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A CONTATTO CON IL MITO, DOPO IL VOLO VERSO L’IMMORTALITA’…

Stamattina si è frastornati. Lo si è da quando in Italia e nel mondo, poco prima delle 21.00, si è sparsa la terribile notizia: “Kobe non c’è più”. Nella vita si ha bisogno del bello o di esteti che lo creino. E lui era uno di quelli. Con la palla tra le mani era l’uomo più felice del mondo e noi con lui. Non gli importavano i soldi o altro, a lui interessava una cosa soltanto: vincere. Ma era capace di farlo in maniera estremamente intelligente, umile e modesta: col sorriso sulle labbra e soprattutto con gli altri. Un talento a disposizione della squadra, poi Kobe era Kobe e chi ti doveva far vincere le partite era proprio lui.

E’ stato un punto di riferimento per molti, un legame intimo con quella palla a spicchi. Qualcosa di speciale, inenarrabile. O forse no, perchè le su teche, i suoi video, il suo sorriso saranno a disposizione dell’umanità. Un volo verso l’infinito, verso il mito. Il testimone lo aveva lasciato tempo fa a Lebron, il destino si è divertito a farlo volare via, a toglierci un esempio positivo in un mondo che li cerca, a volte li crea in falsi idoli.

Il destino! Come le lacrime di tanti giovanissimi cresciuti nel mito di Kobe Bryant: le sveglie all’alba, le notti insonne, per guardare lui. Perchè restare dinnanzi ai televisori a guardare Kobe non era mai banale. Sapevi che da un momento all’altro ti regalava la giocata che ti faceva stare bene.

Chi ama la pallacanestro, non può non aver amato la storia di Kobe Bryant! Ma lui era un personaggio che è riuscito ad andare oltre il basket stesso. E questo vi deve dare la dimensione del mito.

Un legame intimo anche con la nostra nazione, un intreccio speciale anche con la nostra città, grazie al cestista ruvese numero uno per eccellenza, sua maestà Gianluca Basile, uno che di smettere, proprio non ne ha voglia.

Il piccolo Kobe arriva a Reggio nell’estate del 1989, quando papà Joe viene chiamato da coach Isaac per entusiasmare il pubblico e centrare l’obiettivo salvezza in A1. Nominato per due anni consecutivi Mvp dell’All Star Game italiano, Joe Bryant è uno dei giocatori più spettacolari mai visti nel nostro paese. Dopo due stagioni a Rieti e una a Reggio Calabria, Kobe arriva nella nostra città da Pistoia, dove ha vissuto due anni, presentandosi ai nuovi compagni delle giovanili con un buffo accento toscano. Nonostante l’ottimo livello delle squadre reggiane, il futuro campione è già il più forte di tutti e nonostante la giovanissima età è determinato a realizzare il sogno che ha già ben chiaro in testa: la NBA.

In una mattina d’estate del 1997, come racconta Andrea Barocci, nel suo libro “Un italiano di nome Kobe: la storia mai raccontata“, Kobe e il “Baso”, allora ventiduenne, hanno avuto il piacere di allenarsi l’uno contro l’altro, con l’euforia straordinaria stampata sul volto di Gianluca.

Ecco il link per tuffarvi nel racconto di quella speciale mattinata Kobe e il Baso nel capitolo “Aprite i Cancelli”!

Invece, non ci fu sfida ravvicinata tra i due in quel fantastico 3 agosto 2004, giorno in cui l’Italia infilò uno straordinario +25 al “Dream Team”, in quanto Kobe non faceva parte di quella selezione americana. Fu la gara della definitiva consacrazione del nostro “Baso” con i suoi “tiri ignoranti”, leggende appunto…

Si incrociarono in una gara di preseason: Lakers vs Barcellona! Uno di fronte all’altro, a contatto col mito.

Aveva scelto il #8 e il #24, lui che era nato il 23.08, numeri che da ruvesi servono a farci sentire vicini a una leggenda senza epoca.

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