Agricoltura

+53% PREZZI GRANO DOPO 1 MESE DI GUERRA; CRESCONO QUOTAZIONI DEL ‘MADE IN ITALY’

Non solo carburanti, il prezzo del grano per il pane è balzato del 53% dopo un mese di guerra in Ucraina, ad aumentare del 30% è stata anche la soia e dell’11% il prezzo del mais e del 6% destinati all’alimentazione degli animali negli allevamenti, ma crescono anche le quotazioni del grano made in Italy. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base delle quotazioni alla borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale del commercio dei prodotti agricoli e delle quotazioni raggiunte nel corso dell’ultima riunione della CUN sperimentale.

“Coldiretti ha proposto una variazione corrispondente ad un aumento di 10 euro a tonnellata sulle quotazioni di listino pubblicato il 14 marzo e anche la parte acquirente ha condiviso la proposta sia per il grano duro che per il grano tenero”, dice Maddalena Rignanese Rinaldi, componente di Coldiretti in seno alla Commissione Unica Nazionale del grano duro.

Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro – spiega Coldiretti Puglia – sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro dove è vietato l’uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell’attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.

E quest’anno sono praticamente raddoppiati in Puglia i costi delle semine per la produzione di grano per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni ma ad aumentare sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare. Nonostante questo il grano duro made in Italy – sottolinea la Coldiretti regionale – è pagato agli agricoltori nazionali meno di quello proveniente dall’estero da Paesi come il Canada dove è coltivato peraltro con l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in Italia. La produzione italiana – precisa la Coldiretti Puglia – è di alta qualità come dimostra il moltiplicarsi delle linee dedicate da ormai quasi tutte le principali industrie del settore a pasta e biscotti garantiti con grano nazionale al 100%, per rispondere alla forte domanda dei consumatori. La guerra in Ucraina ha dimostrato la necessità improrogabile di garantire la sovranità e l’autosufficienza alimentare come ha scelto di fare la Francia con Macron che ha annunciato un piano di sostegno per proteggere gli agricoltori mentre la Cina ha inserito il settore agricolo nelle linee di investimento programmatico dello Stato insieme all`industria meccanica e all`intelligenza artificiale.

A livello internazionale a pesare è – sottolinea la Coldiretti – la chiusura dei porti sul Mar Nero che impediscono le spedizioni e creano carenza sul mercato mondiale dove Russia e Ucraina insieme rappresentano il 28% degli scambi di grano e il 16% di quello di mais a livello mondiale secondo il centro Studi Divulga.

Una situazione che – sottolinea la Coldiretti – nei paesi più sviluppati sta alimentando l’inflazione ma a rischio c’è la stabilità politica di quelli più poveri con i prezzi del grano che si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto che è il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da Russia e Ucraina. Non è un caso che la Tunisia abbia pubblicato in gazzetta Ufficiale un decreto presidenziale relativo alla lotta alla speculazione per colpire operazioni di deposito o occultamento di beni e merci con l’obiettivo di creare una penuria o turbativa del mercato.

Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 13% ma garantisce anche il 3% dell’import nazionale di grano secondo lo studio Divulga.

Una emergenza destinata a durare poichè – riferisce la Coldiretti – l’Ucraina ha annunciato che per effetto della guerra in primavera riuscirà a seminare meno della metà della superficie a cereali per un totale di 7 milioni rispetto ai 15 milioni previsti prima dell’invasione Russa. Una notizia che è stata accompagnata dall’ annuncio del ministro dell’Agricoltura ucraino, Roman Leshchenko sulla necessaria limitazione delle esportazioni nazionali per garantire la sopravvivenza della popolazione. Un blocco che – conclude la Coldiretti – riguarda anche l’esportazione di fertilizzanti dall’Ucraina che lo scorso anno ne ha esportati 107mila tonnellate in Italia, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

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