AGRUMI, PREZZI IN CADUTA LIBERA PER LE CLEMENTINE NONOSTANTE QUANTITA’ DIMEZZATE
Sopravvissute alle gelate di aprile e alla siccità pesante dell’estate 2021, le clementine tarantine, già dimezzate per il clima pazzo, in campagna non trovano una remunerazione equa, svendute a prezzi stracciati a 30 centesimi al chilogrammo, decisamente al di sotto dei costi di produzione. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, alla luce crollo dei prezzi delle clementine, con il rischio deflazione nei campi con arance e clementine che restano invendute sugli alberi.
Mentre i lavoratori per la raccolta sono divenuti introvabili – insiste Coldiretti Puglia – al crollo dei prezzi degli agrumi in campagna corrispondono i prezzi stellari dei costi di produzione, a causa dell’aumento dei carburanti, dei rincari fino al 50% per le operazioni colturali, dei costi energetici ma ad aumentare sono pure i costi per l’acquisto dei fertilizzanti.
“La raccolta delle clementine è iniziata ad ottobre, caratterizzata dai prezzi bassi, con le clementine vendute in campagna a 30 centesimi al chilo, di cui 15 centesimi pagati solo per la raccolta. Il conto economico è drammatico”, denuncia Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto.
“I prezzi non sono assolutamente remunerativi. Si profila un’annata da dimenticare”, lancia l’allarme il presidente Cavallo. “Si tratta di un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno di prodotti del territorio e favorire le esportazioni”.
Il risultato è un calo dei consumi che sono scesi per le arance sotto i 15 chili a persona all’anno – insiste Coldiretti Puglia – per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ad oltre il 50% per i mandarini e le clementine.
Per ridurre la volatilità e stabilizzare i prezzi occorre – conclude la Coldiretti Puglia – realizzare rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti.