ALTALENA DEL SORRISO: URGE PIU’ SENSIBILITA’
Basta poco per far sorridere un bambino. E che ci vuole? È proprio un gioco da ragazzi!
Un lecca lecca a forma di orsetto che la lingua la fa fluo. Un palloncino legato al dito. Un salto a pié pari nelle pozzanghere di fango. Un’altalena sgangherata al luna park. Una corsa al cardiopalma dietro un pallone.
Eccolo. È lì. Sulle labbra un sorriso monta all’improvviso.
Ma tutti i bambini sorridono e si divertono allo stesso modo? Anzi, meglio, chiediamoci: è sempre “un gioco da ragazzi” far sorridere chi ha abilità straordinarie, ma fuori dall’ordinario?
Ammettiamolo, non è altrettanto semplice. Tutt’altro. Chi non ha gambe per correre e voce per far coro, suo malgrado, contempla il mondo da un oblò.
È un fatto di sensibilità. Si, far divertire un bambino diversamente abile è, sic et simpliciter, un fatto di sensibilità e la nostra cittadina, per fortuna, ha mostrato di non esserne a riserva.
È merito di una associazione, in verità, la U.P.I.M.C. (Unione Profughi Invalidi Mutilati Civili), nella persona della Presidente Nazionale, Barbara Lobascio, che, evidentemente dotata di una straordinaria sensibilità, ha fatto sì che un raggio di sole lambisse chi spesso vive all’ombra della società.
Grazie alla forte tempra della Presidente Lobascio, all’allora consigliere comunale, Vito Cantatore (strenuo depositario del progetto), e all’imprescindibile generosità della cittadinanza ruvese, la nostra Pineta Comunale, da tre anni a questa parte ormai, si è arricchita “dell’altalena del sorriso”.
Sono le ruote della carrozzina di Emanuela, il 5 agosto 2015, ad inaugurare la giostra. Suo il primo sorriso. Suoi i primi pensieri a dondolare al vento. Suo il primo grido di gioia a librarsi tremante davanti agli increduli mamma e papà.
È l’immagine più bella che la città potesse vedere ed è esattamente quello che volevano i ruvesi, Francesco Lobascio e Lorenzo Di Franco, a cui l’altalena è dedicata. “Esempi tangibili di persone che al sociale ed alla città hanno donato tanto in passato“, si legge in una targa commemorativa vicino la giostrina.
E’ un “peccato”, però!
Peccato che l’inciviltà di pochi abbia oggi annientato la sensibilità di molti.
Pure è un peccato che due catene rotte ne facciano un’altalena per cani o una nave pirata di quattro scalmanati che urlano all’arrembaggio sotto lo sguardo incurante dei genitori.
Peccato che la maleducazione dei mostri della socialità abbia rinchiuso nell’asocialità il sorriso di Emanuela.
Peccato, soprattutto, che di fronte ad una richiesta di aiuto, di semplice manutenzione della giostrina, l’amministrazione comunale si sia dimostrata sorda.
Ci vuole solo un minimo di sensibilità in più e tornerà ad essere “L’altalena del sorriso”.