Cultura

ANGELO TEDONE: “CON LA DISFIDA DI BARLETTA, RIVENDICATO L’ONORE DEGLI ITALIANI”

520 anni fa la Disfida di Barletta. Un saggio di Angelo Tedone per ricordarlo.

Nelle terre d’Apulia i primi anni del 1500 furono caratterizzati da continui dissidi tra Francesi e Spagnoli intenti a dividersi il reame. Erano quindi frequenti gli scontri tra i due eserciti fino ad arrivare alla contesa che originò la Disfida di Barletta combattuta il 13 febbraio 1503 in una zona neutra, tra Corato ed Andria, possedimento di Trani, appartenente alla signoria di Venezia ed equidistante dai Castelli di Ruvo (sede dei francesi) e Barletta (sede degli Italiani alleati con gli Spagnoli). I cronisti dell’epoca ci raccontano che trovandosi il francese Carles de Togues La Motte, ospite in Barletta di Diego de Mendoza capitano dell’esercito spagnolo, conversando con Indico Lopez mise in dubbio il valore della gente d’armi italiana non tenendoli in alcuna considerazione. Quest’ultimo, invece, evidenziò i buoni rapporti con gli Italiani mentre La Motte continuava a gettare discredito al punto da dichiarare che qualora si fossero scontrati li avrebbe annientati. Queste dichiarazioni spinsero il Lopez ad affermare che gli Italiani, gente valorosa, non disdegnavano affatto di affrontare i francesi. Dal canto suo, La Motte era certo di trovare a Ruvo non uno ma dieci combattenti pronti alla sfida proponendola il 28 gennaio 1503 con un regolamento indicante il numero e il luogo del combattimento, nonchè il premio riservato ai vincitori consistente in cento corone oltre al possesso di spoglie, armi e cavalli. Il Lopez affidò l’incarico di reclutare gli sfidanti ad Ettore Fieramosca interessato in quei tempi in altre dispute con i Francesi rispondendo qualche giorno dopo a La Motte che gli Italiani, in numero di undici, erano pronti a difendere il proprio onore e che erano ansiosi di difendere corone, armi e cavalli desiderando conoscere luogo e giornata del duello tre giorni prima. Il 31 gennaio, quindi, La Motte annunciò il luogo dello scontro e la data stabilita per l’undici febbraio mentre tre giorni prima avrebbe comunicato anche i nomi dei duellanti rimanendo in attesa dell’elenco degli Italiani che Fieramosca fece salire a tredici. La data fu invece spostata di due giorni essendo l’undici febbraio un sabato riservato dai francesi, con la domenica, alla sacra devozione. Con l’invio dei nomi dei cavalieri Fieramosca annunciò che sarebbero arrivati sul campo con i cavalli coperti con drappi, armati di lanze, spade e stocchi. Furono quindi nominati i quattro giudici. L’undici febbraio i 13 Italiani si ritrovarono ad Andria insieme a Prospero Colonna, assistendo ad una Messa durante la quale Ettore Fieramosca, avvicinandosi all’altare, mise le mani sul Vangelo gridando ad alta voce di voler combattere fino alla morte. In un duello accanito e con un forte vento, i primi a soccombere furono tre francesi mentre Fieramosca incoraggiava sempre più i suoi soldati che disarcionarono altri nemici compreso La Motte mentre gli ultimi tre francesi rimasti in piedi furono costretti ad arrendersi. Fatti prigionieri furono portati a cavallo a Barletta alla presenza di Fernando Consalvo, giunto da Andria e di Prospero Colonna. “Una giornata – esclamò Ettore Fieramosca- in cui è stata recuperata e confermata la reputazione e l’onore degli Italiani”. La provenienza dei 13 cavalieri italiani da vari ducati, stati e regni dell’Italia del 1500 fu un primo tentativo di rappresentare una Italia unita; infatti 3 combattenti della Disfida giunsero dall’attuale Lazio, 4 dalla Campania, 3 dall’Emilia, 2 dalla Sicilia e uno dalla Puglia. Un altro tentativo fu incentivato dalla Repubblica Partenopea del 1799 soffocata dopo sei mesi dai Borboni mentre con la proclamazione della Repubblica Romana (1849), dopo 50 anni, si posero le basi per la nascita del Regno Unito (1861) (n.d.a.)

Angelo Tedone

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