Agricoltura

A distanza di quattro anni dal primo caso accertato di Xylella, l'UE si accorge delle frontiere colabrodo

“A distanza di 4 anni dalla prima segnalazione ‘tracciata’ di anomali disseccamenti su un appezzamento di ulivi a Parabita, solo in queste ore c’è stato il primo via libera formale da parte dell’Europarlamento alle nuove misure contro le malattie delle piante, come per esempio la Xylella. E’ una ulteriore conferma dell’immobilismo e dei gravissimi e inaccettabili ritardi della Commissione Europea nell’affrontare l’emergenza fitosanitaria e nel porre rimedio alle frontiere colabrodo. E’ evidente che non sono state attivate per tempo efficaci misure di rafforzamento dei controlli alle frontiere e non è stato disposto l’embargo avverso le aree da cui proviene il batterio, come ad esempio il sud America e un doveroso periodo di quarantena delle piante provenienti da Paesi extra UE, al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto. Pertanto, dall’Olanda possono entrare piante infette, provenienti da ogni parte del mondo, senza che agricoltori e vivaisti potessero cautelarsi”. E’ il duro commento del Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia delle nuove misure dell’UE contro le malattie delle piante, come per esempio la Xylella fastidiosa, che introducono un sistema di meccanismi preventivi sul fronte della sorveglianza delle importazioni, del controllo e della risposta rapida con piani di emergenza in caso di contagio. Le nuove regole prevedono, in particolare, un sistema per identificare le piante potenzialmente pericolose provenienti da paesi terzi, l’estensione del certificato di salute a tutte quelle provenienti da fuori UE e del passaporto a tutti i movimenti all’interno dell’UE. Il via libera finale è atteso a fine ottobre con il voto in plenaria a Strasburgo.

“La Xylella fastidiosa è ormai una malattia europea – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – dato che oltre all’Italia sono stati certificati casi in Francia e Germania. La Puglia sta subendo un sistema di regole europee che facilita le importazioni di qualsiasi bene, spesso anche senza le giuste garanzie per i consumatori, mentre rende difficili, per assurdo, le esportazioni. L’aggravante è che i flussi commerciali continuano e l’Ue ha posto l’embargo ai nostri vivai, ma non ha risolto il problema alla fonte, ovvero realizzando i centri di quarantena fitosanitaria all’ingresso dell’Europa”.

Per contrastare il ‘complesso del disseccamento rapido dell’ulivo’ la Puglia, aiutata da una UE più responsabile, potrebbe ispirarsi – secondo Coldiretti Puglia – al modello francese della unità di ricerca congiunta (UMR), un’entità amministrativa, con proprio bilancio, creata dalla partnership di differenti istituzioni scientifiche dai cui organici vengono selezionate le migliori competenze sugli specifici temi di ricerca. Un esempio in campo fitopatologico è l’unità di “Biologia e genetica delle interazioni pianta-patogeno” di Montpellier che studia – aggiunge Coldiretti Puglia – le malattie delle piante, con l’obiettivo di proporre metodi di controllo razionali. I ricercatori del BGPI appartengono a differenti enti di ricerca, come il SUPAGRO, il CIRAD e l’INRA e lavorano in maniera coordinata su virus, batteri e funghi, compresi gli organismi da quarantena e i patogeni per le piante temperate e tropicali. I principali ambiti indagati sono dinamica delle popolazioni di malattie emergenti, meccanismi di patogenicità e resistenza della pianta.

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