A “Ti cucino” il piacere del buon cibo e del racconto
Entri in “Ti cucino” in via Modesti 51-53 e vivi la novità di un passato gastronomico e narrativo se sei un ventenne o rivivi una quotidianità e una ritualità che il ricordo ammanta di dolcezza.
Progetto del cuore dello chef Luca Cappelluti («vivo per la maggior parte del tempo a Terlizzi: con “Ti cucino” riprendo il contatto con la mia città»), è una delle temporary firm vincitrici del bando “Apriti Ruvo!” che, dal 24 novembre sino al 7 gennaio, daranno rinnovato impulso al commercio ruvese.
In due ambienti, in pietra locale squadrata, si vivono le esperienze sensoriali dei contadini ruvesi di un tempo, che esigevano piatti semplici e ricchi al contempo ma, soprattutto, si nutrivano di storie e leggende da ascoltare e raccontare, in inverno, intorno al braciere da cui il profumo dolce e acre della buccia di mandarino e del carbone saliva alle narici donando un gradevole torpore.
E di questo aroma è intrisa la saletta di “Ti cucino”, dove sono ricreati piccoli angoli conviviali arredati con poltroncine alla Savonarola, sedie di paglia, pouf di velluto ricoperto di plastica, un manichino adibito a tavolino, ritrovati nelle soffitte dei nonni o pescati anche nei mercatini. Un gradevole mix di stili, tra modernariato e antiquariato, cui dà un tocco ironico il disegno alla parete frontale realizzato da Simona, sorella di Luca.
«Le ho chiesto di interpretare questo luogo che deve essere vissuto come casa propria» spiega Luca, nei cui occhi brilla il piacere di vedere il “suo” locale frequentato da chi vuole recuperare la lentezza nei ritmi di vita e nei riti.
Ed “Elogio della lentezza”, ogni pomeriggio dalle 17.00 alle 19.00, è il momento in cui si assaporano torte e biscotti handmade accompagnati da caffè, tè e cioccolata preparati sulla cucina a legna.
Ogni sera, poi, è proposto un menù tradizionale, scritto a caratteri eleganti sulla lavagnetta- insegna del locale: frittelle di massa cresciuta e verdure con “u vredett”; involtini di cavallo cotti in coccio, morbidissimi e immersi in una vellutata salsa di pomodoro fragrante; formaggi locali e focaccia bruschettata; pane casereccio e l’antico agnello a “u cutturidd”, da consumare soprattutto nei mesi invernali.
«La cottura a “u cutturidd” – c’è anche la versione alla “callara” (pentola di rame) – della pecora ha antiche origini» racconta Luca.
«Non appena una pecora moriva per vecchiaia, a causa di aggressioni dei lupi o perché caduta in un dirupo, i pastori la macellavano e la cuocevano in fornaci allestite con mezzi di fortuna, condendola con ingredienti disparati: funghi, erbe, verdure di campo. Il piatto era uno stracotto brodoso e aromatico, dal gusto intenso».
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Una pietanza preparata nella cucina di Luca, rigorosamente a legna, è il panino con la striscetta di cavallo da comporre, a seconda le preferenze, con verdure locali.
Un altro appuntamento caro a Luca e ai suoi ospiti è “Ti racconto: il racconto con degustazione”. Dopo aver ordinato due portate e due calici di vino in abbinamento, massimo dodici persone siedono, in tre turni (20.30; 21.45 e 23.00, prenotare al numero 3407950028), al tavolo sociale in cucina, di fronte agli aspiranti chef che preparano i piatti. Degustano e, intanto, ascoltano racconti, conoscono persone, condividono pensieri e danno vita a nuove relazioni.
«Il tavolo sociale è il nostro fiore all’occhiello, il simbolo dello spirito di “Ti cucino”. Ci si siede intorno a questo tavolo, anche tra estranei, per condividere cibo e parole. Ed è questo che voglio: desidero che questo posto possa divenire un luogo di incontro tra diverse generazioni; un luogo di condivisione di sentimenti e di saperi e, devo confessare con molto piacere, vedo che questo si sta realizzando. Tra i miei allievi e gli ospiti si crea una forte empatia. I ragazzi, tutti studenti del CIOFS – sono quindici e si alterneranno a turni di sette-otto) – impegnati in una impresa formativa reale, vivono la gioia di essere ascoltati e, allo stesso tempo, di essere depositari, a loro volta di storie. Non solo, i loro occhi sono illuminati dalla soddisfazione di preparare qualcosa di buono per gli altri; di essere gli artefici della “piccola felicità” altrui».
Di questa “piccola felicità” sono stati espressione i venti coristi che, una sera, rilassati, tra una conversazione piacevole e scherzi hanno intonato un canto nella sala, coinvolgendo altri presenti.
“Ti cucino” è uno di quei luoghi che tanto piacerebbe al poeta e paesologo Franco Arminio perché esprime un “nuovo modo di vivere i luoghi, radicalmente ecologico, improntato a un’idea di comunità inclusiva del respiro degli uomini e dell’ambiente” (“La rivoluzione dell’Appennino”).
«Stiamo organizzando diversi eventi – conclude Luca – soprattutto legati alla tradizione culinaria e culturale natalizia di Ruvo di Puglia. Auspico che molti vogliano vivere il tempo che fu e, soprattutto, il piacere della compagnia e della narrazione».
(Foto © Ruvesi.it)