ALLE 18.30 ARRIVA LA RELIQUIA DEL BEATO ROSARIO LIVATINO
Oggi arriva la reliquia del Beato Rosario Livatino in parrocchia; alle ore 18.30 recita del Rosario e a seguire la Celebrazione Eucaristica e novena. Lunedì 9 dicembre “Essere giusti oggi: si può e si deve! Alle 9.30 presso l’Auditorium del Liceo “O. Tedone” momento di educazione alla legalità con il Procuratore di Trani Renato Nitti e gli studenti delle scuole superiore di secondo grado di Ruvo. Alle ore 18.30 Recita del Rosario e a seguire Celebrazione Eucaristica e novena; alle ore 20.00 momento di preghiera dell’A.C. diocesana dinanzi alla reliquia del giudice beato. Martedì 10 dicembre “E’ possibile una città giusta?” alle ore 9.30 momento di educazione alla legalità per le scuole superiori di primo grado di Ruvo e con il dott. Gaetano de Bari e l’avv. Edgardo Bisceglia, Giudici onorari del Tribunale per i minorenni di Bari. Alle ore 18.30 recita del Rosario e a seguire Celebrazione Eucaristica e novena. Al termine della messa, benedizione del defibrillatore donato dall’associazione “RuvoLab” per rendere la parrocchia “area cardioprotetta!”. Mercoledì 11 dicembre La Chiesa sarà aperta tutta la giornata per l’Adorazione personale e silenziosa e per il sacramento della confessione. Alle ore 8.30 Celebrazione Eucaristica ed Esposizione del SS. Sacramento. Alle ore 18.15 recita del Rosario, Celebrazione Eucaristica e novena. Partenza della reliquia del giudice martire: preghiera di ringraziamento.
CHI ERA ROSARIO LIVATINO
Nel decennio dal 29 settembre 1979 al 20 agosto 1989, come Sostituto Procuratore della Repubblica, Livatino si è occupato delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune ma anche, nel 1985, di quella che poi negli anni 1990 sarebbe scoppiata come la “Tangentopoli siciliana”. Il servizio che, dal 21 agosto 1989 al 21 settembre 1990, egli presta al Tribunale di Agrigento è di giudice a latere nella sezione penale, e in quanto tale, si dedica in modo a speciale alle misure di prevenzione, incluse quelle patrimoniali. La sua attività professionale è documentata nel volume di A. Mantovano-D. Airoma-M. Ronco, Un giudice come Dio comanda. Rosario Livatino, la toga e il martirio, il Timone, Milano 2021 (una edizione accresciuta è stata pubblicata nel 2022).
Rosario Livatino fu ucciso la mattina del 21 settembre 1990 sul viadotto Gasena lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta mentre, alla guida della propria auto, si recava in Tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie al testimone oculare Pietro Nava, i componenti del gruppo omicida e i mandanti, e tutti sono stati condannati, in tre differenti tronconi processuali.
Nell’agenda di Livatino, alla data del 18 luglio 1978, è possibile leggere: “Oggi ho prestato giuramento: da oggi sono in magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige”. Fede e diritto, come Livatino spiegò in una conferenza tenuta a Canicattì nell’aprile 1986, sono due realtà “continuamente interdipendenti fra loro, sono continuamente in reciproco contatto, quotidianamente sottoposte ad un confronto a volte armonioso, a volte lacerante, ma sempre vitale, sempre indispensabile”.
IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE
La beatificazione avviene il 9 maggio del 2021, nell’anniversario della visita di San Giovanni Paolo II ad Agrigento nel 1993. Dall’Omelia dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi:
“Nell’amore di Cristo, infatti, egli si è collocato, “come un bimbo svezzato in braccio a sua madre”, dice il Salmo (131,2). È il senso ultimo di quel motto S.T.D. (…). I giusti, scriveva un autore del XII secolo, si collocano sotto la Croce, si pongono, cioè, sub tutela divinae protectionis e così si saziano dei frutti dell’albero della vita (…). È quanto è accaduto al giudice Livatino, il quale è morto perdonando come Gesù ai suoi uccisori”.
(…) “La sua vita – avrebbe detto il Manzoni – fu il paragone delle sue parole (…). Credibilità fu per lui la coerenza piena e invincibile tra fede cristiana e vita. Livatino rivendicò, infatti, l’unità fondamentale della persona; una unità che vale e si fa valere in ogni sfera della vita: personale e sociale. Questa unità Livatino la visse in quanto cristiano, al punto da convincere i suoi avversari che l’unica possibilità che avevano per uccidere il giudice era quella di uccidere il cristiano. Per questo la Chiesa oggi lo onora come Martire”.