi dichiarate da Roberto Saviano. Per l’articolista il Sud è morto ed è estremamente arretrato: da qui la causa della sciagura ferroviaria.

E’ infatti la seconda volta che il Financial Times scrive sulla vicenda interpretando i fatti con la solita retorica del divario Nord-Sud d’Italia e del ritardo del Mezzogiorno. L’articolo riferisce anche che incidenti ferroviari simili accaduti in Germania e a New York erano invece solo delle tragiche fatalità.
“Con il mio post – scrive Anna Di Gioia – all’articolo ho pertanto segnalato che l’incidente della Bari Nord non è da attribuire alla solita questione della mancanza di infrastrutture e investimenti al Sud d’Italia, poichè proprio sulla linea della Bari Nord gli investimenti degli ultimi anni hanno reso il servizio eccellente. L’incidente è da attribuire anche in questo caso ad una tragica fatalità, legata nello specifico al sistema dei controlli. Ho anche fatto presente che, ai fini di una corretta informazione, i giornalisti del Financial Times farebbero bene a fare dei sopralluoghi prima di scrivere, invece di riportare frettolosamente notizie non verificate lette anche sulla stampa italiana”.
“Segnalo – prosegue nella sua segnalazione in redazione – a voi la cosa poiché è largamente diffusa sulla stampa internazionale, anche quella più accreditata, l’abitudine di diffamare l’Italia, e in particolare il Sud d’Italia, con l’uso di stereotipi e senza cognizione di causa. La reputazione di un Paese dipende enormemente dai mezzi d’informazione, cioé da quanto e da come gli accadimenti di quel Paese vengono riportati al grande pubblico.  Una più rigorosa disciplina a livello internazionale della professione giornalistica farebbe bene a tutti ma soprattutto all’Italia. E da parte delle nostre istituzioni, un più attento monitoraggio dei giornali internazionali e l’invio di puntuali controrisposte, quando necessario, contribuirebbero notevolmente a una più corretta informazione e opinione sui fatti del nostro Paese”.

 

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