Attualità

32 ANNI FA L’UCCISIONE DI CATALDO STASI

Il 20 aprile 1988 il carabiniere ruvese Cataldo Stasi e Umberto Erriu venivano assassinati dalla “banda della uno bianca” in un agguato che ha lasciato una traccia indelebile nella memoria collettiva di Castel Maggiore.

Ruvo di Puglia fu colpita dalla ferocia e dalla follia della banda. Il 20 aprile 1988, un giovane carabiniere ruvese di appena ventidue anni, Cataldo Stasi, fu freddato, insieme al ventiquattrenne collega Umberto Erriu, dai colpi della famigerata organizzazione.

I due giovani appartenenti alle forze dell’ordine erano impegnati, quella tragica sera, in un ordinario giro di perlustrazione quando, intorno alle ore 22:30, notarono, nei pressi della stazione di Castel Maggiore, una Fiat Uno Bianca sospetta. I due carabinieri, avvicinatisi al veicolo per chiedere l’esibizione dei documenti, furono freddati da una pioggia di proiettili esplosi al loro indirizzo. Cataldo Stasi e Umberto Erriu furono solo alcune delle giovani vittime che sacrificarono la loro vita per proteggere la comunità.

Fu solo nel 1994, dopo anni di indagini, che furono identificati e tratti in arresto i componenti del commando che aveva seminato paura e morte per sette lunghi anni. I membri della banda armata, quasi tutti facenti parte della Polizia di Stato, avevano tendenze di estrema destra che fecero anche da motivazione ad alcuni dei loro atti criminali.

Qualche anno più tardi, nel 1997, si concluse il procedimento penale a carico della Banda con la condanna all’ergastolo dei fratelli Savi Roberto e Fabio, a capo dell’organizzazione, e Alberto.

Stessa pena anche per Marino Occhipinti, rimesso in libertà nel 2018 dal Tribunale di Sorveglianza di Venezia che, accogliendo la richiesta della difesa, tra la rabbia e lo sgomento dei familiari della vittime, ha considerato “autentico” il pentimento dell’ex vice-sovraintendente della quadra narcotici.

Pene più lievi per l’agente della centrale operativa della questura di Bologna, Pietro Gugliotta, condannato alla pena di anni 18 di reclusione, e per l’agente Luca Vallicelli che patteggiò la pena di anni 3 e mesi 8 di reclusione.

Il timore dell’”Associaizone vittime della Uno Bianca”, dei parenti di chi è caduto sotto i colpi del commando e di chi è riuscito a scampare alla furia del commando è che, a seguito dell’anzidetta scarcerazione di Occhipinti, possano essere rimessi in libertà anche i fratelli Savi, a fronte anche dei permessi premio già concessi.

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