A Serra Petrullo un’intensa narrazione della Passione di Cristo
La “Passio Christi Angelus Novus”, che si è tenuta Mercoledì Santo a Serra Petrullo, sede della Fondazione “Angelo Cesareo”, non è stata solo una narrazione itinerante “in forma di musica”.
Non è stata solo raccontata con le musiche di Bach, Vivaldi, dei Maestri contemporanei dal violoncello di Antonio Cavallo; dal violino e dalla viola di Alfonso Mastrapasqua; dai flauti di Vincenzo Mastropirro – curatore e consulente musicale della “Passio”; dalle percussioni di Antonio Dambrosio; dalla voce e dall’arpa della lucana Daniela Ippolito e dalla giovanissima flautista Rosalinda Balducci, diafano angelo bianco che ha condotto i presenti lungo il percorso delle sei stazioni. La Passio Christi, una «storia di tre giorni che racchiude l’amore e l’odio, la nobiltà d’animo e il tradimento; il pentimento e il perdono» secondo il professor Nicola Cesareo, presidente della Fondazione, si è incarnata nel tronco tormentato e scuro sul casale ottocentesco che domina la collina; nella scultura in stone balancing di Massimiliano Di Gioia, l’ “Angelus Novus”, attraverso il cui viso si può rimirare il cielo, stellato, terso, dominato da una luna splendida quella sera; nell’erba; nei cespugli fioriti; nel bambino che fugge scolpito da Giovanni Morgese, interpretazione della drammatica foto scattata nel 1972 durante un attacco al napalm in un villaggio vietnamita; nei mandorli e negli ulivi; negli alberi da frutto e nei fiori più umili.
Preceduta da una disseminazione discreta di tracce – i sei video di Diego Magrone, della durata di un minuto, tanto brevi quanto “com-moventi” (sulla pagina facebook “Fondazione Angelo Cesareo”) e da cartoline a tiratura limitata raffiguranti sei particolari della campagna – la Passio è stata la summa del legame tra Dio, l’uomo e la Natura, del dialogo tra cielo e terra, città – da Serra Petrullo si gode un meraviglioso panorama di Ruvo di Puglia e della campagna circostante – evocati nella “Charta sulla città e i suoi paesaggi” a cura della stessa Fondazione. Nella contrada di Serra Petrullo, la masseria, la piccola cittadella semi abbandonata è stata lo scenario di una “via Crucis” universale, che va oltre il credo religioso.
Nella campagna immersa nel buio, illuminata solo dalla piccole fiaccole allestite dagli Scout Agesci, solerti e discreti accompagnatori, tutto ha avuto inizio con l’angelo bianco che si è fermato accanto a un recinto di pietra semidiruto, dove Cavallo e Mastrapasqua hanno narrato l’Ultima Cena. Immersi nel buio,tra gli ulivi, Mastropirro e Mastrapasqua hanno cantato il dolore, la paura, il senso di abbandono di Cristo che prega nel Getsemani. Un muretto a secco, nei pressi di un falò, è stato Sinedrio e Palazzo di Roma dove Cristo è stato sottoposto al giudizio: flauto e viola hanno reso la pusillanimità del Potere. Le percussioni di Dambrosio e il flautino, al cospetto dell’angelo di pietra, hanno dato “voce” all’isteria della folla, mutevole e crudele, e alla quieta compostezza dell’Innocente. Sul Golgota, il casale ottocentesco, dove si erige la tormentata croce di ulivo, canti materani dedicati alla Passione, al dolore della Madre per la perdita del Figlio e al dolore di tutte le madri sono stati intonati dall’arpista Daniela Ippolito, voce rauca e potente. L’aia col trulletto, il Sepolcro, è stata l’ultima stazione in cui i musicisti si sono ritrovati per eseguire “Symbiosis” di Mastropirro.
Alla fine di tutto, l’angelo bianco ha proseguito il suo cammino, lontano, nelle campagne. «Lasciamolo andare via. – ha suggerito Cesareo – Lasciamolo libero». Come l’Angelus Novus di Paul Klee , simbolo dell’omonimo progetto.
Ogni stazione è stata accompagnata dalla lettura dipassi dell’evangelista Matteo, a cui Pasolini, regista tanto caro alla Fondazione, dedicò un film, a cura di bambini, migranti, donne e uomini. Passi letti da un’umanità varia, dolente, piena di speranze, di sogni. Quell’umanità a cui è dedicato il progetto della Fondazione, lì, a Serra Petrullo, luogo dedicato alla ricomposizione del dialogo tra uomo e Natura; all’uomo visionario che genera bellezza attraverso la condivisione dell’arte e dei saperi.
Info: fondazioneangelocesareo@gmail.com
Cell.: 3468589500
(Foto © Ruvesi.it)